Il presidente del Partito popolare europeo: «Subito un intervento per la Tunisia. Senza altre soluzioni, pronti a costruire i muri ai confini della Ue»
«Sulla migrazione servono misure concrete di solidarietà verso l’Italia da parte degli altri Paesi Ue. Per questo il gruppo del Ppe ha chiesto questa settimana un dibattito speciale al Parlamento Ue per cercare solidarietà verso l’Italia». Parla Manfred Weber , presidente e capogruppo al Parlamento Ue del Partito popolare europeo, che da mesi si sta spendendo in prima persona per l’alleanza guidata da Giorgia Meloni.
Roma ha dichiarato lo stato di emergenza. L’Ue come può aiutare l’Italia?
«Stiamo andando incontro a un’altra grande crisi migratoria in Europa. Ed è per questo che il Ppe sostiene pienamente il governo italiano nel dare priorità a questo tema a livello europeo. Abbiamo bisogno di azioni comuni e ci rammarichiamo molto del fatto che da parte della Commissione e degli Stati Ue non ci siano molta consapevolezza, né ascolto né molta azione verso un problema serio».
Pensa che il piano presentato da von der Leyen in febbraio non sia abbastanza?
«Il piano è buono, ma siamo in ritardo nell’attuazione. La gestione congiunta del fenomeno con i Paesi del nord Africa non deve essere vista solo come uno sforzo italiano per fermare la partenza dei barconi. Servono subito accordi di riammissione chiari con i Paesi di origine. Per anni la Commissione li ha promessi, deve accelerare. Se un migrante non ha diritto alla protezione deve tornare a casa».
Roma è stata lasciata sola?
«A livello Ue la solidarietà non funziona. Ringrazio il governo italiano per il modo in cui accoglie i migranti e cerca di salvarli e aiutarli. Quando abbiamo un numero così alto di arrivi e il governo italiano cerca di gestire le cose in modo serio, gli altri Paesi come la Germania e la Francia devono aiutare. Il governo tedesco e francese, ma anche gli altri, non possono stare a guardare, devono portare volontariamente i migranti con un diritto di asilo sul loro territorio».
Mercoledì il Ppe presenterà un emendamento al bilancio Ue 2024 per finanziare la costruzione di muri alle frontiere esterne dell’Ue. Perché?
«I muri dovrebbero essere un’eccezione, l’ultima risposta, ma se non è possibile fermare in un altro modo l’immigrazione clandestina, allora bisogna anche essere pronti a costruire le recinzioni. Tutti i Paesi con un confine esterno ne stanno erigendo: la Grecia con la Turchia, la Polonia e la Lituania con la Bielorussia, la Finlandia con la Russia quando ancora il governo era socialista, la Spagna a Ceuta e Melilla. Il Ppe pensa che l’Ue debba finanziare queste recinzioni perché non si tratta di proteggere i confini nazionali ma quelli europei».
Come aiutare l’Italia?
«La frontiera marittima è estremamente complicata perché la priorità in mare è salvare vite umane ed è quello che stanno facendo le autorità e la Guardia costiera italiana. Per questo le ringrazio. Insieme dobbiamo stabilizzare la rotta del Mediterraneo. Serve un piano europeo, la Commissione Ue e gli Stati membri devono presentare al prossimo Consiglio europeo una proposta concreta per la Tunisia. L’abbiamo già fatto anni fa con il piano Ue per la Turchia, per il quale abbiamo speso circa 6 miliardi. Serve uno sforzo simile con i nostri partner del Nord Africa».
La Commissione Ue ha torto nel non voler finanziare la costruzione di recinzioni?
«Non c’è alcun problema legale, condivido l’opinione del presidente Michel, è una questione politica ed è per questo che discuteremo e voteremo al Parlamento Ue. Penso che gli altri partiti, come i liberali, i socialisti e i verdi, debbano spiegare perché costruiscono recinzioni a livello nazionale ma al Parlamento Ue votano contro e questo per me non è serio».
Domani la presidente von der Leyen parlerà in plenaria delle relazioni Ue-Cina. C’è un problema di unità nell’Ue?
«L’intervista di Macron è stata un disastro, ha reso evidente la grande spaccatura all’interno dell’Ue nel definire un piano strategico comune verso Pechino. Al prossimo Consiglio europeo di giugno i leader dovranno discuterne e trovare un’intesa».
È d’accordo con la posizione di Macron sull’autonomia strategica dell’Ue?
«Da un lato è vero che è necessaria una maggiore indipendenza ma dall’altro l’export è chiave per l’Ue. Oltre all’autonomia strategica, serve la disponibilità a costruire accordi di libero scambio con il mondo libero».
L’Ue dovrebbe prendere le distanze dalle tensioni sino-americane su Taiwan come dice Macron?
«L’Ue deve avere una voce forte definita dall’interesse europeo. Ma in un momento in cui ci sono navi da guerra cinesi sulle coste di Taiwan, le parole di equidistanza di Macron sono state un disastro e hanno indebolito l’Ue. Ora i Paesi dell’Est saranno più allineati con Washington che con Parigi o Berlino».