23 Novembre 2024

Fonte: La Stampa

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A mezzanotte intesa per l’ultima offerta alla Turchia: saltata la cena con Davutoglu Congelati i tre miliardi, restano i ricollocamenti. Cameron: allarme arrivi dalla Libia

Menu turco alla cena dei leader. Dopo una giornata di preparativi, e un dibattito sull’economia che non decolla, i capi di stato e di governo dell’Ue hanno definito a cena una posizione comune per la proposta finale ad Ankara, scritta per mettere finalmente sotto controllo l’emergenza rifugiati. È una versione rimodellata e aperta della strategia recepita il 7 marzo, annacquata rispetto alle richieste originali della Mezzaluna. Rimane salvo il principio del respingimento degli irregolari, e quello dell’accoglienza di un siriano dai centri dell’Anatolia per ogni illegale allontanato dalla Grecia. Poche però le concessioni finanziarie, sulla liberalizzazione dei visti e sui capitoli del negoziato di adesione (Cipro tiene una riserva), il che bastava a far registrare un clima di ottimismo. Con un’incognita: come la prenderà il premier Ahmet Davutoglu?
Hanno chiuso poco dopo mezzanotte. Nel frattempo era saltato l’invito del presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk, all’inviato del sultano Erdogan per una cena notturna. Non facile neanche questo passo, visto che il turco ha espresso un certo punto l’indisponibilità a venire a Bruxelles perché davanti al palazzo dove si svolgeva il vertice c’erano dei curdi che inneggiavano al leader recluso Ocalan. Poi ci ha ripensato. Si vedranno stamane, dicono verso le 11. Con la speranza che il testo per il compromesso politico sia vago abbastanza da piacere a tutti. «Vediamo se si riuscirà a chiudere», è stato l’auspicio finale di Matteo Renzi. Altrimenti, saranno veri guai per tutti.
L’intera cornice mira a fermare i flussi dei migranti e scoraggiare altri arrivi in cooperazione con Ankara. Si presuppone che chi fugge dalle guerre possa preferire la maggiore probabilità di essere accolto in Europa passando per un campo profughi turco piuttosto che l’incertezza di un rimpatrio che precluderebbe l’accesso all’Ue. I 28 sono pronti a prendersi i siriani di Turchia, per ora sino a 72 mila posti volontari, cifra bassa, ma provvisoria. Hanno promesso 3 miliardi per progetti di integrazione; gli altri 3 invocati da Davutoglu sono sospesi. Sino a che punto gli uomini di Erdogan saranno pronti a cedere?
L’Europa vuole un accordo. Lo esige rispettoso del diritto internazionale. Non è scontato, anche perché la Turchia si rifiuta di garantire lo status a chi le viene rimandato. Si teme un verdetto di euro-incostituzionalità. I leader intendono chiudere il dossier per rispondere all’opinione pubblica e potersi occupare di altri problemi, non meno minacciosi. Il premier britannico David Cameron ha lanciato un allarme. Nelle prossime settimane, ha detto, ripartirà il flusso di migranti nel Mediterraneo verso l’Europa, soprattutto dalla Libia. Matteo Renzi ha avvertito che «va bene l’accordo con la Turchia, ma sia chiaro che, se ci sarà, farà da precedente». Le regole che saranno valide per Ankara, ha detto il premier, «dovranno essere valide anche per gli altri Paesi da cui ci attendiamo» numeri massicci di sbarchi.

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