19 Settembre 2024
salvini meloni

A Palazzo Chigi nessun timore sui tecnici. L’irritazione per gli strappi del segretario leghista. La linea della leader sugli equilibri di governo: non ci sarà un rimpasto

Non hanno paura dei tecnici, Giorgia Meloni e i suoi fratelli. O almeno, così raccontano. E quando ne parlano tra loro, sorridono e ridono della «disperazione di parte della sinistra» che spera di vederli cadere. «È il solito cinema», ha dichiarato al Corriere il ministro e cognato Francesco Lollobrigida e la leader di FdI condivide sia il merito sia il tono della risposta. Perché lo spread «quando a Palazzo Chigi arrivò Draghi era più alto che adesso», ricorda in queste ore Meloni ai collaboratori e li sprona a rispondere per le rime: «L’opposizione ci fa un grosso favore, questi attacchi finiranno per rafforzarci molto».
Se la premier e i suoi fedelissimi respingono spavaldi l’ipotesi di un attacco dei mercati che possa terremotare la maggioranza e aprire la strada a un nuovo governo, è perché sono convinti di aver analizzato ogni possibile scenario alternativo. La conclusione a cui sono arrivati è che «l’opposizione non c’è» e soprattutto, non si vede all’orizzonte un’altra coalizione che possa dar vita a un esecutivo non guidato da Giorgia Meloni. «La sinistra che trama contro l’Italia non vince mai le elezioni», esorcizza i fantasmi Tommaso Foti.
Quando poi gli inquilini di Palazzo Chigi allargano lo sguardo oltre l’orizzonte dell’Italia, il cielo ai loro occhi appare ancor più sgombro di nubi. Un ministro la spiega così: «Noi siamo l’unica garanzia per il blocco atlantico, dall’Europa alla Casa bianca. Quale maggioranza potrebbe dare più rassicurazioni del governo Meloni? Forse il Pd di Schlein e i 5 Stelle di Conte?».
I meloniani non sembrano credere a un complotto internazionale, ma sono ben felici che la suggestione continui ad agitare i palazzi. Il vero destinatario degli avvisi della premier, oltre a una parte dell’informazione, è infatti Matteo Salvini. Da giorni la leader di FdI, che nel partito descrivono «fuori dalla grazia del cielo con Matteo», cercava un modo per stoppare una volta per tutte i quotidiani strappi del segretario leghista. Finché le ricostruzioni sullo spread che può spianare la strada ai tecnici le hanno offerto l’occasione per far capire agli alleati che, per quanto Meloni non coltivi questa tentazione, «se salta il tavolo si va a votare». E se qualcuno spera che FdI possa spaccarsi per sostenere un altro premier che scongiuri le elezioni anticipate, per lei ha sbagliato i conti. «Quelli che non mi seguirebbero all’opposizione sono pochissimi», spera Meloni e si dice sicura che il suo partito, attaccando da fuori i nuovi arrivati, volerebbe «oltre il 30%».
Gli avvertimenti a Salvini non finiscono qui. Lollobrigida ha in sostanza ricordato al ministro dei Trasporti che un vicepremier non può «scaricare le responsabilità» sul governo di cui fa parte. E un altro messaggio spedito all’indirizzo di via Bellerio riguarda l’invocazione di un rimpasto. «I numeri parlamentari saranno gli stessi anche dopo le Europee», è la replica sottovoce dei meloniani, per nulla favorevoli a cedere ai leghisti uno o più ministeri. La premier lo ha spiegato più volte alla sua squadra e potrebbe ribadirlo nel prossimo Cdm: «Voglio guidare il primo governo che dura 5 anni». E anche se Daniela Santanchè fosse costretta a lasciare per i problemi giudiziari delle sue aziende, la linea è decisa: «Ci sarà un nuovo ministro del Turismo, ma niente rimpasti».

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