22 Novembre 2024

Via alla mappatura dei siti dismessi, semplificate norme, autorizzazioni e controlli. Litio e cobalto in cima alla lista delle priorità. Allo Stato ed alle Regioni andranno royalties annuali del 5-7%

Il governo vuole riaprire le miniere, per garantire alle nostre imprese una quota di quelle materie prime critiche di cui oggi c’è sempre più fame. Si comincia assegnando 3,5 milioni di euro all’Ispra (altre risorse dovrebbero poi arrivare con la prossima legge di Bilancio) per avviare l’aggiornamento della carta mineraria nazionale sapendo già da ora che lungo o stivale esiste la possibilità di reperire almeno 15 dei 34 minerali più pregiati, a partire da litio e cobalto fondamenti oggi per produrre batterie. Come ha spiegato ieri in conferenza stampa il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin al termine del Consiglio dei ministri si tratterà di censire di nuovo le miniere chiuse (alcune per esaurimento coi materiali di risulta, oggi diventati rilevanti) e quelle abbandonate per basso filone di produzione a livello della convenienza economica.

A caccia di litio e cobalto
«Non sfugge la valenza del litio, attualmente sulle attuali batterie è fondamentale. Oggi c’é un controllo della Cina su proprietà, estrazione e lavorazione. Noi ora iniziamo un percorso che prevede la mappatura. Abbiamo alcune istanze per la produzione ma prima bisogna avere contezza dei giacimenti. Bisogna capire anche la convenienza rispetto ai costi negli altri paesi Ue rispetto all’estrazione di questo o quel materiale» ha aggiunto il titolare del Mase. Quanto al cobalto «abbiamo dei grandi giacimenti, in particolare c’è una parte rilevante sull’Appenino tra Piemonte e Liguria. Poi si tratterà di valutare caso per caso le condizioni di estraibilità».

Il nuovo decreto
Il via libera è arrivato ieri con un decreto che, come ha spiegato a sua volta il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, «adegua la normativa nazionale sul settore minerario agli obiettivi e agli standard europei. Il provvedimento propone un nuovo approccio di sistema all’approvvigionamento di materie prime strategiche: da una parte analizza la domanda e i fabbisogni del paese e dall’altra incentiva l’offerta di materie prime. Con queste finalità viene avviato un programma di nazionale esplorazione, vengono semplificate le procedure autorizzative e rafforzato e indirizzato il fondo nazionale del Made in Italy che ha una dotazione iniziale di un miliardo di proprio per sviluppare la filiera strategica di estrazione delle materie prime così anche per far nascere un grande attore nazionale, che oggi non abbiamo visto che in Occidente le imprese minerarie significative le hanno gli australiani e i canadesi. Oggi tutti i paesi europei – ha aggiunto Urso – si stanno orientando su questa strada, per non passar dalla subordinazione del carbon fossile russo a una più grave subordinazione alle materie prime critiche e alla tecnologia cinese che oggi detiene quasi il monopolio».

Norme semplificate
Più in dettaglio, il decreto promosso da Mimit e Mase ha lo scopo di rilanciare il settore minerario italiano attraverso procedure semplificate per gli iter autorizzativi dei progetti strategici. Come previsto dal Regolamento, un progetto per essere definito «strategico» deve essere validato dalla Commissione Europea. Una volta ottenuto il sigillo strategico da parte dell’esecutivo Ue, sarà lo Stato a rilasciare le autorizzazioni necessarie, con tempistiche coerenti e migliorative rispetto a quelle previste nel Regolamento.
Il testo prevede che spetti allo Stato il rilascio dei titoli abilitativi o autorizzatori. Il Mase è l’amministrazione competente per ogni titolo relativo all’estrazione e alle autorizzazioni al riciclo di materie prime critiche strategiche: le tempistiche per la durata della procedura non possono superare rispettivamente i 18 e 10 mesi. Al Mimit compete invece la procedura autorizzativa relativa alla trasformazione di materie prime critiche strategiche, per una durata massima di dieci mesi.

Royalties per Stato e Regioni
Il provvedimento introduce anche un nuovo sistema di «royalties» per le concessioni minerarie di progetti strategici. «Secondo le regole attuali, norme molto vecchie risalenti al 1927, nel caso di un’esplorazione di una miniera credo che la tariffa sia 16 euro l’ettaro l’anno. Nel nuovo provvedimento – ha spiegato Urso – si prevede un regime di royalty sul modello del petrolio in Basilicata, dal 5% al 7%, che ogni anno andrà ripartito tra lo Stato e le Regioni interessate dai progetti su terraferma».

Il nuovo piano nazionale
Il «Dl» prevede inoltre l’istituzione, presso il ministero delle Imprese e del made in Italy, del Comitato tecnico permanente per le materie prime critiche e strategiche, al quale è affidato il monitoraggio delle catene di approvvigionamento, oltre alla predisposizione di un Piano Nazionale delle materie prime critiche. Il Mimit dovrà analizzare i fabbisogni, monitorare le catene del valore ed eseguire eventuali prove di stress. Per farlo, sarà realizzato, in linea con il Regolamento, il Registro nazionale delle aziende e delle catene del valore strategiche con l’obiettivo di individuare le grandi imprese che operano sul territorio nazionale e che utilizzano materie prime strategiche in una serie di settori cruciali relativi alle batterie, agli aeromobili, ai dispositivi elettronici mobili e alle apparecchiature connesse alla robotica, alla produzione di energia rinnovabile e ai semiconduttori. Il decreto, infine, prevede che il Programma di esplorazione nazionale delle materie prime critiche venga completato dall’Ispra entro il 24 maggio 2025 per essere poi aggiornato ogni 5 anni.

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