«La mafia, lo sappiamo, esiste tuttora. Non è stata ancora definitivamente sconfitta. Estende i suoi tentacoli nefasti in attività illecite e insidiose anche a livello internazionale. Per questo è necessario tenere sempre la guardia alta». Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo intervento nell’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo dove sono in corso le celebrazioni per il ventinovesimo anniversario della strage di Capaci del 1992 in cui morirono il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e tre uomini della scorta.
Se la magistratura non è credibile si indebolisce lotta ai boss
Mattarella ha poi sottolineato che se la magistratura perde credibilità si indebolisce anche lotta ai boss: «Anche il solo dubbio che la giustizia possa non essere, sempre, esercitata esclusivamente in base alla legge provoca turbamento – sono le parole del capo dello Stato -. Se la magistratura perdesse credibilità agli occhi della pubblica opinione, s’indebolirebbe anche la lotta al crimine e alla mafia». Polemiche, lotte e divisioni all’interno dei magistrati non aiutano: «Anche il solo dubbio che la giustizia non operi sempre nell’interesse delle persone indebolisce l’istituzione e la lotta alla mafia», ha ribadito Mattarella.
Affrontare sollecitamente progetti di riforma
Parlando poi dell’attualità, il capo dello Stato ha detto: «Gli strumenti a disposizione non mancano. Si prosegua, rapidamente e rigorosamente, a far luce su dubbi, ombre, sospetti su responsabilità. Si affrontino sollecitamente e in maniera incisiva i progetti di riforma nelle sedi cui questo compito è affidato dalla Costituzione».
La mafia ha più paura della scuola che della giustizia
«La mafia – ha poi proseguito Mattarella – ha paura di condanne, di forze dell’ordine efficienti, ma teme la scuola più della giustizia».
Falcone e Borsellino, due magistrati di altissima moralità
Ricordando poi Falcone e Borsellino, il presidente della Repubblica ha espresso parole chiare: «Erano due magistrati di grande valore e di altissima moralità. L’intelligenza e la capacità investigativa erano valorizzate e ingigantite da una coscienza limpida, un attaccamento ai valori della Costituzione, una fiducia sacrale nella legge e nella sua efficacia». Poi ha aggiunto: «La mafia volle eliminarli non soltanto per la loro competenza nella lotta alla criminalità organizzata, per la loro efficienza, per la loro conoscenza dei metodi e delle prassi del crimine organizzato – ha spiegato Mattarella -. Li assassinò anche perché erano simboli di legalità, intransigenza, coraggio, determinazione. Erano di stimolo e di esempio per tanti giovani colleghi magistrati e per i cittadini, che li amavano e riponevano in loro fiducia e speranza. Sono rimasti modelli di stimolo e di esempio».