19 Settembre 2024

Fonte: La Repubblica

Quasi azzerato il traffico dalla Libia, si è riaperta la rotta dal Paese vicino. Impossibile spedirli indietro: ricevono un foglio di via e spariscono

Dopo settimane passate a bivaccare tra i padiglioni dell’hotspot e a razziare bottiglie di alcolici e contanti in negozi e hotel dell’isola, alla vigilia delle celebrazioni del 3 ottobre li hanno stipati sulla nave norvegese Olympic Commander e li hanno sbarcati al porto di Messina. Con un foglio di via ma liberi. I più intraprendenti sono scesi tra due ali di polizia facendo il segno di vittoria per essere riusciti ad evitare il rimpatrio e si sono diretti verso la stazione. Hanno sette giorni di tempo per lasciare l’Italia ma, va da sé, nessuno lo farà e andranno ad ingrossare quell’ormai non più piccolo esercito di nuovi irregolari tunisini che, da due mesi a questa parte, sbarcano a ritmo quotidiano sulle coste della Sicilia. Almeno quattromila, numero per difetto, se si considera che più della metà di chi arriva sulla rotta Tunisia-Sicilia sparisce senza essere intercettato né a mare né a terra, non ha diritto a chiedere la protezione internazionale, è destinato all’espulsione ma sa di avere buone chance di non essere rimpatriato.
L’allarme lanciato due settimane fa dal nuovo sindaco di Lampedusa Salvatore Martello, e ribadito ieri dal primo cittadino di Pozzallo Roberto Ammatuna dopo l’ultimo sbarco, va ben al di là di un problema di ordine pubblico nei centri degli hotspot alle prese con le intemperanze di questi migranti, buona parte dei quali pregiudicati, alcuni scarcerati per un recente indulto, sicuramente destinati a non entrare mai nel circuito dell’accoglienza. Dietro l’allarme si nasconde una preoccupazione: quella che, tra le fila di queste centinaia di tunisini tornati improvvisamente a sbarcare sulle nostre coste come accadde nei mesi della Primavera araba del 2011, possano nascondersi soggetti in contatto con il terrorismo internazionale. Al Viminale c’è la piena consapevolezza che dalla Tunisia arriva il maggior numero di foreign fighters in Europa, da qui la decisione di accendere un riflettore su questi “sbarchi fantasma” che rischiano, per numeri e frequenza, di far saltare il collaudatissimo meccanismo dei controlli negli hotspot. A cominciare dai rimpatri che, seppur previsti dall’accordo bilaterale con la Tunisia, possono essere effettuati per numeri contingentati, non più di 30 a settimana. E se si considera che negli ultimi dieci giorni di tunisini ne sono sbarcati più di 500 si comprende perché nei confronti dei 380 tenuti per settimane nel centro di accoglienza di Lampedusa non c’è stato altro da fare che emettere un decreto di espulsione e ordinare loro di abbandonare l’Italia entro sette giorni.
Il primo atto è stato la convocazione della commissione italo-tunisina per cercare di capire cosa ci sia dietro a questo esponenziale aumento di partenze dalle spiagge di Sfax e Biserta. Ed è ben più di un sospetto che, dopo gli accordi con la Libia, possa trattarsi di una forma di pressione che Tunisi sta mettendo in atto per poi battere cassa.
In Sicilia l’allarme è alto: il sindaco di Lampedusa Martello è stato convocato per martedì al Viminale da Minniti, quello di Pozzallo Ammatuna ha scritto una lettera al ministro dell’Interno: “Manifesto i miei timori sugli ultimi sbarchi avvenuti che sembrano evidenziare l’arrivo non solo di persone che fuggono dalla guerra e dalla miseria, ma anche di delinquenti. Il fenomeno migratorio che parte dalla Tunisia desta preoccupazioni per possibili infiltrazioni di potenziali soggetti appartenenti a cellule jihadiste. Proprio tra quelli arrivati con l’ultimo sbarco di oltre 150 tunisini in dieci hanno tentato la fuga, successivamente ricondotti all’hotspot dalle forze di polizia. È un episodio increscioso, che desta tra i miei concittadini allarme sociale e preoccupazione di cui mi faccio portavoce, in una città che ha sempre affrontato la questione migranti con spirito di accoglienza”.
Un allarme condiviso dal procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio che ha chiesto a polizia e carabinieri di monitorare con estrema attenzione un fenomeno che ritiene “pericoloso” proprio per il rischio che “tra questi migranti possano arrivare soggetti legati al terrorismo internazionale”.

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