19 Settembre 2024
Francia Macron

Francia Macron

Oggi al consiglio Esteri Ue Roma porrà il tema immigrazione. «Su richiesta esplicita dell’Italia – si legge in una nota della Farnesina -, verrà affrontato un punto relativo alla cooperazione in materia di flussi migratori, con particolare riferimento alla gestione dei soccorsi operati da navi private e all’attuazione di meccanismi effettivi di solidarietà europei»

Un vertice europeo, che potrebbe dare il là a una discussione a livello Ue, mentre lo scontro fra Roma e Parigi dopo il caso della Ocean Viking si fa più duro e anche con altri Paesi Ue – tra cui la Germania – i rapporti diventano tesi. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani punta a sfruttare l’occasione della riunione del Consiglio Affari esteri, in queste ore a Bruxelles, per richiamare l’attenzione dei partner europei sul dossier migranti.
Intanto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha avuto con il presidente della repubblica francese, Emmanuel Macron, un colloquio telefonico, nel corso del quale entrambi hanno affermato la grande importanza della relazione tra i due Paesi e hanno condiviso la necessità che vengano poste in atto condizioni di piena collaborazione in ogni settore sia in ambito bilaterale sia dell’Unione Europea.

Il comunicato dell’Eliseo
I presidenti di Italia e Francia, Sergio Mattarella ed Emmanuel Macron, hanno avuto un colloquio telefonico in cui hanno ribadito «la grande importanza delle relazioni tra la Francia e l’Italia» ha reso noto anche un comunicato dell’Eliseo. Mattarella e Macron – informa il comunicato della presidenza francese – «hanno entrambi affermato la grande importanza delle relazioni tra la Francia e l’Italia ed hanno sottolineato la necessità di mettere insieme le condizioni per una piena cooperazione in tutti i settori, tanto a livello bilaterale che in seno all’Unione europea».

Ue, in soccorsi non c’è differenza tra navi Ong e altre
In merito ai salvataggi dei migranti, nell’obbligo di salvare le vite in mare «non c’è differenza tra le navi delle Ong o le altre navi: è un obbligo chiaro e inequivocabile» e «a prescindere dalle circostanze»: lo ha chiarito Anitta Hipper, portavoce della Commissione Ue. «I servizi della Commissione europea sono al lavoro su un piano d’azione per le migrazioni» e in questo contesto «sarà convocata una riunione straordinaria dei ministri dell’Interno» ha confermato la portavoce. «Noi abbiamo messo sul tavolo una piattaforma di solidarietà volontaria. L’Italia ne è la prima beneficiaria, con la Francia e la Germania che hanno provveduto ai primi ricollocamenti. C’è la necessità che la solidarietà continui e questo sta accadendo».

Tajani al Consiglio Ue, migranti e ong in agenda
Il Consiglio, presieduto dall’Alto Rappresentante per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza Josep Borrell, procederà a uno scambio di opinioni sull’aggressione russa nei confronti dell’Ucraina. Seguiranno una discussione sugli ultimi sviluppi politici e di sicurezza nei Balcani occidentali e una sessione dedicata alla regione africana dei Grandi Laghi. L’Italia punta a porre sul tavolo anche il tema della gestione dei flussi migratori. «Alla luce dei recenti eventi e su richiesta esplicita dell’Italia – si legge in una nota della Farnesina -, verrà affrontato un punto relativo alla cooperazione in materia di flussi migratori, con particolare riferimento alla gestione dei soccorsi operati da navi private e all’attuazione di meccanismi effettivi di solidarietà europei». Stando a fonti diplomatiche, il governo sta lavorando a una proposta, da illustrare ai partner europei.

Il doppio binario
Nuove norme e un meccanismo di relocation in Ue che funzioni davvero e lasci poco spazio alla volontarietà dei Paesi membri. Ma anche giro di vite sulle ong e un “Piano Marshall” per l’Africa. Il percorso dell’Italia sul tema dei migranti procede su un doppio binario, quello del confronto con l’Unione Europea e quello interno, con la possibilità di ripristinare – riveduti e corretti dopo gli stop della Consulta e del Colle – i decreti sicurezza firmati, ormai quattro anni fa, dall’allora ministro dell’Interno e vicepremier Matteo Salvini.

Gli Stati di bandiera devono occuparsi della redistribuzione delle persone salvate
L’obiettivo, ribadito più volte da numerosi esponenti della maggioranza, è quello di arginare le ong e costringere tutti gli Stati membri ad una maggiore responsabilità nella riallocazione dei migranti. In particolare, l’Italia chiede innanzitutto all’Europa di obbligare gli Stati che concedono la bandiera alle imbarcazioni delle Organizzazioni umanitarie ad occuparsi della redistribuzione dei migranti salvati nel Mediterraneo dalle rispettive navi. Una proposta messa nero su bianco in una dichiarazione congiunta tra Italia, Malta, Cipro e Grecia e perorata dallo stesso ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che nelle ultime ore è tornato a ribadire che «nel nostro Paese si entrerà solo legalmente».
Ma non solo. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha rilanciato una sorta di “Piano Marshall” per l’Africa che prevede accordi con Libia, Tunisia, Marocco Niger e altri Paesi del Sahel. Accordi, sulla falsariga di quanto accaduto in Turchia – per la quale l’Unione Europea stanziò 6 miliardi di euro – per porre un freno alla migrazione sulla rotta balcanica, che consentirebbero di gestire i flussi migratori direttamente nei Paesi di partenza, realizzando hotspot in Africa, così come più volte proposto da Meloni. Da lì poi avviare una selezione delle richieste di asilo e allocare i migranti equamente tra i 27 Stati che fanno parte dell’Unione Europea.

Un codice di condotta europeo per le ong
Un’altra delle proposte alle quali si sta lavorando, e che probabilmente sarà sul tavolo del vertice dei ministri degli Esteri europei, è quella di redigere un codice di condotta europeo per le ong, partendo magari dal testo varato già nel 2017 dall’allora ministro dell’Interno italiano, Marco Minniti, e che trovò il sostegno di gran parte dei Paesi dell’Unione, Francia compresa. All’epoca furono poche le organizzazioni a sottoscrivere il documento. Tra loro non c’erano né Medici Senza Frontiere né Sos Méditerranée, le due ong che attualmente stanno operando nel Mediterraneo con le loro rispettive navi.

Il precedente del 2017
Tra le regole previste dal codice c’era, per esempio, l’impegno a non entrare in acque libiche, quello a «non effettuare comunicazioni o inviare segnalazioni luminose per agevolare la partenza e l’imbarco di natanti che trasportano migranti» ma anche quello a «non trasferire le persone soccorse su altre navi». Infine anche la disponibilità a far salire a bordo funzionari di polizia giudiziaria.

L’ipotesi di un nuovo confronto sul trattato di Dublino
In attesa di un chiarimento ufficiale con la Francia, l’Italia chiede dunque un’inversione di tendenza agli Stati dell’Unione europea invitandoli ad una maggiore responsabilità e, come ribadito nella dichiarazione congiunta con i Paesi del Mediterraneo (ad eccezione della Spagna), al rispetto degli impegni sulla relocation dei migranti. E non è escluso, come paventato dallo stesso Tajani, che si possa anche aprire una discussione sulla “modernizzazione” del trattato di Dublino, la convenzione che obbliga i richiedenti asilo a presentare la domanda nei Paesi di primo approdo. Anche se finora ogni tentativo è fallito, così come quello di trasformare da volontaria a obbligatoria la redistribuzione dei migranti nei paesi dell’Unione.

La stretta interna sulle ong
Quello che invece al momento appare un punto fisso di un eventuale provvedimento sul fronte interno, al quale cominceranno a lavorare nei prossimi giorni gli uffici legislativi non solo del Viminale ma anche di altri ministeri e di palazzo Chigi, è la stretta sulle organizzazioni non governative. L’idea, sostenuta dall’intera maggioranza, è quella di ripristinare le maximulte e i sequestri abrogati dalla ministra Lamorgese durante il secondo governo Conte. Misure che comunque hanno trovato negli anni diversi ostacoli, dalle sentenze della Consulta all’intervento dello stesso presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ricordava – in fase di firma della legge – il “dovere” del salvataggio dei migranti in difficoltà.

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