20 Settembre 2024

Fonte: La Stampa

di Rino Giacalone

Dopo il no di Salvini all’attracco mossa a sorpresa del Quirinale. Il ministro: stupito per l’intervento del Colle

C’è voluto l’intervento del Presidente della Repubblica per sbloccare lo stallo che fino a ieri sera si era creato al porto di Trapani. Mattarella ha chiamato il premier Giuseppe Conte per chiedere notizia su quello il governo stesse facendo per i 67 migranti che da lunedì notte erano a bordo della nave Diciotti e che solo dopo le 15 ha potuto ormeggiare a Trapani. Proprio la telefonata del Colle ha di colpo cambiato il finale di una giornata che era cominciata in malo modo. Mattarella ha chiesto a Conte di convincere il suo vice, nonché ministro dell’Interno, a cominciare a far scendere i migranti, cominciando da donne e bambini.

L’odissea
La giornata di ieri sin da subito si è presentata carica di incertezze, con la nave Diciotti rimasta davanti al porto per ore, prima di riuscire ad attraccare al molo Ronciglio. Nel tardo pomeriggio il clima si è fatto più pesante, con le notizie arrivate dal Palazzo di Giustizia. Dal procuratore Alfredo Morvillo infatti si è appreso il «No» della Procura di Trapani agli arresti chiesti dal ministro dell’Interno Salvini. E visto che questa era la condizione posta dal Viminale per autorizzare lo sbarco la situazione si è ingarbugliata ulteriormente. Certo, quello della Procura non è stato un «No» diretto a Salvini, ma semplicemente i magistrati non hanno ritenuto sufficienti gli elementi a carico di due migranti, considerati possibili autori della rivolta di domenica sul rimorchiatore Vos Thalassa.

Lo scontro
Anche se i migranti potranno scendere, resta il braccio di ferro tra Salvini e l’autorità giudiziaria e di conseguenza anche l’odissea dei 67 salvati domenica scorsa, da un sicuro naufragio, poco dopo la partenza dalla costa libica. La nave militare italiana Diciotti li ha presi a bordo nella notte di lunedì, dopo un trasbordo in mezzo al mare dalla Vos Thalassa, proprio per decisione della Guardia costiera. E questo ha innescato il primo momento di rottura tra il ministro delle Infrastrutture Toninelli (a cui rispondono le Capitanerie di porto) e il titolare dell’Interno.

L’inchiesta
Ma in mare è successo qualcosa che ora le indagini della polizia dovranno chiarire. Alcuni migranti, secondo le comunicazioni del comandante della Vos Thalassa, avrebbero minacciato l’equipaggio dopo aver capito che l’imbarcazione era diretta verso la Libia. A quel punto c’è stato l’intervento di nave Diciotti, che ieri mattina dopo una navigazione infinita nel Mediterraneo, è arrivata davanti Trapani, potendo entrare in un porto blindatissimo solo dopo ore di circumnavigazione delle Egadi. Sulla nave Diciotti, si trovano quattro algerini, dieci libici, uno del Bangladesh, uno dal Ciad, due egiziani, uno dal Ghana, quattro marocchini, uno del Nepal, ventitré pachistani, sette palestinesi, dodici sudanesi, un yemenita. Tra loro due donne e due bambini. La nave della nostra Guardia costiera è attraccata al molo Ronciglio, ma fino a tarda sera nessuna passerella era stata mai collocata tra la nave e la banchina. Le forze dell’ordine sono rimaste a terra per molte ore, schierate sul molo.

Le comunicazioni
Un divieto allo sbarco per la verità a Trapani da Roma non è mai arrivato. La strategia del Viminale è stata diversa: nessuna comunicazione, che di fatto equivale alla mancata autorizzazione, quella che di solito giunge per gli sbarchi dal Dipartimento degli affari civili del ministero dell’Interno. Il ministro Salvini ieri mattina dal vertice austriaco di Innsbruck era stato chiaro: «Io non voglio farmi prendere in giro. Finché non c’è chiarezza su quanto accaduto io non autorizzo nessuno a scendere dalla Diciotti: se qualcuno lo fa al mio posto se ne assumerà la responsabilità. O hanno mentito gli armatori denunciando aggressioni che non ci sono state e allora devono pagare o l’aggressione c’è stata e allora i responsabili devono andare in galera».

Il No dei magistrati
Prima dell’arrivo della nave con i migranti a Trapani sono tornati gli investigatori che subito hanno scritto due informative alla Procura. Nella prima è stato ipotizzato il reato di «impossessamento della nave», previsto dal codice della navigazione, per avere costretto il comandante a cambiare la rotta e mettere la prua verso le coste italiane. In una seconda informativa, gli agenti hanno ipotizzato il reato di violenza privata in concorso e aggravata. Nelle due informative sono state denunciate alla magistratura le stesse persone, più altri due giovani che sono considerati gli scafisti, ma per la Procura non c’erano gli estremi per gli arresti. E infatti i magistrati hanno chiesto agli investigatori di sentire tutti gli altri migranti per verificare la versione del comandante del Vos Thalassa. Ma la vera svolta della giornata è che per la prima volta il governo italiano ha bloccato una sua nave.

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