19 Settembre 2024

L’obiettivo della visita resta anche da una parte sbloccare gli aiuti europei (500 milioni di euro) e almeno alcune rate dei quasi 2 miliardi di dollari messi sul tavolo dal Fmi; dall’altra strappare dal presidente Saied un po’ di flessibilità sulle riforme che il Fondo monetario internazionale pone come condizione e che il presidente tunisino rigetta come diktat inaccettabili

L’Italia sostiene la Tunisia nella trattativa con il Fondo monetario internazionale per la concessione di risorse finanziarie al governo di Tunisi. «Nel pieno rispetto della sovranità tunisina ho raccontato al presidente Saied degli sforzi che un Paese amico come l’Italia sta facendo per cercare di arrivare a una positiva conclusione dell’accordo tra Tunisia e Fmi, che resta fondamentale per un rafforzamento e una piena ripresa del Paese». Così la premier Giorgia Meloni in una dichiarazione registrata durante la sua visita ufficiale in Tunisia. «Abbiamo confermato a Saied il sostegno al bilancio tunisino» ha aggiunto la premier al termine degli incontro con il presidente della Repubblica di Tunisia, Kais Saied, al Palazzo presidenziale di Cartagine.
Il confronto fra le delegazioni, in formato ristretto, è durato circa un’ora e 45 minuti. La visita ufficiale di Meloni in Tunisia si concluderà con un incontro con la premier Najla Bouden Ramadan, al Palazzo del governo tunisino.

Pronta a tornare in Tunisia con von der Leyen
«Anche a livello di Ue – ha ricordato la presidente del Consiglio – l’Italia si è fatta portavoce di un approccio concreto per aumentare il sostegno alla Tunisia sia nel contrasto alla tratta di esseri umani e all’immigrazione illegale, ma anche per un pacchetto di sostegno integrato, di finanziamenti e di opportunità importanti a cui sta lavorando Bruxelles. Sono molto grata alla Commissione europea. Per accelerare l’attuazione di questo pacchetto dell’Ue ho dato al presidente Saied la mia disponibilità a tornare presto qui in Tunisia anche insieme alla presidente Ursula von der Leyen».

Ottimo lavoro con Tunisi, sbarchi diminuiti a maggio
Quanto alla pressione migratoria dal Nord Africa, Meloni ha posto l’accento sul fatto che «abbiamo fatto fin qui un ottimo lavoro insieme alla Tunisia, gli sbarchi in Italia sono sensibilmente diminuiti a maggio rispetto a marzo e aprile. Chiaramente siamo di fronte alla stagione più difficile da questo punto di vista, non possiamo che essere preoccupati per i prossimi mesi e riteniamo che si debba intensificare il nostro lavoro comune rafforzando la collaborazione con le autorità tunisine nell’attività di prevenzione soprattutto nella regione di Sfax, dal cui parte la gran parte dei migranti irregolari».

Pronti a far di più per le coste tunisine anche con l’Ue
«Noi – ha continuato Meloni – abbiamo già contribuito e contribuiamo alla capacità di gestione delle frontiere in Tunisia, siamo pronti a fare di più anche con il coinvolgimento dell’Unione europea, sul quale stiamo lavorando. Ma l’approccio securitario non è sufficiente se poi non si fa un lavoro importante che riguardi anche investimenti, sviluppo, formazione, i flussi di migranti regolari e la possibilità di offrire alle persone condizioni di vita migliori».

Ipotesi conferenza su migrazioni e sviluppo a Roma
«C’è anche l’ipotesi che abbiamo discusso con il presidente Saied di una conferenza internazionale a Roma sul tema della migrazione e dello sviluppo – ha aggiunto la leader di Fratelli d’Italia -, per cercare di mettere assieme tutte le necessità legate a un fenomeno che è sicuramente molto imponente e va affrontato a 360 gradi. Faremo del nostro meglio – ha aggiunto – per immaginare un evento di questo tipo nel minore tempo possibile».

Cooperazione su energia si rafforza con cavo sottomarino Elmed
Al centro del bilaterale anche il dossier energia. Secondo Meloni, «la cooperazione in materia energetica» tra Italia e Tunisia «si rafforza grazie al cavo sottomarino di collegamento elettrico Elmed: anche su questo l’Italia ha fatto un lavoro improtante perché fossero garantiti i finanziamenti». Il cavo Elmed «diventa una infrastruttura strategica che lega ulteriormente il destino delle nostre due nazioni» consentendo a Roma e Tunisi «di diventare degli hub di approvigionamento energetico per l’Europa e per i paesi africani», ha sottolineato la presidente del Consiglio.

La visita lampo
Nelle ultime settimane è calato il numero di migranti arrivati in Italia dalla Tunisia e dopo l’invito di Saied la visita di Meloni a Tunisi è stata organizzata in 48 ore: sono due segnali che generano ottimismo nel fronte italiano alla vigilia della missione della premier, una visita lampo in mattinata che ha un duplice obiettivo. Da una parte sbloccare gli aiuti europei (500 milioni di euro) e almeno alcune rate dei quasi 2 miliardi di dollari messi sul tavolo dal Fmi; dall’altra strappare da Saied un po’ di flessibilità sulle riforme che il Fondo monetario internazionale pone come condizione (la fine di alcuni sussidi su benzina e farina, il taglio della spesa per i dipendenti pubblici, per limitare il debito) e che il presidente tunisino rigetta come diktat inaccettabili.

Il timore per le nostre infrastrutture energetiche
Obiettivo della visita della premier è evitare il default del paese nordafricano che avrebbe conseguenze gravissime per l’Italia e non solo.In ballo oltre al “rischio esodo”, di cui già in questi ultimi mesi si è avvertita la pressione crescente con il moltiplicarsi degli sbarchi, c’è anche il timore per le nostre infrastrutture energetiche: il gas algerino, divenuto primo fornitore dell’Italia, passa infatti per quasi 400 chilometri attraverso la Tunisia prima di raggiungere il Mediterraneo e approdare in Sicilia allacciandosi alla rete nazionale. Meloni ne è ben consapevole. E non a caso ha più volte sollecitato l’intervento dell’Europa e del Fmi.

La questione dei flussi migratori
La visita è stata preceduta da un lavoro diplomatico che da mesi vede coinvolti la stessa premier e il ministro degli Esteri Antonio Tajani. «Oggi la Tunisia è in difficoltà – ha spiegato la presidente del Consiglio -. Vive una situazione molto delicata perché rischia un default finanziario e chiaramente se va giù il governo tunisino vivremo uno scenario assolutamente preoccupante. Ed è su questo scenario che lavoriamo». Dopo la telefonata di venerdì scorso, Meloni ha incontrato Saied e poi Najla Bouden Ramadan (anche lei prima donna premier nel suo Paese): in agenda le relazioni fra Italia e Tunisia (presto legate anche da un elettrodotto sottomarino di 200 chilometri), ma soprattutto gli aiuti internazionali e del tema, decisamente intrecciato, dei flussi migratori. L’incontro fra la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e il presidente della Repubblica di Tunisia, Kais Saied, al Palazzo presidenziale di Cartagine è durato circa un’ora e 45 minuti.

Il trilaterale con von der Leyen e il premier olandese Rutte
Quella dei flussi migratori è una questione su cui il presidente tunisino ha proposto una conferenza ad alto livello tra i Paesi interessati, fra Nord Africa, Sahel, Sahara e Mediterraneo. Da marzo il governo italiano denuncia l’allarme Tunisia con il timore di una catastrofe umanitaria, con 900mila potenziali rifugiati. «Il prossimo Consiglio Ue», a fine giugno, «deve agire subito», auspicava Meloni al G7: in Giappone ne ha parlato con il presidente francese Emmanuel Macron, con Kristalina Georgieva, direttrice generale del Fmi, e la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Qualche giorno dopo, al vertice della Comunità politica europea, ha avuto anche un trilaterale con la stessa von der Leyen e il primo ministro olandese Mark Rutte, che sul dossier migranti ha una linea vicina a quella di Meloni, e non ha escluso la possibilità di un viaggio insieme in Africa. Così nasce questa missione italiana ( nota a tutte le cancellerie Ue), nuova tappa africana dopo Algeria e Libia.

Il piano Mattei
Un percorso anche legato al Piano Mattei, che sarà presentato a ottobre. La gestione del dossier Tunisia può diventare emblematico. L’Fmi continua a tenere bloccato il finanziamento di circa 2 miliardi di dollari (approvato ad ottobre) a causa delle scarse garanzie offerte da Saied sia sul fronte delle riforme che del rispetto delle regole democratiche.

La politica pragmatica di Meloni
«Ma siamo sicuri che questa rigidità sia la strada migliore? Se questo governo va a casa noi abbiamo presente quali possano essere le alternative? Credo che l’approccio debba essere pragmatico, perché altrimenti noi rischiamo di peggiorare situazioni che sono già compromesse», ha detto Meloni al G7. Da Tunisi è arrivato il plauso del ministro degli Esteri Nabil Ammar che ha definito la posizione italiana «intelligente e costruttiva». La speranza italiana è che da Tunisi arrivi un segnale rassicurante sulla volontà di un accordo equilibrato. Ed è con questi presupposti che Meloni incontrerà Saied.

Il ruolo del presidente Saied
Saied è a capo dell’unico Paese uscito dalle primavere arabe con una democrazia, però sempre più fragile. Ha risposto a muso duro a quelle cancellerie che hanno criticato l’arresto dello storico leader del partito islamico tunisino, Ennhadha Rached. Il tema dei diritti civili non è estraneo alle tensioni che hanno frenato i finanziamenti del Fmi. In Tunisia, dice Patrick Zaki a Repubblica, «è evidente una preoccupante deriva verso la dittatura».

La partita giocata da Berlino
Ma sulla vicenda tunisina decisivo sarà anche il ruolo che vorrà giocare la Germania. Giorgia Meloni la prossima settimana riceverà a Roma il cancelliere tedesco Olaf Scholz. L’incontro sarà chiarificatore. Da Berlino in questi mesi sono arrivati segnali incoraggianti, in particolare sulla necessità di intensificare gli sforzi, anche finanziari, verso i Paesi che sono al centro dell’emergenza migratoria tra cui, ovviamente la Tunisia ma anche la Libia.

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