8 Settembre 2024

Sono 150 i finanzieri al lavoro in varie regioni d’Italia. Eseguita un’ordinanza cautelare per 24 persone. Non c’entra la mafia

Ventiquattro misure cautelari e sequestri preventivi per oltre 600 milioni di euro. Sono queste le prime misure assunte dalla Procura europea, per la maxi frode ai danni dell’Unione europea su fondi del Pnrr, scoperta dalla Guardia di finanza di Venezia. «Abbiamo individuato una rete di società, costruita con il fine di ottenere fondi europei, sottraendoli alle finalità alle quali questi erano in realtà destinati» spiega il procuratore europeo Andrea Venegoni.
Tratteggia i contorni di una rete internazionale di prestanome e aziende, che in realtà erano delle scatole vuote, nate con il fine esclusivo di beneficiare dei fondi europei.
Tutto è nato dal monitoraggio della Guardia di finanza di Venezia, sull’intera platea dei soggetti beneficiari dei fondi del Pnrr, per l’internalizzazione delle imprese. Due, in particolare, le società che hanno attirato l’attenzione delle Fiamme gialle lagunari. «A partire dai soggetti che utilizzavano strumentalmente queste due imprese, per ottenere determinati benefici, ci siamo resi conto di essere di fronte a un’organizzazione pronta a beneficiare e approfittare di tutte le provvidenze pubbliche, previste a livello normativo – spiega il comandante provinciale Giovanni Salerno – parliamo di persone strutturate per ottenere sistematicamente finanziamenti pubblici».
Dall’input della Guardia di finanza, ha preso avvio l’indagine della Procura europea, con attività svolte anche all’estero. Le operazioni sono state eseguite con il supporto del Servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata (Scico) e del Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche, a seguito di un’ordinanza emessa dalla gip del tribunale di Roma, Mara Mattioli.
Ma obiettivo delle società non era il semplice ottenimento dei fondi del Pnrr. Ricevuti ingiustificatamente i finanziamenti europei, gli imprenditori fasulli avrebbero creato poi crediti fittizi nell’edilizia, per la capitalizzazione delle imprese: da qui gli oltre 600 milioni di euro, ora sequestrati. In realtà, sono carta straccia, riciclata però in maxi ville, auto di lusso, criptovalute, gioielli e orologi di valore: beni che ora sono tutti stati posti sotto sequestro.
Intanto, sono oltre 150 i finanzieri al lavoro in tutta Italia, impegnati in perquisizioni tra Veneto, Lombardia, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Lazio, Campania e Puglia, anche con l’ausilio di unità cinofile “cash dog”. Ma nell’indagine sono coinvolti anche altri Paesi europei, nei quali stanno operando forze di polizia slovacche, rumene e austriache.
Per il momento, nel nostro Paese, le persone raggiunte da misura cautelare sono 24, di cui otto si trovano in carcere e 14 agli arresti domiciliari. Le due misure cautelari rimanenti sono invece provvedimenti interdittivi a svolgere attività professionale e commerciale, nei confronti di imprenditori ritenuti presunti «facilitatori».
Sul tema è intervenuta anche la portavoce della Commissione Ue, Lea Zuber, nel briefing quotidiano con la stampa: «Ricordiamo che lo Strumento Rrf contiene un quadro di controllo molto solido che si basa sui sistemi di controllo nazionali degli Stati membri, che devono garantire un’efficace prevenzione e individuazione di corruzione e frodi». «Gli Stati – spiega – nel momento in cui hanno presentato i piani hanno dovuto includere anche questo sistema di controllo e la Commissione ha valutato che forniscono effettivamente garanzie sufficienti».

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