20 Settembre 2024

Fonte: La Stampa

di Alessandro Barbera

La Cancelliera tedesca cita le «lezioni dimenticate della storia» e «I sonnambuli» di Christopher Clark, il libro che raccontò come l’Europa scivolò quasi senza accorgersene nella prima guerra mondiale

 

Fuori splende il sole. Gli elicotteri della sicurezza americana volano sulle montagne di Davos per preparare l’arrivo del presidente. La notizia dei nuovi dazi contro la Cina non hanno sorpreso nessuno, ma confermano che sulla questione commerciale Donald Trump fa sul serio. Angela Merkel ha già fatto sapere che non lo incontrerà, e la ragione la si intuisce dopo la prima riga del suo intervento al World Economic Forum. Giacca azzurra d’ordinanza, sorridente, Merkel sale sul palco blu, apre la cartellina nera e legge tutto d’un fiato il discorso in tedesco. «Noi crediamo che l’isolazionismo non ci faccia andare avanti, dobbiamo cooperare, il protezionismo non è la risposta giusta». Che i due non si amassero lo si era capito sin dall’inizio. Due storie, due visioni e caratteri troppo diversi: lei politica, figlia di un pastore protestante, lui spregiudicato uomo d’affari. Il solco lo approfondiscono le circostanze: la Merkel va cercando una nuova legittimazione in patria, e tornerà ad essere Cancelliera con pieni poteri solo a primavera con il sostegno determinante dei socialdemocratici dell’Spd.
Mentre Merkel sale sul palco sta uscendo Paolo Gentiloni, con il quale idealmente si scambia il testimone. Alle 17.30 a Davos ci sarà anche Emmanuel Macron. Per un soffio il fondatore Klaus Schwab non riesce ad organizzare un dibattito fra i tre. Merkel abbraccia Gentiloni fra i fotografi, come a voler sottolineare l’unità di intenti dei principali azionisti dell’Unione. «Nel mondo c’è troppo egoismo nazionale. Fin dai tempi dell’Impero Romano e della Grande Muraglia sappiamo che limitarci a rinchiuderci non aiuta». Come accadeva spesso nei mesi bui della crisi dell’eurozona nel 2011, Merkel cita le “lezioni dimenticate della storia” e “I sonnambuli” di Christopher Clark, il libro che raccontò come l’Europa scivolò quasi senza accorgersene nella prima guerra mondiale. «Dobbiamo assumerci maggiori responsabilità, dobbiamo prendere il destino nelle nostre mani». Merkel lamenta che l’Europa si è mostrata troppo esitante sull’Isis, le crisi in Africa e la guerra in Siria.
Il discorso della Merkel è così progressista da risultare quasi sospetto: “Il populismo di destra è veleno per l’Europa”. La Cancelliera dice che occorre andare avanti con l’integrazione europea, con l’unione bancaria e una difesa comune. Tutti progetti «incoraggiati dall’elezione di Macron, il quale ha dato all’Unione nuovo impeto». Infine Merkel chiede la creazione di un “mercato unico digitale”. Ne fa anzitutto una questione di sicurezza per gli europei: “Siamo sottoposti a una forte pressione, le grandi società statunitensi hanno accesso ai nostri dati”. E oggi “i dati sono le materie prime del ventunesimo secolo. Chi li possiede?” Già: chi li possiede?

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