19 Settembre 2024

Gallant: «L’attenzione si sposta sul fronte Nord, nuova fase della guerra». Votata all’Onu risoluzione palestinese che chiede la fine dell’occupazione da parte di Israele. Venerdì un Consiglio di sicurezza straordinario

Poco dopo le tre del pomeriggio, un attacco simultaneo ha fatto esplodere migliaia di cercapersone in dotazione ai miliziani di Hezbollah a Beirut, in diverse altre regioni del Libano e a Damasco. I video pubblicati sui social mostrano uomini che fanno tranquillamente la spesa al mercato quando all’improvviso saltano in aria ricoperti di sangue. I dispositivi di ultima generazione, in dotazione ai miliziani sciiti filoiraniani solo da poco tempo, sono scoppiati tutti insieme provocando caos, terrore, almeno 12 morti – tra cui una bambina di 8 anni e il figlio di un deputato del partito filo Hezbollah – e 4mila feriti.
Mentre l’operazione era appena stata messa a segno, non rivendicata da alcuno ma immediatamente attribuita a Israele dal mondo intero, l’aeronautica dello Stato ebraico ha lanciato raid micidiali contro strutture terroristiche nell’area di Ayita al-Sha’ab e al-Khyam, nel sud del Libano, e in profondità nel Paese, a 100 chilometri dal confine. Secondo gli esperti, chiunque abbia pianificato e messo a punto l’attacco l’ha preparato a monte, introducendo mini cariche esplosive all’interno dei cercapersone sviluppando al contempo la capacità di far deflagrare simultaneamente i dispositivi con un unico comando.
Il portavoce del governo libanese ha affermato che l’esecutivo ritiene Israele responsabile dell’attacco coordinato e lo considera una violazione della sovranità del Paese. Il consigliere di Nasrallah, Hossein Khalil, ha dichiarato che ora «il nemico dovrà aspettarsi tutto dal Libano dopo i crimini che ha commesso». L’ufficio del premier israeliano ha invece preso le distanze da un portavoce che sui social ha adombrato la responsabilità di Gerusalemme. Pochi minuti dopo Benyamin Netanyahu e il ministro della Difesa Gallant si sono riuniti nella fossa della Kyria, il bunker del ministero a Tel Aviv, per un incontro d’emergenza tra il governo e i vertici della sicurezza. I media israeliani hanno riferito di colloqui «drammatici», a cui hanno preso parte i direttori delle agenzie di intelligence riportando inusuali movimenti militari delle unità sciite. Sul tavolo, nel bunker, la risposta di Hezbollah alle esplosioni sincronizzate e le azioni dell’Idf per contrastarle.

09:51 – Idf, attacco aereo su strutture di Hezbollah nel sud del Libano
La scorsa notte le forze militari israeliane hanno identificato terroristi dell’ organizzazione Hezbollah che operavano in una struttura militare nella zona di Majdal Salem nel sud del Libano. Aerei dell’aeronautica militare hanno attaccato gli edifici eliminando i terroristi. Lo riferisce l’Idf affermando inoltre che i caccia hanno colpito anche edifici utilizzati dal gruppo terroristico a Odaisseh, Markaba, Blida, Maroun al-Ras e Chihine, nel Libano meridionale.

09:30 – Iran, “da Israele un cyber attacco terroristico da punire”. La condanna dal rappresentante di Teheran all’Onu
L’Iran ha condannato Israele dopo l’esplosione coordinata di cercapersone in dotazione a esponenti di Hezbollah in Libano e Siria che ha portato alla morte una ventina di persone e circa 4mila feriti, tra cui l’ambasciatore iraniano a Beirut, Mojtaba Amani. Il rappresentante della Repubblica islamica all’Onu, Saeed Iravani, ha definito la detonazione coordinata dei cercapersone un “cyber attacco terroristico” durante una sessione speciale dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, aggiungendo che “il regime di Israele deve essere ritenuto responsabile di tale aggressione e di tale crimine efferato”.

09:04 – Domani pomeriggio il discorso del leader di Hezbollah Nasrallah
Il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, terrà un discorso domani pomeriggio alle 17 ora libanese, le 16 in Italia. Nasrallah prenderà dunque la parola a seguito della raffica di esplosioni di cercapersone avvenute ieri in Libano e Siria, che hanno causato morti e feriti. Per le esplosioni Hezbollah ha accusato Israele.

08:23 – Gold Apollo, cercapersone esplosi prodotti da un’altra ditta a Budapest. Taiwan, “cercapersone prodotti dall’ungherese Bac”
I cercapersone coinvolti nelle esplosioni di ieri in Libano e Siria sono stati prodotti da un’azienda con sede a Budapest, in Ungheria, la BAC Consulting KFT. Lo riferisce la società taiwanese Gold Apollo, il cui marchio compare sui cercapersone esplosi. L’azienda taiwanese Gold Apollo ha riferito che i cercapersone esplosi acquistati da Hezbollah ed esplosi ieri in Libano e Siria sono stati prodotti dalla società ungherese Bac. Quest’ultima ha un accordo triennale con Gold Apollo, per usare il suo marchio per le vendite in determinate regioni.

07:43 – Media, Israele ha attivato il piano “per paura di essere scoperto”
Israele avrebbe attivato il piano messo a punto per far esplodere i cercapersone di cui erano in possesso i membri di Hezbollah “nel timore che il complotto stesse per essere scoperto dal gruppo terroristico”. A riferirne sono tre funzionari statunitensi citati da Axios. “Era una situazione in cui si rischiava di perdere le capacità non utilizzate”, ha dichiarato un funzionario statunitense illustrando le ragioni che hanno spinto Israele a compiere l’attacco ieri. Un ex funzionario israeliano citato da Axios ha poi spiegato che Israele aveva pianificato di ricorrere all’uso dei cercapersone esplosivi in apertura di un’eventuale guerra totale con il gruppo. Negli ultimi giorni tuttavia era emerso il timore che le trappole esplosive potessero essere scoperte. Due esponenti di Hezbollah, riferisce infatti il sito Al Monitor, citato da Axios, avrebbero recentemente espresso dubbi e si sarebbero insospettiti in merito ai dispositivi.

07:33 – Media, Israele ha informato gli Stati Uniti della fine dell’operazione cercapersone
Israele ha informato gli Stati Uniti sull’operazione in cui sono stati fatti esplodere i cercapersone in dotazione ai miliziani di Hezbollah in Libano e Siria, dopo la sua conclusione. Lo scrive l’Associated Press sul suo sito citando un funzionario statunitense che ha parlato a condizione di anonimato. Hezbollah ha incolpato Israele per le esplosioni, mentre l’esercito israeliano ha rifiutato di commentare, scrive l’Ap.

07:32 – Quattro soldati israeliani uccisi a Rafah
Quattro soldati israeliani sono rimasti uccisi, numerosi altri feriti durante i combattimenti che si sono svolti ieri nel sud di Gaza, a Rafah. A darne notizia – citando i nomi dei quattro giovanissimi militari e precisando che tra loro c’è la prima donna soldato ad essere uccisa durante l’offensiva di terra dell’IDF contro Hamas nella Striscia di Gaza – sono le Forze di Difesa israeliane. Nello stesso incidente in cui sono rimasti uccisi i quattro soldati, altri cinque militari sono rimasti feriti, tre dei quali in modo grave. Sale così a 348 il bilancio dei soldati israeliani uccisi nell’offensiva di terra contro Hamas a Gaza e nelle operazioni militari lungo il confine con la Striscia. In un altro incidente, un ufficiale di un’unità di ricognizione è stato gravemente ferito da colpi di RPG a Rafah, ieri, rende noto l’esercito israeliano, citato dal Times of Israel.

07:10 – Nyt, l’ambasciatore iraniano in LIbano ferito all’occhio
Mojtaba Amani, ambasciatore iraniano in Libano, ha perso un occhio ed è rimasto gravemente ferito all’altro ieri nell’esplosione del cercapersone che aveva con sé. A riferirne è il New York Times citando membri dei Guardiani della Rivoluzione secondo cui le ferite riportate dal diplomatico sono più gravi di quanto inizialmente riferito. Amani verrà trasferito a Teheran per le cure. Il quotidiano – citato dal Times of Israel – riporta anche la notizia di video circolati sui social che ritraggono Amani dopo la deflagrazione in una strada libanese.

06:40 – Hezbollah, “sostegno a Gaza continua, Israele pagherà”
“La Resistenza islamica in Libano continuerà, oggi come in tutti i giorni passati, le sue operazioni benedette a sostegno di Gaza, del suo popolo e della sua resistenza, e in difesa del Libano, del suo popolo e della sua sovranità. Questo percorso è in corso ed è separato dalla severa resa dei conti che il nemico criminale (Israele ndr.) deve affrontare per il massacro che ha commesso martedì contro il nostro popolo, le nostre famiglie e i nostri combattenti in Libano”. È quanto afferma il gruppo libanese Hezbollah in una dichiarazione diffusa via Telegram. “La resa dei conti è un’altra cosa e sicuramente arriverà”, assicura Hezbollah in riferimento alle esplosioni dei cercapersone avvenute ieri in diverse parti del Libano, per le quali il gruppo libanese accusa Israele e il cui bilancio è di almeno 11 morti e migliaia di feriti. “Quello che è successo ieri non farà che rafforzare la nostra determinazione e la nostra volontà di continuare sulla strada del jihad e della resistenza”, conclude Hezbollah.

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