Fonte: La Repubblica
di Umberto Rosso
Il presidente conferisce 40 onorificenze. Storie di impegno, solidarietà, promozione della cultura e della legalità. Dalla 90enne Emma Alatri che dalla comunità ebraica racconta gli orrori dell’odio razziale al diciottenne Francesco Morelli che ha salvato otto persone tra le macerie di Pescara del Tronto pochi minuti dopo il terremoto
L’Italia che resiste, che tende la mano all’altro, in momenti drammatici, a chi sta rischiando la vita, è in difficoltà, all’escluso, allo straniero, al malato. L’Italia che ha il coraggio civile della solidarietà. Che fa il proprio dovere, e molto di più. Per il bene comune. Silenziosamente. Eroi, sconosciuti, di tutti i giorni. Che il presidente Mattarella anche quest’anno ha voluto individuare e premiare, per mettere il loro esempio sotto i riflettori dell’intero paese. Il capo dello Stato ha conferito così 40 nuove Onorificenze al merito della Repubblica italiana (Omri), a uomini e donne che si sono distinti in atti di eroismo, per il loro impegno nella solidarietà e nell’integrazione, in azioni di soccorso, per la loro attività in favore dell’inclusione sociale, la promozione della cultura, della legalità e del contrasto alla violenza.
Cavalieri, ufficiali o commendatori, a secondo dei casi, che il capo dello Stato ha scelto “motu proprio”, fuori cioè da quelle che sono le tradizionali assegnazioni previste, come per esempio quelle dei cavalieri del lavoro, proprio a sottolineare la straordinarietà dell’evento. Nell’ottobre del 2015 il presidente scelse 18 casi meritevoli. Quest’anno sono più del doppio. Che saranno ricevuti e premiati al Quirinale probabilmente il prossimo gennaio. La lista, lo specchio dell’Italia migliore. In tutti i diversi campi.
Si va dalla più anziana nuovo commendatore, Emma Alatri, che a 90 anni continua a trasmettere ai ragazzi il suo impegno nella comunità ebraica romana contro l’odio razziale, al più giovane dei nuovi cavalieri al merito della Repubblica: Francesco Morelli, 18 anni, romano anche lui. Con i suoi amici la notte del 24 agosto era nel parco di Pescara del Tronto, in vacanza, la notte del terremoto nel centro Italia. Lui, e i suoi amici, furono tra i primi ad arrivare in mezzo alle macerie, salvarono otto persone. Ci sono tante, coraggiose e drammatiche storie, di battaglia contro le mafie. Come quella di Giuseppe Antoci, il presidente del Parco dei Nebrodi che nella gestione dell’ente ha adottato un protocollo di legalità, scampato per un soffio ad un agguato il 17 maggio del 2016 mentre tornava a casa. O la vicenda del giornalista Michele Albanese, costretto a vivere sotto scorta dal 2014, per aver raccontato e svelato gli affari criminali della ‘ndrangheta nella Piana di Gioia Tauro. C’ è l’imprenditore fiorentino Marco Bartoletti che nella sua azienda di moda assume persone con disabilità e malattie terminali, e il colonnello napoletano dell’Aeronautica militare Natale Ceccarelli specializzato nei trasporti di pazienti con “assetto di biocontenimento”, ovvero malati altamente infettivi. Un’onorificenza di commendatore a Sofia Corradi, 82 anni, la donna che ha praticamente inventato l’Erasmus per le scuole. E a medici che hanno dedicato la loro vita a salvare quella degli altri, come il professor Fabio Ferro, chirurgo neonatale del Bambin Gesù che ha partecipato a moltissime missione umanitarie all’estero, così come Alessandro Frigiola, cardiochirurgo del Policlinico di San Donato Milanese.
Ci sono casi di cronaca in cui decisivo è stato il coraggio di alcuni uomini delle squadre di soccorso. Il carabiniere Mario De Bellis, che nel maggio del 2015, si cala con un tubo di gomma in un pozzo di Bagno a Ripoli e salva due bambini. Il guardiacoste di Ragusa Giuseppe La Rosa, 28 anni, che a nuoto recupera i migranti caduti dai barconi a Santa Croce Camerina. Il vigile del fuoco Ottavio Daniello Trerotoli, che sul treno accartocciato nel luglio scorso ad Andria salvò un bambino di sei anni, Samuele, imprigionato nelle lamiere. Il medico milanese Stefano D’Amico che nell’agosto scorso si lancia nei Navigli per salvare una donna e la figlioletta di sette mesi legata al seggiolino della bici che affonda.
Fitta la lista delle onorificenze per l’aiuto e la solidarietà agli immigrati. Due esempi fra gli altri. L’ispettore della polizia di Agrigento, Maria Rosa Volpe, che tutti chiamano ormai mamma Maria, sempre col biberon in mano per sfamare i piccoli profughi stremati di Lampedusa. E un’altra mamma, “mamma Africa”, Norina Ventre, che ha fondato la Mensa dei neri a Rosarno. O, ancora le storie straordinarie di chi non si arrende alle malattia: come il perugino Leonardo Cenci, 44 anni, che nell’aprile scorso ha partecipato alla maratona di Roma, il primo atleta italiano a correre alla competizione con un cancro non curabile. O l’alpinista Milena Bethaz, di Aosta, 44 anni, che dopo essere stata in coma, non ha rinunciato alla sua passione, raggiungendo la vetta del Gran Paradiso a 4000 mila metri.