23 Novembre 2024
Immigrazione Africa

La Germania era pronta a dare il suo ok al testo per la suddivisione dei migranti nei 27 Paesi Ue, ma l’Italia chiede più tempo per valutare il compromesso

Resta in sospeso la partita interna alla Ue sul cosiddetto «meccanismo di crisi», una misura di gestione dei flussi migratori in caso die emergenze come quelle attuale. Dopo l’accelerazione impressa dall’apertura della Germania al testo, l’accordo atteso oggi 28 settembre al Consiglio Ue degli Affari Interni sembra essersi impantanato sulla linea «attendista» dell’Italia: Roma non si è opposta con chiarezza al provvedimento, ma chiede più tempo per valutare il testo di compromesso della presidenza spagnola della Ue.
Come anticipato dal Sole 24 Ore e riferito da fonti diplomatiche all’agenzia Reuters, Berlino era pronta a dare il suo assenso a un documento aggiustato rispetto alla vecchia versione, smuovendo gli equilibri interni ai 27. Il via libera di Berlino è lo snodo per raggiungere il via libera a maggioranza qualificata, soglia che coincide con il 55% di Paesi e al 65% della popolazione complessiva della Ue.
Non è bastato. Al fronte del no, formato da Paesi come Ungheria e Polonia, si è sommato all’ultimo il caso dell’Italia. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha lasciato il Consiglio per impegni domestici e discuterà il testo con il resto dell’esecutivo. L’oggetto del contendere sarebbe un passaggio del testo dedicato alle Ong, argomento che ha già surriscaldato i rapporti fra l’Italia e la stessa Germania dopo la scelta di Berlino di finanziare le organizzazioni.
In particolare, il testo Ue proibirebbe di «strumentalizzare» il lavoro delle organizzazioni impegnate nel Mediterraneo, nel mirino dell’esecutivo italiano proprio per l’accusa di intensificare gli sbarchi sulle coste del Paese. Da Berlino, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha confermato che l’esecutivo avrà bisogno di più margine per valutare la proposta e si è espresso anche su un’altra polemica che ha scosso la giornata: la presenza di sette navi Ong tedesche fra le costa nordafricana e l’Italia, accolta con «sorpresa» dal governo italiano.

Come funziona il «crisis mechanism»
Il cosiddetto meccanismo di crisi è uno dei 10 regolamenti che andrebbero a compattare il Patto migrazioni e asilo, la nuova architettura di regole sui flussi migratori verso e all’interno del perimetro comunitario.
Lo stallo dei 27 sulla sua approvazione, almeno politica, rischia di impantanare l’intero processo di riforma, in balìa di una spaccatura più o meno netta fra due blocchi di Paesi: quelli costieri come Italia, Francia, Grecia e a Spagna sono favorevoli a misure obbligatorie di ricollocamento per smaltire i flussi in arrivo sulle proprie coste; quelli dell’Europa centrale e soprattutto orientale, Ungheria e Polonia in testa, rifiutano qualsiasi provvedimento che li vincoli all’accoglienza di migranti sbarcati nella Ue attraverso altri Paesi.
La Germania si era ritrovata a giocare il ruolo di ago della bilancia, sbilanciandosi in un primo momento su un parere ostile al testo. Ora pare che la posizione sia cambiata in senso opposto, come aveva lasciato trasparire anche lo stesso cancelliere tedesco Olaf Scholz.

Il boom di sbarchi e le tensioni in Europa
Il pressing per una revisione delle regole comunitarie sta salendo con il boom di sbarchi sulle coste dell’Europa del Sud, a partire dall’Italia, e le tensioni fra Stati membri sull’accoglienza dei richiedenti asilo. Il governo Meloni ha chiesto più volte un intervento comunitario per smaltire gli oltre 130mila sbarchi conteggiati dall’inizio del 2023, incassando la solidarietà del presidente francese Emmanuel Macron (video) e i suoi impegni alla collaborazione per una «gestione europea» della crisi.
I rapporti sono già meno cordiali con partner come la Germania, in polemica con Roma per il mancato recupero di diverse migliaia di migranti approdati in Italia e scappati oltre ai suoi confini: i cosiddetti «dublinati». dal nome del Regolamento di Dublino che disciplina i flussi migratori in Europa. Le tensioni sono aumentate quando la premier Meloni ha appreso «con sconcerto» la scelta del governo tedesco di finanziare le Ong dedite al salvataggio di migranti, accusate dall’esecutivo italiano di fare da «magneti» per le partenze.

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