La decisione al ritorno da Bruxelles. E la premier si commuove davanti alla comunità ebraica
Nell’aereo che la riporta a Roma da Bruxelles, giovedì scorso, Giorgia Meloni ha già preso una decisione. A margine del Consiglio europeo il commissario Paolo Gentiloni ha fatto presente che mantenere nella manovra di Bilancio, anche se decurtata, una misura sui contanti e sul Pos, avrebbe significato compromettere gli obiettivi già raggiunti con il Pnrr, quindi mettere a rischio la seconda tranche di finanziamenti già corrisposti all’Italia.
Dovranno passare ancora due giorni perché la notizia diventi pubblica, ma la presidente del Consiglio ha già deciso che « Quello che per l’opposizione è il pasticcio del Pos, per il governo è solo un passo falso senza grandi ricadute politiche. Gentiloni ha spiegato al governo italiano che il rischio di un intervento della Corte dei Conti europea, sul punto, era più che reale. Quando alle tre di notte di domenica, in Commissione Bilancio alla Camera, si scopre che l’emendamento sul Pos è scomparso a Bruxelles erano già stati informati, mentre la fibrillazione di un Parlamento che deve fare gli straordinari, come le accuse delle opposizioni sulle ennesime modifiche alla manovra, vengono derubricati da Palazzo Chigi come dinamiche fisiologiche, prevedibili di fronte alla corsa contro il tempo che questa finanziaria è stata sin dal primo giorno.
Ieri pomeriggio, quando Meloni rimarca che il governo sta continuando a lavorare alle misure economiche, il dietrofront sul Pos è già scomparso dai radar. Nessun ministro la mette nero su bianco ma circola un’altra ricostruzione, quella del tetto all’uso del pagamento elettronico era una battaglia che in primo luogo si era intestata la Lega di Salvini. E «Giorgetti per settimane ha assistito allo sgretolamento della misura senza muovere un passo», raccontano nel governo, come se tutti sapessero in anticipo che sarebbe finita su un binario morto. Si è solo atteso, sembra di capire, che la Commissione passasse da una raccomandazione a un vero stop.
Ieri Meloni ha ricevuto minacce durante una manifestazione a Bologna. «Giorgia occhio al cranio», una delle scritte comparse in strada. «Non ci facciamo intimidire», è stata la reazione della premier, che ieri ha anche partecipato a Roma alla cerimonia di Hannukah, l’accensione rituale del candelabro ebraico.
Alla sua prima visita al Tempio della Capitale la presidente del Consiglio ha pronunciato un intervento breve ma molto sentito: «L’identità non è escludente e nessuno come il popolo ebraico ne è la dimostrazione più cristallina. Siete parte fondamentale dell’identità italiana — ha detto la premier —. Essere fieri della propria storia non impedisce di contaminare e contaminarci e per questo l’identità ebraica è anche parte della mia, solo quando si è consapevoli di chi si è, si è in grado di guardarsi intorno senza paura e questo voi sapete rappresentarlo in modo straordinario, come sta accadendo anche in Ucraina», ha concluso Meloni annunciando che nei prossimi mesi farà un viaggio in Israele. Si è commossa: «Noi femmine, noi mamme in particolare, facciamo questa cosa di essere troppo sensibili…». Per la presidente della Comunità ebraica di Roma, Ruth Dureghello, Meloni con le sue parole «contribuisce a contrastare le ambiguità sul fascismo e le sue responsabilità».