Fonte: Huffington Post
“Il nostro è un partito che ha grande responsabilità e orgoglio, ma vedo spesso un atteggiamento perplesso: ecco perché vi chiedo di giocare all’attacco”. Per ora è Matteo Renzi quello all’attacco nell’assemblea con i deputati e i senatori del Pd, ai quali chiede un impegno unitario sul sì al referendum di ottobre ma anche nella sfida alla concorrenza: il M5s in primis, “partito del familismo”, attacca il premier. Primo punto: Renzi sgombera il campo dai possibili nuovi scontri con la minoranza e risponde a Vannnino Chiti che in un colloquio con Huffington post oggi ha ricordato al premier di rispettare il patto con la minoranza e approvare la legge sul Senato elettivo entro la fine della legislatura.
“Vannino, ne discutiamo subito dopo il referendum – sono le parole di Renzi – per me ‘pacta sunt servanda’. Sai che non mi scaldo su questa questione ma ne discutiamo”.
È così che Renzi chiede unità al Pd. Più che unità, orgoglio. “Noi siamo una squadra fantastica che però ama giocare di rimessa talvolta”, dice il segretario. E passa all’attacco dei cinquestelle. “Ci chiamano casta ma non rinunciano all’immunità. Vogliamo dirlo o no che c’è un partito politico che sta dicendo no alla democrazia nei partiti e ci facciamo dare lezioni di trasparenza, noi che mettiamo lo streaming anche quando andiamo in bagno?”. Ancora: “Hanno un simbolo nelle mani di Beppe Grillo e Casaleggio! Sono il partito del familismo”.
Dal Pd, “vorrei vedere un atteggiamento meno remissivo quando andiamo in tv. Di cosa abbiamo paura? Basta con l’atteggiamento rinunciatario, si giochino i prossimi sei mesi all’attacco. Il successo dipenderà dal livello di polemica interna: se smetteremo di farci le pulci a vicenda, la gente ne sarà grata. L’unico modo per uscirne è portare i cittadini a esprimersi”.
Battute immancabili, nel discorso di stasera c’è anche un’inedita gag: il premier imita Lorenzo Guerini, vicesegretario Dem, e riesce a trasformare il gelo in risata. L’assemblea pare convinta, almeno per stasera. Dopo Renzi, nessun iscritto a parlare. Finisce così.