19 Settembre 2024
giorgia meloni

giorgia meloni

Pressing su Tunisi dall’Italia e torna l’idea di impiegare la Marina militare. Tajani: «Le parole e le normali iniziative di contrasto non bastano più, bisogna passare velocemente ai fatti»

La pressione sull’Italia aumenta, i numeri degli sbarchi e dei morti annegati colpiscono l’opinione pubblica e il decreto flussi, approvato tra le polemiche a Cutro, non può frenare l’esodo dalle coste africane. In questo quadro a tinte drammatiche, Giorgia Meloni convoca un vertice su immigrazione e sicurezza con i servizi segreti. L’allarme è altissimo, le cifre della disperazione sono triplicate rispetto ai primi mesi del 2022. E il governo deve trovare il modo di mettere un freno alle partenze, con urgenza ed efficacia. «Le cifre degli arrivi sono impressionanti, con la bella stagione il problema può solo aggravarsi — apre i lavori una Meloni “preoccupatissima” — Se l’Europa non si muove e continua a lasciarci soli, quest’estate sarà un’invasione».
È Antonio Tajani a illustrare le «contingenze gravissime» che mettono a rischio la sicurezza dell’Italia: dalla guerra in Ucraina al terremoto in Turchia e Siria, dall’esodo che interessa l’Africa sub-sahariana al collasso della Tunisia. Il coordinatore di FI, collegato in video da Israele, suggerisce alla premier di alzare la voce a Bruxelles e sprona a far presto: «Le parole e le normali iniziative di contrasto non bastano più, bisogna passare velocemente ai fatti». La direttrice del Dis Elisabetta Belloni e il direttore dell’Aise Giovanni Caravelli richiamano l’attenzione sulla Tunisia, che soffre una devastante crisi economica e politica. Il presidente Kais Saied vuole chiudere le porte all’immigrazione irregolare che arriva dall’Africa sub-sahariana e in migliaia puntano verso l’Italia. Ecco perché Meloni chiede agli Usa di non bloccare il finanziamento da un miliardo del Fmi a Tunisi e i servizi segreti premono sulle autorità locali perché ricomincino a pattugliare il mare. «Se la Tunisia esplode arriveranno mille persone al giorno», è la grande paura di Tajani.
Al fianco di Meloni, che domani risponderà al question time della Camera, ci sono il sottosegretario Mantovano, il ministro dell’Interno Piantedosi, il vicepremier Salvini in videocollegamento e il ministro Crosetto, responsabile della Difesa. Un intervento dopo l’altro, la strategia comincia a delinearsi. Bisogna scuotere l’immobilismo della Ue e riaprire il confronto diplomatico con la Libia. «Ed è arrivata l’ora di coinvolgere l’Onu», concordano i leader, convinti che la prima cosa da fare sia «distruggere le barche in partenza». E torna l’idea di ripristinare in Parlamento la norma sulle navi militari che era stata cancellata in corsa, poche ore prima del Cdm in Calabria. Salvini si era opposto e Crosetto aveva accettato lo stralcio, ma con il boom di sbarchi Meloni ritiene necessario rafforzare il coordinamento della sorveglianza marittima per individuare i barconi in acque extraterritoriali, impiegando le navi (e i radar) della Marina militare.
Dai dati allarmanti dell’intelligence i flussi che dalla Turchia puntano dritto verso Calabria, Sicilia e Puglia sono in forte aumento, a causa dell’attivismo di organizzazioni criminali curde e pakistane che usano il web per pubblicizzare i loro servizi. La premier e i ministri concordano sulla necessità di agire a tutto campo, a livello politico e diplomatico, per premere sulla Commissione europea. Le parole di attenzione di Michel e von der Leyen sono «molto importanti», ma ora «servono le azioni» e Meloni si aspetta che il 23 e 24 marzo al Consiglio Ue «l’Unione batta finalmente un colpo». Servirebbe una nuova missione di pattugliamento e salvataggio come fu Sophia, l’operazione militare a regia europea lanciata nel 2015 e chiusa nel 2020.
Con il governo in difficoltà evidente, nella maggioranza hanno cominciato ad alzarsi voci su un possibile complotto internazionale. Un «ricatto» politico ed economico per mettere in difficoltà il Paese che ha rafforzato le pene contro gli scafisti e i mafiosi del mare. «Molti immigrati arrivano da aree controllate dalle truppe di Wagner — assicura Tajani — Non vorrei ci fosse anche un tentativo di spingere i migranti verso l’Italia». La temibile brigata di mercenari russi al soldo di Mosca è attiva in alcuni Paesi africani e anche di loro si è parlato con i servizi segreti, come una delle possibili cause dell’aumento degli sbarchi. Crosetto ci vede «una strategia chiara di guerra ibrida» e di ritorsione contro l’Italia: infuocare il fronte Sud dell’Europa e colpire le «scelte geostrategiche chiare e nette» del nostro Paese.

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