19 Settembre 2024

Fonte: 27esimaora

di Giovanna Caprara

«Sono stupita, proprio non me l’aspettavo: è un grande onore ma lo considero un riconoscimento per tutti noi che lavoriamo su questa magnifica frontiera della scienza». Sorride Marica Branchesi ricordando che la rivista scientifica inglese Nature l’ha inserita, unico scienziato italiano, nella Top Ten internazionale dei dieci ricercatori più influenti del 2017. E il riferimento sottolineato nella classifica va soprattutto al ruolo avuto nella scoperta dell’onda gravitazionale annunciata nell’agosto scorso, generata dalla fusione di due stelle a neutroni, la prima registrata con le antenne Ligo negli Usa e Virgo in Italia, a Pisa, dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn). Un ruolo particolare, nuovo e indispensabile per vedere il mostro cosmico da cui nasce il fenomeno previsto da Albert Einstein un secolo fa. «Unisco le competenze dei fisici con quelle degli astronomi perché ora siamo entrarti nell’era dell’astronomia multi-messaggera», spiega Marica.
Nata a Urbino 40 anni fa, dopo aver studiato radioastronomia a Bologna indagando buchi neri e ammassi di galassie, si è concentrata sui fenomeni più violenti dell’universo condividendo le ricerche in varie università straniere e approdando, infine, al mitico Caltech, il politecnico della California. «Ma nel 2013 — racconta — mi è stato assegnato un progetto di ricerca Firb del ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca di un milione di euro destinato ai giovani scienziati e anche se mi avevano proposto di rimanere in California ho scelto di rientrare. Era un sogno; potevo coordinare un gruppo tutto mio di ricercatori delle Università di Pisa, Padova e Urbino. Purtroppo queste opportunità nel nostro Paese sono poche».
L’indagine riguardava proprio come studiare gli eventi cosmici utilizzando le onde gravitazionali e le onde elettromagnetiche, le uniche usate finora per guardare il cielo nelle diverse lunghezze d’onda: dal visibile ai raggi X. Ed è appunto il compito che ora la impegna coordinando i 1.200 ricercatori della collaborazione Ligo americana e del gruppo italo-francese di Virgo, più gli altri osservatori con telescopi diversi. «Scrutando in modi differenti riusciamo a decifrare fenomeni finora rimasti misteriosi. E presto puntiamo a fare queste analisi anche con i neutrini». Intanto insegna al Gran Sasso Science Institute dell’Infn da dove coordina la rete mondiale della neonata frontiera astrale.
«Da studente ero incerta se diventare medico o architetto, ma mi piaceva soprattutto la matematica e tra le stelle ho trovato il mio paradiso». Al Caltech ha incontrato l’uomo della sua vita, un fisico tedesco sempre delle onde gravitazionali. Si sono sposati, vivono in Italia e insieme (ora anche a due piccolissimi bimbi) guardano il cielo con i nuovi occhi della scienza.

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