22 Novembre 2024

Fonte: La Stampa

di Marco Bresolin

Il rapporto: i ritardi sui ricollocamenti dipendono anche dalle procedure italiane

L’Italia “non può farcela da sola” a gestire i flussi migratori. Da un lato perché sono massicci (più di 180 mila arrivi nel 2016, di cui 25 mila minori non accompagnati), dall’altro perché il sistema italiano presenta molte “debolezze”. È un rapporto del Consiglio d’Europa ad elencare le criticità del sistema Italia, puntando il dito sulle procedure di identificazione, sul sistema di accoglienza e sulla gestione dei rimpatri. Strasburgo riconosce che gli altri Paesi Ue (e non) dovrebbero fare di più sul fronte dei ricollocamenti, accogliendo i richiedenti asilo dall’Italia, ma riconosce che anche il nostro Paese ha le sue colpe: ci sono troppi ostacoli procedurali.
Il report è frutto di una missione realizzata in Italia tra il 12 e il 21 ottobre da Tomas Bocek, rappresentante speciale del Consiglio per le migrazioni e i rifugiati. Va detto che la fotografia scattata in autunno non tiene conto dei provvedimenti adottati dal governo Gentiloni, in particolare dal ministro dell’Interno Marco Minniti, e nemmeno della nuova legge sui minori non accompagnati. E infatti il Consiglio scrive nero su bianco che “il sistema di custodia legale per i minori non accompagnati non funziona”. Gli hotspot sono infatti “luoghi inadatti a garantire le loro necessità”. Inoltre, a causa della mancanza di standard unici, le condizioni “variano da centro a centro” e in alcuni di questi ci sono “dubbi sul rispetto dei diritti umani”. C’è anche un rischio di “corruzione” da parte dei servizi privati che gestiscono i centri, per questo serve un maggiore monitoraggio. In sintesi: in Italia “la capacità di accoglienza dei richiedenti asilo e dei minori non accompagnati è insufficiente”.
C’è anche un grande problema legato all’identificazione dei migranti appena giunti sulle coste italiane. “Le procedure al momento degli sbarchi – scrive il Consiglio – non garantiscono sempre l’identificazione effettiva delle vittime delle tratte, né un’adeguata informazione nei loro confronti sui loro diritti”.
“Debolezze” vengono registrate anche sul fronte dei rimpatri volontari e delle espulsioni forzate, che rischiano di “incoraggiare le partenze dei migranti irregolari”. Poi c’è il capitolo ricollocamenti: il piano della Commissione, che prevede di redistribuire circa 40 mila richiedenti asilo dall’Italia verso gli altri Paesi Ue, non funzione. Per colpa degli altri Stati che non collaborano, ma anche per via del meccanismo italiano poco efficiente per gestire le pratiche. Il Consiglio d’Europa invita anche i suoi Stati membri, anche quelli che non fanno parte dell’Ue, a collaborare per alleggerire il peso che grava sull’Italia.
«Il problema della immigrazione non lo cancella neanche il mago Merlino. Ma è possibile sostituire quella clandestina irregolare e micidiale per i migranti con flussi e canali. Questo è l’obiettivo della Ue e spero che a Bruxelles si facciano passi in più per aiutare il lavoro di avanguardia dell’Italia», dice Paolo Gentiloni nell’Aula del Senato. «Non abbiamo fatto promesse – aggiunge – conosciamo la fragilità della situazione in Libia e la sua complessità, ma sappiamo anche che si è cominciato un lavoro, che nelle ultime settimane le autorità locali hanno cominciato a intervenire con loro mezzi per bloccare i migranti in procinto di partire. Sono segnali della direzione in cui lavoriamo».

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