19 Settembre 2024

Il ministro delle Finanze ucraino: «Il sostegno non è come prima. Un effetto collaterale di questa guerra è il rafforzamento del sistema politico sugli oligarchi»

Ministro, in Occidente c’è ancora abbastanza sostegno per l’Ucraina?
«Se penso a marzo o aprile, ora l’atteggiamento e il desiderio di sostenerci sono molto diversi. Ma la situazione in Ucraina è sempre la stessa — risponde Serhiy Marchenko, ministro delle Finanze di Kiev — non ci sono carri armati intorno alla capitale, ma resta una guerra a tutto campo con la Russia, con tutti i missili e l’artiglieria possibili. È una guerra di logoramento e in questo la Russia è più preparata. Certo riceviamo armi e aiuti militari, ma non bastano a vincere e nemmeno a conquistare una posizione di forza sulla Russia in alcune aree. È un chiaro segno che l’Unione europea e il mondo intorno all’Ucraina sono un po’ stanchi di questa guerra. Posso capire che soffrano per i prezzi del petrolio e del gas».

In particolare l’Europa è stanca?
«L’Unione europea ha concordato un’assistenza finanziaria per l’Ucraina da 9 miliardi di euro, ma cosa vediamo al momento? Forse un miliardo questo mese. Poi potrebbe esserci una pausa: non c’è accordo tra i governi dell’Unione».

Perché la Germania blocca il pacchetto da 9 miliardi?
«Alcuni governi non sono pronti a sostenere l’Ucraina con una somma del genere. Durante i primi mesi di guerra l’Europa era unita. Ora vediamo opinioni diverse su come sostenere l’Ucraina».

Ad aprile lei diceva che avete bisogno di 5 miliardi al mese. È ancora così?
«Sì. È sempre la stessa cifra, ogni mese. Se non la riceviamo, dobbiamo chiedere alla nostra banca centrale di stampare denaro, non c’è altro modo».

Non si rischia l’iperinflazione?
«Sì, può accadere. Noi prendiamo le misure necessarie per evitarlo».

In sostanza, per lei il sostegno dell’Occidente è meno di ciò che dovrebbe e potrebbe essere?
«Abbiamo bisogno di 5 miliardi al mese, ma ad aprile ne abbiamo ricevuti 1,6. A maggio 1,5. A giugno 4,4. A luglio ne aspettiamo più di quattro, ma dipendiamo dalla burocrazia europea. A volte è un processo complicato. I nostri partner si aspettano che noi mostriamo in dettaglio come spendiamo i loro soldi. Non possono essere spesi per scopi militari, solo per programmi sociali e umanitari».

Avete un bond in euro in scadenza a settembre per un miliardo. State pensando di non pagare gli investitori internazionali, per dare priorità ai bisogni umanitari e sociali e allo sforzo bellico?
«All’inizio della guerra, malgrado tutti i problemi, abbiamo fatto del nostro meglio e onorate tutte le scadenze di marzo, aprile, maggio e giugno. Facciamo del nostro meglio per rimborsare il debito».

La Commissione Ue pone condizioni per versare i 9 miliardi, tra cui l’attuazione di una legge che limita il potere degli oligarchi…
«Gli oligarchi erano un problema prima della guerra, ora sono nella posizione più debole possibile».

Perché?
«Per via della guerra. Hanno perso la loro capacità di appoggiarsi sui media, su alcune delle loro aziende e sul parlamento. Si sono tutti uniti in un’unica maratona televisiva principale. In questa fase non ci sono lotte politiche interne. Un effetto collaterale di questa guerra è il rafforzamento del sistema politico sugli oligarchi».

Sembra difficile che l’Ucraina recuperi tutte le aree ora sotto controllo russo. Quanto è sostenibile l’economia se perdete il 20-25% del Paese?
«Noi vogliamo recuperare tutti i nostri territori. Certo quelle aree sono importanti per l’agricoltura: la regione di Kherson è tra le più grandi aree coltivate. L’accesso ai porti è un altro problema: abbiamo perso quelli di Mykolaiv, Kherson e altri sul mare di Azov. Ma l’Ucraina sa adattarsi, siamo resistenti. Questo mese stiamo già creando strutture per esportare più di due milioni di tonnellate di prodotti agricoli via terra e poi sul Danubio. Rispetto a luglio 2021, non è molto di meno. Siamo vicini ai livelli necessari per reindirizzare il nostro export».

I leader europei dicono che spetta a Zelensky decidere se e quando avviare negoziati per una tregua. Ma sperano che lo faccia.
«Negoziare un cessate il fuoco, ma a quali condizioni? Dal 24 febbraio abbiamo perso più del 10% del territorio, oltre a quello che avevamo già perso. Ora abbiamo perso temporaneamente il 20%. Quindi cosa possiamo negoziare? Un cessate il fuoco? Per aspettare un altro attacco, stavolta magari da nord, da sud o da est?».

Servono rassicurazioni che una tregua non sia usata dalla Russia per preparare un altro attacco?
«Questo è un problema. Vogliamo recuperare i nostri territori occupati dopo il 24 febbraio. Chiediamo più armi per poter continuare la guerra. Naturalmente questo crea stanchezza tra la nostra gente, nell’economia, ma le persone nelle regioni occupate aspettano che il nostro esercito le salvi. Quindi cosa possiamo negoziare? Accettando che la Russia occupi Kherson, Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia, Mariupol? Non mi sembra una base di trattativa. Ma, non so perché, non abbiamo ricevuto abbastanza armi per vincere. Le avessimo ricevute, ora saremmo in una situazione migliore».

Sui social ucraini c’è stata molta ironia sulla visita di Draghi, Macron e Scholz a Kiev. Sono così impopolari da voi?
«Posso dire che Boris Johnson era molto popolare. È venuto qui nel momento più difficile e non si è limitato a parlare di sostegno. L’ha dato».

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