22 Novembre 2024
Immigrazione

Berlino fa un passo indietro. Solidarietà obbligatoria per i Paesi membri in situazioni di crisi. Commissione irritata per le frasi di Michel sull’intesa europea con la Tunisia

Alla vigilia della riunione della Comunità politica europea e del Consiglio europeo informale di Granada, che avrà sul tavolo anche la migrazione, gli ambasciatori presso la Ue hanno dato semaforo verde al regolamento per la gestione delle crisi — uno dei tasselli fondamentali del Patto per la migrazione — che era in stallo e che fissa le regole nel caso in cui un Paese Ue si trovi sotto pressione per un aumento di sbarchi o arrivi superiore del normale o per situazioni prodotte dalla strumentalizzazione dei migranti da parte di Paesi terzi.
Il regolamento consente alcune deroghe e contempla un meccanismo di solidarietà obbligatorio, che prevede anche i ricollocamenti dei migranti e un’equa ripartizione delle responsabilità tra i Paesi Ue. A luglio la Germania si era astenuta sul testo ritenendo che riducesse gli standard umanitari, consentendo così la formazione di una minoranza di blocco. Polonia e Ungheria hanno votato contro anche questa volta, Austria, Slovacchia e Repubblica Ceca si sono astenute. Il via libera è arrivato perché Italia e Germania hanno superato le tensioni che si erano create giovedì scorso quando Berlino al Consiglio Affari interni ha aperto al testo dopo che la presidenza spagnola aveva presentato degli emendamenti che recepivano le sue richieste e il ministro Piantedosi aveva lasciato la riunione.
In particolare l’articolo 1 in cui si diceva che «le operazioni di aiuto umanitario, secondo gli standard europei, non dovrebbero essere considerate come strumentalizzazione dei migranti quando non vi è l’obiettivo di destabilizzare l’Unione o uno Stato membro». Dopo un negoziato serrato è stata accolta la richiesta italiana di tornare al testo di luglio che non presentava la menzione delle Ong nell’articolato del regolamento ma solo nel preambolo. Germania e Italia hanno posizioni differenti sul ruolo delle ong, che per Roma sono un pull-factor e a luglio era stato raggiunto un delicato equilibrio che l’Italia aveva sostenuto. «L’emendamento della Germania rappresentava un passo indietro, è stato ritirato: è passata la posizione italiana», hanno sottolineato fonti di Palazzo Chigi esprimendo «soddisfazione». Fonti di governo sottolineano che negli ultimi giorni ci sono stati contatti diretti fra la cancelleria tedesca e Palazzo Chigi e ieri mattina una telefonata tra Meloni e Scholz ha sbloccato l’intesa.
La premier Giorgia Meloni, in un’intervista a Sky Tg24 ha detto di non sentirsi isolata: «Mi sembra che sia molto più isolata una sinistra europea che continua a ritenere di poter affrontare questa materia in modo ideologico». Per il ministro degli Esteri Antonio Tajani «l’accordo è un successo per l’Italia». Per il cancelliere tedesco Olaf Scholz è «una svolta storica» e il regolamento «limiterà efficacemente la migrazione irregolare in Europa e alleggerirà durevolmente Stati come la Germania». La ministra degli Esteri Annalena Baerbock ha sottolineato che la Germania «ha lottato duramente e con successo a Bruxelles per garantire che gli standard umanitari minimi non venissero indeboliti» e l’articolo che consentiva deroghe agli standard di accoglienza stralciato giovedì non sarebbe stato ripristinato. Per la presidente della Commissione von der Leyen l’accordo è «un vero punto di svolta che consente di portare avanti i negoziati con Parlamento e Consiglio».
Il summit affronterà la dimensione esterna della migrazione. In un’intervista al Corriere il presidente del Consiglio europeo Michel ha criticato il memorandum con la Tunisia nella sostanza e per il modo in cui è stato condotto. Una portavoce della Commissione ha replicato che le dichiarazioni «sono parzialmente imprecise e non rafforzano in alcun modo l’abilità dell’Ue di agire con efficacia».

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