25 Novembre 2024

Le due paginette scritte a Via XX Settembre smontano tutte le ragioni che fin qui hanno impedito a tre governi (Conte-2, Draghi e Meloni) di portare la ratifica in Parlamento dove l’ampia ala sovranista di FdI e Lega vede il Mes come il fumo negli occhi

No, la riforma del Mes non spinge verso la ristrutturazione del debito. E no, non aumenta nemmeno il rischio percepito dai mercati sui nostri titoli di Stato. Anzi, «sulla base dei riscontri ricevuti da analisti e operatori di mercato, è possibile che la riforma del Mes, nella misura in cui venga percepita come un segnale di rafforzamento della coesione europea, porti ad una migliore valutazione del merito di credito degli Stati aderenti».
Parola del ministero dell’Economia, che questa mattina ha trasmesso alla Camera la valutazione chiesta dal presidente della Commissione Esteri, l’ex ministro Giulio Tremonti, sulla ratifica del Trattato in discussione con i disegni di legge presentati da Luigi Marattin (Italia Viva) e Piero De Luca (Pd).
Il documento preparato dai tecnici del ministero guidato da Giancarlo Giorgetti non contiene nulla di particolarmente rivoluzionario. Anzi mette in fila una serie di elementi piuttosto ovvi quando ricorda che Moody’s, Fitch e S&P Global Ratings «conferiscono al Mes la tripla A o valutazione equivalente», quella che i nostri BTp vedono lontanissima dalla tripla B (o valutazione equivalente) che li caratterizza. O quando sottolinea che «dalla ratifica del suddetto accordo non discendono nuovi o maggiori oneri» per la finanza pubblica e che «non si rinvengono nell’Accordo modifiche tali da far presumere un peggioramento del rischio». Del resto, «non si ha notizia che un peggioramento del rischio del Mes sia stato evidenziato da altri soggetti», perché il dibattito sul tema non ha mai varcato i confini italiani.

Smontate le ragioni del no
Nella loro banalità però le due paginette scritte a Via XX Settembre smontano tutte le ragioni che fin qui hanno impedito a tre governi (Conte-2, Draghi e Meloni) di portare la ratifica in Parlamento dove l’ampia ala sovranista di FdI e Lega vede il Mes come il fumo negli occhi.

De Luca (Pd): «Non ci sono più scuse»
Il Pd attacca. «Non ci sono più improbabili scuse dietro cui nascondersi o giochini delle 3 carte da fare – sottolinea il capogruppo Dem in commissione Politiche Ue alla Camera Piero De Luca -. Anche il Ministero dell’Economia e Finanze conferma quello che noi diciamo da mesi. Ratificare la riforma del Mes non presenta alcun rischio, ma anzi produce effetti positivi. Da un lato, rafforza la coesione europea, dall’altro, migliora addirittura la valutazione del merito di credito degli Stati aderenti. Insomma la ratifica dell’accordo di riforma conviene all’Italia.Si arrivi presto in Aula, come abbiamo chiesto, per votare la proposta di legge a nostra prima firma, e si chiuda questo balletto indecente che rischia di indebolire l’eurozona e mina gravemente la credibilità del nostro Paese in Europa».

Commissione Esteri si dà 24 ore: «Chiesta audizione Giorgetti»
Intanto la Commissione Esteri di Montecitorio si è data 24 ore di tempo per esaminare la lettera del Mef. «La Commissione – ha spiegato Emanuele Loperfido, deputato di Fdi e membro della Esteri - ha chiesto l’audizione del ministro Giorgetti per approfondire la questione, il ruolo della Commissione è quello di valutare. Nell’interesse di tutti ci si è dati 24 ore. Sia la maggioranza che l’opposizione avranno modo di approfondire il tema, domani valuteremo», ha concluso Loperfido.

Mes alla Camera il 30 giugno
Il problema è che ora in Parlamento il Mes è arrivato, con i due Ddl di ratifica, e dovrebbe affacciarsi in Aula alla Camera il 30 giugno per l’avvio di una discussione generale che la maggioranza vorrebbe allungare per non spaccarsi (Fi ha da tempo annunciato il proprio voto a favore) su un tema di scarsissima rilevanza pratica, ma esplosivo sul piano politico domestico e comunitario mentre il Governo italiano cerca alleati per modificare la riforma del Patto di stabilità.

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