19 Settembre 2024

La leader del Ressemblement National: «Questa situazione non può reggere»

Mentre la band rockabilly suona tra signore in abiti anni Cinquanta, vecchie auto Pontiac tutte cromate e una più nazionalista Citroën GS, Marine Le Pen apre il festival «Hénin rétro» e incontra la stampa per il suo rientro politico dopo l’estate. Siamo nel Nord della Francia, nel dipartimento del Pas-de-Calais «dove alle ultime elezioni abbiamo conquistato 10 seggi su 12», ricorda la leader del Rassemblement national. Hénin Beaumont è da 10 anni la roccaforte del nuovo lepenismo popolare, e «Marine» è invocata per strada come una persona di famiglia che ha avuto successo. Si presta per ore al gioco dei selfie, poi risponde alle domande dei giornalisti. In particolare sul nuovo premier Barnier, che secondo molti — per esempio il settimanale JDD appena uscito — avrebbe ottenuto l’incarico grazie a un accordo neanche tanto segreto tra lei e Macron. Che cosa pensa di Barnier premier e delle sue prime parole? «I primi interventi pubblici mi sembrano corrispondere all’uomo, cioè dice di volere trovare un compromesso con l’insieme delle forze politiche. E lo ha ripetuto: l’insieme delle forze politiche (compreso dunque il Rassemblement national, ndr), ed è questo quel che attendiamo da un primo ministro. Abbiamo chiesto che il futuro premier rispettasse gli 11 milioni di elettori del Rassemblement national». E Barnier, nella prima intervista televisiva, ha ricordato il suo «rispetto per gli elettori del Rn».

Le attese sull’Europa
Che cosa si aspetta ora? «Vediamo se anche i desideri di questi elettori saranno tenuti in conto, per esempio sull’Europa. Malgrado il suo attaccamento a una costruzione europea nella quale ha avuto un ruolo non trascurabile, Barnier non deve dimenticare i risultati delle elezioni europee. Perché la maggioranza dei francesi si oppone alla costruzione europea attuale. Gli elettori hanno affidato al Rassemblement national, con il 33 per cento dei voti alle europee, il compito di imporre un cambiamento, anche a livello di governo, di questa politica europea».
Marine Le Pen parla con una nuova sicurezza, perché il suo peso all’Assemblea nazionale è cambiato. Lo ricorderà poco dopo nel discorso ufficiale trasmesso dalle tv: «Nel 2022 avevamo sei deputati. Sei. Adesso ne abbiamo 143 (contando anche la ventina di alleati di Eric Ciotti, ndr). Un governo sotto guida occulta del Rn? Il presidente di partito Bardella ha detto che Barnier è sotto sorveglianza del Rassemblement national, lui ha risposto che è sotto sorveglianza di tutti i francesi. «Bene. Sono felice che se ne renda conto. È un bel cambiamento rispetto ai premier precedenti. Barnier è sotto sorveglianza di tutti i francesi, e il Rassemblement national è una parte importante di questi francesi». Ma che ruolo ha avuto lei nella nomina del nuovo premier? Si considera come l’arbitro della situazione? «No. Sono stata ricevuta da Emmanuel Macron e ho spiegato quali erano i criteri da considerare perché non ci fosse una censura immediata del nuovo premier da parte nostra. Poi c’è stata una telefonata. Ma non sono la direttrice delle risorse umane di Emmanuel Macron».

Il processo
Tra qualche giorno si aprirà il processo a suo carico per gli assistenti parlamentari del Rn pagati con i fondi europei. È preoccupata? «No, per niente.Siamo totalmente innocenti dei fatti che ci vengono rimproverati e lo spiegheremo al magistrato durante le lunghe settimane del processo, al quale sarò presente, sia bien chiaro. Mi occuperò del processo, e soprattutto della politica e dei bisogni dei francesi». Barnier ha detto che il governo potrebbe comprendere anche personalità di sinistra. «Ma io non faccio differenza tra persone di destra o di sinistra, anzi colgo l’occasione per ricordare che il Rassemblement national non è né di destra né di sinistra. Non importa chi presenterà un testo: noi lo voteremo se ci sembra positivo per il Paese. Ci asterremo se i nostri emendamenti non saranno stati accolti. E voteremo contro se ci sembrerà dannoso per la Francia. Così dovrebbe funzionare una democrazia».

Verso le elezioni
Voterà una mozione di censura subito dopo il discorso di politica generale di Barnier, o gli lascerà una chance almeno fino alla legge di bilancio? «Non sarebbe ragionevole votare una censura subito dopo il suo discorso inaugurale, che del resto accoglierà le nostre posizioni su un certo numero di temi non trascurabili. Poi giudicheremo sugli atti, e non sulle promesse». Jordan Bardella dice che entriamo in una fase di campagna permanente. Andiamo verso nuove elezioni? «È evidente che questa situazione non può reggere. È chiaro a tutti tranne a Macron. È ovvio che tra un anno avremo nuove elezioni legislative anticipate. E meno male, del resto, perché la Francia ha bisogno di una maggioranza chiara. E possiamo raggiungerla solo con una nuova legge elettorale proporzionale».

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