Fonte: La Repubblica
di Enrico Franceschini
Il primo ministro inglese esclude qualunque parziale associazione con l’Europa e punta a un negoziato che punti a un rapporto “tra uguali, fra una Gran Bretagna Globale, indipendente e sovrana, e i nostri amici e alleati della Ue”
Fuori dall’Unione Europea, fuori dal mercato comune, fuori da tutto. Sembra questa l’intenzione di Theresa May per il negoziato con la Ue che comincerà a fine marzo: una ‘hard Brexit’, una Brexit dura, anzi durissima. “Non vogliamo nessuna parziale appartenenza alla Ue, nessuna associazione con la Ue, niente che ci lasci metà dentro, metà fuori”, dirà il primo ministro britannico nell’atteso discorso di oggi sui suoi obiettivi per la trattativa con Bruxelles. “Non vogliamo adottare un modello già adottato da altri paesi”, affermerà, secondo il testo che Downing street ha anticipato ieri sera ai media: quindi niente modello Norvegia (fuori dalla Ue, ma dentro il mercato comune), modello Svizzera (una forma di associazione al mercato comune) o modello Turchia (fuori dal mercato, ma dentro l’unione tariffaria doganale), pare affermare la leader conservatrice. “Non vogliamo mantenere dei pezzi di Ue, nel momento in cui la lasciamo”, ribadisce la premier una volta per tutte.
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Ci sarà dunque la ricerca di un accordo con la Ue fatto su misura per il Regno Unito, la cui aspirazione è tuttavia quella di creare una ‘Global Britain’, una Gran Bretagna globale, “il migliore amico dei nostri partner europei, ma che cerca amici, rapporti e alleati oltre i confini dell’Europa, nel mondo”. Questo, almeno secondo Theresa May, è il mandato conferitole dal referendum del giugno scorso, in cui il popolo britannico ha votato “per il cambiamento, per uscire dall’Unione Europea e per abbracciare il mondo”. E ha così votato, aggiunge la premier, “con gli occhi aperti, consapevole che la strada da fare sarà talvolta incerta, ma convinto che conduca a un brillante futuro per i nostri figli e i nostri nipoti”. È compito del governo, osserva, “realizzare questa volontà e questo significa più che semplicemente negoziare una nuova relazione con la Ue, significa chiederci che tipo di paese vogliamo essere”.
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E la sua risposta è priva di dubbi: “Un Regno Unito sicuro, prospero, tollerante, un magnete per i talenti internazionali e una casa per innovatori e pionieri”. Belle parole. Il fatto che il voto per la Brexit abbia prevalso 52-48 per cento, riflettendo di fatto un paese diviso a metà, non pare avere troppo rilievo per la donna che ha preso il posto di David Cameron e considera Margaret Thatcher la sua eroina. E che conclude così: “Il nostro voto per uscire dall’Unione Europea non è un rifiuto dei valori che condividiamo con l’Europa. La decisione di andarcene dall’Europa non rappresenta un desiderio di essere più distanti da voi, che siete i nostri amici e i nostri vicini. Continueremo a essere partner affidabili alleati disponibili e buoni amici. Vogliamo comprare le vostre merci e che voi compriate le nostre, commerciando con voi nel modo più libero possibile”. Ma perseguendo “una nuova partnership tra uguali, fra una Gran Bretagna Globale, indipendente e sovrana, e i nostri amici e alleati della Ue”.