22 Novembre 2024

Fonte: La Stampa

Appello di Germania, Francia e Gran Bretagna per non fare naufragare l’intesa dopo l’annuncio di Teheran sull’uranio

Dopo tre giorni di silenzi e dichiarazioni generiche, spunta la prima netta presa di posizione europea sui recenti sviluppi in Medio Oriente, in seguito al raid Usa che venerdì ha ucciso il generale iraniano Qassem Soleimani. Nelle prime ore di lunedì è arrivata una dichiarazione congiunta che chiede una «de-escalation» delle tensioni nella regione, ma non si tratta di una presa di posizione ufficiale a nome dei 28 Paesi Ue. Sul documento c’è soltanto la firma di Germania, Regno Unito e Francia, i tre Paesi europei che nel 2015 hanno sottoscritto l’accordo sul nucleare iraniano (Jcpoa). È questo il motivo dell’assenza italiana. A nome degli altri 25 restano solo le dichiarazioni diffuse venerdì da Charles Michel (presidente del Consiglio europeo) e da Josep Borell (Alto Rappresentante per la politica estera Ue) che non menzionano né l’Iran né gli Stati Uniti.
Il «pretesto» che ha portato la diffusione del documento firmato dal gruppo E3 (Francia, Germania e Regno Unito) è stato l’annuncio di Teheran di non voler rispettare i limiti imposti dal Jcpoa ed è frutto di un giro di chiamate tra le tre capitali. Angela Merkel (che sabato volerà a Mosca per incontrare Vladimir Putin), Emmanuel Macron e Boris Johnson chiedono all’Iran di «astenersi da azioni violente» e di «tornare a rispettare i propri impegni nel quadro del Jcpoa». Il ministro tedesco degli Esteri, Heiko Maas, in mattinata ha detto senza mezzi termini che l’annuncio iraniano «può essere il primo passo verso la fine di questo accordo, il che sarebbe una grande perdita». In giornata sono previsti nuovi contatti fra i tre Paesi europei firmatari del Jcpoa «per decidere come reagire». Anche Borrell, attraverso un tweet, ha detto che l’Ue «deplora profondamente» il recente annuncio di Teheran.
Al di là della questione nucleare, nel documento degli E3 c’è anche un esplicito riferimento ai fatti dei giorni scorsi e le parole usate riposizionato le tre capitali europee al fianco degli Stati Uniti, dopo le lamentele del segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, per il silenzio europeo dei primi giorni. Nella dichiarazione emerge la preoccupazione «per il ruolo negativo giocato dall’Iran nella regione, in particolare dalle forze di Al Qods sotto l’autorità del generale Soleimani».
Per gli Stati Uniti c’è solo un invito indiretto a non gettare ulteriore benzina sul fuoco attraverso un «appello a tutte le parti ad agire con moderazione e responsabilità». Anche su questo si è spinto un po’ più in là il ministro Heiko Maas, dicendo che «le minacce (americane, ndr) di sanzionare l’Iraq non aiutano». Anche il comunicato di Parigi, Berlino e Londra, seppur in modo indiretto, fa un riferimento alla possibilità che Baghdad espella i militari stranieri dicendo che «la lotta all’Isis resta prioritaria» e che dunque «la preservazione della coalizione è necessaria». «Siamo pronti al dialogo con tutte le parti – conclude la nota – per contribuire a far calare la tensione e a ristabilire la stabilità nella regione».

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