Fonte: La Stampa
Dopo il sì all’uscita dall’Europa lasciano in quattro tra ministri e sottosegretari. Esulta Farage. La premier: «Dispiaciuta per gli addii ma questa è la via giusta»
«Credo con ogni fibra» del mio essere che l’intesa sulla Brexit raggiunta con Bruxelles sia «quella giusta». Così Theresa May parlando ai media da Downing Street. La premier Tory rivendica di aver negoziato «nell’interesse nazionale, non in un interesse di parte e sicuramente non nell’interesse delle mie ambizioni politiche», dice di capire le ragioni di chi si è dimesso, ma afferma di voler tirare dritto. L’accordo, assicura, onora il mandato referendario pro Brexit.
“L’accordo protegge il Regno Unito”
L’accordo tra Londra e Bruxelles sulla Brexit «protegge l’integrità del Regno Unito e l’accordo pacifico dell’Irlanda del Nord, lasciando il Regno Unito ma senza un confine fisico» prosegue May. «Questo accordo è nell’interesse della nazione, possiamo garantirlo solo se restiamo uniti. Se non andiamo avanti con questa intesa, nessuno sa cosa accadrà, si aprirà un percorso profondamente incerto» aggiunge.
“Ho fatto il mio dovere, aspetto il voto della Camera”
Theresa May intende andare avanti fino al voto del parlamento sull’intesa raggiunta con Bruxelles sulla Brexit. «Io ho fatto il mio dovere» portando avanti i negoziati – dichiara rispondendo a chi le dice di essere ormai al governo, ma non al potere -, più avanti «toccherà al Parlamento fare il suo» esaminando l’accordo in modo responsabile nell’interesse degli elettori e nel rispetto del mandato del referendum del 2016. «Leadership significa fare le scelte giuste, non quelle facile», insiste la premier, dopo sottolineato le inevitabili difficoltà di portare fuori dall’Ue il Regno Unito «dopo 40 anni di membership».
“Una mozione di fiducia? L’affronterò”
La premier britannica Theresa May è pronta a raccogliere la sfida alla sua leadership nel Partito Conservatore, se una mozione di sfiducia verrà formalizzata. Lo ha affermato lei stessa rispondendo a una domanda a Downing Street. «Sono pronta ad affrontarla», ha tagliato corto, aggiungendo più avanti di confidare che i deputati Tory possano valutare con attenzione il suo operato e la bozza d’intesa sulla Brexit da lei portata sul tavolo.
In 4 lasciano il governo
Dopo il sì arrivato mercoledì, tre ministri e una sottosegretaria si sono dimessi in dissenso con la decisione del governo. Lascia in particolare il ministro per la Brexit Raab, affermando di non poter sostenere l’accordo. Con lui anche la responsabile del Lavoro McVey. Se ne va per protesta anche il ministro per l’Irlanda del Nord, Shailesh Vara, deplorando che la bozza sia a suo parere destinata a lasciare il Regno Unito «a metà» del guado e non dia garanzia definitive che l’Irlanda del Nord non abbia alla fine relazioni con l’Ue più profonde rispetto al resto del Paese. Si è dimessa poi anche la sottosegretaria alla Brexit Suella Braverman. Esulta Nigel Farage, il leader degli euroscettici: «Ogni membro del gabinetto che è un autentico Brexiteer deve dimettersi subito o non sarà più attendibile, questo è il peggior accordo della storia». Farage si congratula con Raab: «Ben fatto; ancora qualche altro e ci libereremo di questo primo ministro e della sua doppiezza».
Le ragioni del dissenso
Raab si è dimesso con motivazioni ultra euroscettiche, in disaccordo per una Brexit che penalizzerà a suo dire l’integrità del Regno Uniti e soprattutto l’Irlanda del Nord. Già mercoledì sera in effetti regnava l’incertezza sulla posizione che avrebbero adottato i ministri più euroscettici, fra cui appunto quello per la Brexit Raab o il sottosegretario allo Sviluppo internazionale Penny Mordaunt. La settimana scorsa il sottosegretario ai Trasporti Jo Johnson, fratello dell’ex titolare degli Esteri Boris Johnson, aveva sbattuto la porta dell’esecutivo uscendone perché in disaccordo con la Brexit, ritenendo che l’accordo in corso di finalizzazione costituisse «un terribile errore». Raab ha spiegato: «Non posso riconciliare le condizioni dell’accordo proposto con le promesse che abbiamo fatto al Paese nel nostro manifesto», così recita la sua lettera. Ieri la premier britannica, Theresa May, dopo cinque ore di riunione ha ottenuto il sostegno del suo esecutivo alla bozza di accordo, ma è emerso che diversi ministri si sono schierati contro. Stamattina il primo a dimettersi, in aperto disaccordo con l’intesa, era stato il sottosegretario per l’Irlanda del Nord, Shailesh Vara.
Il calo della sterlina
Perde quota la sterlina nei confronti dell’euro e del dollaro, cedendo l’1,5% rispetto a mercoledì, mentre nel frattempo le dimissioni di diversi ministri britannici gettano un’ombra sul progetto di accordo sulla Brexit. La moneta britannica passa di mano 1,2787 nei confronti del biglietto verde, contro 1,2992 di mercoledì sera. La sterlina cede anche nei confronti della moneta unica, venendo scambiata a 88,37 pence per un euro contro i 87,05 pence di ieri sera. Anche l’euro sta scendendo nei confronti del dollaro a 1,13. Di fronte al biglietto verde, l’euro è sceso leggermente a 1.1300 dollari per un euro, contro 1.1310 dollari. Non è bastato nemmeno l’intervento del primo ministro britannico Theresa May in Parlamento per difendere l’accordo a far riprendere la sterlina che però non ha perso ancora più terreno. Per gli analisti, lo scenario più preoccupante sarebbe un voto di sfiducia contro Theresa May in Parlamento.