Da Draghi aiuti per 40 miliardi e una norma per contenere i tagli ai posti di lavoro. Rimbalzo Pil in corso
È maturata appena un paio di giorni fa la norma a “sostegno dei livelli di occupazione”, come l’hanno definita dal ministero del Lavoro. Nelle ultime settimane si sono moltiplicate le pressioni del mondo dei sindacati e le preoccupazioni dei lavoratori sul prossimo termine del blocco dei licenziamenti e su un periodo economico e sociale che rischia di essere molto problematico. È stata approntata nel giro di poche ore e portata ieri nel pre Consiglio dei ministri. Dall’incontro tecnico che precede i Cdm è arrivato il semaforo verde, e Orlando dopo aver avvertito Palazzo Chigi l’ha illustrata ai colleghi nel corso della riunione che ha varato il decreto Sostegni bis.
La misura prevede due commi. Il primo stabilisce che per le aziende che chiedono la cassa Covid entro fine giugno il blocco dei licenziamenti sia prorogato al 28 agosto. Il secondo che le aziende che utilizzano la cassa ordinaria dal primo luglio non dovranno pagare le addizionali e non potranno licenziare finché ricorrono all’utilizzo della Cig.
Orlando ha illustrato la misura in Consiglio. Ha spiegato le preoccupazioni del mondo del lavoro e poi ha aggiunto: “Con l’attuale maggioranza è impossibile prorogare il blocco dei licenziamenti”. Qualche perplessità è stata sollevata da Mario Draghi, soprattutto sull’opportunità di settorializzare le misure, tema sul quale il premier ha battuto il tasto sin dal giorno del suo insediamento. “Ma per un blocco settoriale non c’è tempo, rischiamo di arrivare tardi”, il ragionamento che ha fatto il ministro del Lavoro, superando gli iniziali dubbi del premier. Qualche minuto in più è occorso per rispondere alle obiezioni di Forza Italia e Movimento 5 stelle, i primi perplessi su un’ulteriore estensione, i secondi che hanno spinto per una misura più estensiva. La proposta Orlando alla fine è stata accettata come punto d’incontro, costituendo la vera novità del dl Sostegni bis rispetto a quanto era stato anticipato negli scorsi giorni.
D’altronde la preoccupazioni di Orlando sono le stesse di Draghi, ancora memore delle manifestazioni che nemmeno un mese fa si sono svolte anche sotto il Parlamento. Il premier è consapevole dello stato di sofferenza del paese, e che con la fine del blocco dei licenziamenti la crisi economica morderà ulteriormente categorie già prostrate.
“Ci aspettiamo un rimbalzo già in questo trimestre, la crescita di quest’anno va rivista al rialzo come in altri Paesi Ue”, ha spiegato con moderato ottimismo il capo del governo. Il volano della ripartenza sono i vaccini, e a un ritorno il più possibile normale alle attività pre pandemia: “La riapertura del Paese è in gran parte frutto della campagna vaccinale seguita dal governo fin dalla sua formazione”, ha rivendicato. Ma sa che la ripresa sarà graduale, e che per tornare a una situazione complessiva che almeno si avvicini a quella di diciotto mesi fa occorrerà del tempo: ”È presto per parlare di crescita sostenuta, che per affermarsi nel tempo avrà bisogno del Pnrr”. Un messaggio indiretto ai partiti, che della litigiosità sulle misure di bandiera hanno fatto una delle poche cifre comuni dei partiti che compongono la maggioranza. Draghi continua ad assicurare che la priorità di tutto il governo è il Recovery plan: “Non c’è nessun rallentamento entro fine della settimana prossima sia il decreto sulla governance che quello sulla semplificazione verranno esaminati, approvati e mandati alla commissione, entro la fine di questo mese avremo l’attrezzatura per cominciare a partire”. Sul comparto lavoro si guarda alla riforma degli ammortizzatori sociali. L’obiettivo è quello entro l’estate di arrivare ad un’unica misura di sostegno, e che sia costruita in modo da comprendere le categorie di lavoratori che per un motivo o per l’altro sono rimaste fuori dall’ombrello che il governo ha costruito con ristori e sostegni. “Il lavoro è tanto e il costo sarà considerevole”, spiega un esponente del governo. Che però avverte: “Adesso la priorità è il prossimo autunno, dobbiamo evitare che la fine del blocco dei licenziamenti facciano crollare l’occupazione”.