Fonte: La Stampa
Downing Street annuncia la data della richiesta formale per lasciare l’Unione
Theresa May presenterà all’Unione europea la richiesta formale di attivare l’articolo 50, la procedura che dovrebbe portare la Gran Bretagna fuori dall’Ue, il prossimo 29 marzo. Giusto in tempo, insomma: May si era impegnata s procedere per la fine di marzo. Da quel momento serviranno circa due anni perché la Brexit sia effettiva:i 24 mesi servono per le discussioni tra autorità europee e britanniche per stabilire sia le modalità di uscita del Regno Unito sia il futuro rapporto tra Londra e Bruxelles. La richiesta formale sarà indirizzata al Presidente del consiglio europeo Donald Tusk. Dopo 48 ore arriverà una risposta da Bruxelles. Il documento conterrà una bozza delle modalità e tempi dei negoziati da sottoporre a Londra.
Intanto Oltremanica crescono i timori di una disintegrazione del Regno Unito. Un sondaggio realizzato dell’istituto Opinum per The Observer, il domenicale del Guardian, dice che il 54% dei britannici ritiene che questa eventualità più probabile dopo il referendum del 23 giugno per la Brexit. La quota sale al 63% fra gli scozzesi. Proprio dalla Scozia Nicola Sturgeon continua a far pressing per un nuovo referendum sulla secessione dalla Gran Bretagna. Edimburgo ha ribadito ancora una volta che la volontà del parlamento scozzese andrà rispettata e ha aggiunto che – sebbene occorra il placet di Westminster – la data di una nuova consultazione sull’indipendenza non potrà essere rinviata «secondo i comodi» della premier britannica Theresa May (la quale ha detto giorni fa che per ora non se ne parla).
Il voto
L’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea è stata decisa col referendum del 23 giugno 2016. Oltre 30 milioni di elettori, con un’affluenza pari al 71,8%, hanno votato per il 51,9% in favore della Brexit e per il 48,1% per la permanenza del Paese nell’Ue. In Inghilterra i pro Brexit sono stati il 53,4%, i Remain il 46,6%, mentre in Galles il 52,5% contro il 47,5%. Invece in Scozia hanno prevalso i Remain, 62% contro 38%, e anche in Irlanda del Nord, 55,8% contro 44,2%.
I negoziati
L’iter di attivazione dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona prevede che i negoziati per il divorzio della Gran Bretagna dall’Ue inizino il 29 marzo e abbiano una durata di 2 anni, salvo proroghe che andranno concesse a unanimità da tutti i 27 membri restanti nell’Unione.
Immigrazione
È uno dei nodi cruciali dei negoziati tra Londra e Bruxelles. Si calcola che circa 3,2 milioni di cittadini Ue siano residenti nel Regno Unito, di questi oltre 500 mila sono italiani. Rappresentano il 5% di tutta la popolazione del Paese. I britannici che vivono nei Paesi del continente sono invece 1,2 milioni.
L’economia
Dopo il referendum del 23 giugno, l’inflazione è salita, toccando l’1,8% a gennaio, il massimo negli ultimi due anni e mezzo. Ma la disoccupazione è scesa al 4,7%, ai minimi storici, mentre il Pil 2017 è stato rivisto al rialzo, dall’1,4% al 2%.
La sterlina
La divisa britannica si è indebolita ma non è crollata. Rispetto al periodo pre-referendum ha perso il 15% sul dollaro e il 10% sull’euro.
Il commercio
L’Unione europea acquista il 44% delle esportazioni britanniche e fornisce il 54% delle importazioni nel Regno Unito