22 Novembre 2024

Fonte: La Repubblica

L’Alto commissario per i diritti umani Zeid Raad al-Hussein: “La sofferenza delle persone detenute in Libia è un oltraggio alla coscienza dell’umanità”. Portavoce dell’Unione europea: “Chiudere i campi, situazione inaccettabile”. Tajani: “Delegazione del Parlamento europeo in Libia per verificare la situazione”

Un duro attacco alla politica europea e soprattutto italiana sui migranti arriva oggi dall’Onu. L’Alto commissario per i diritti umani, il principe giordano Zeid Raad al-Hussein ha definito “disumana” la collaborazione tra Unione europea e la Libia per la gestione dei flussi migratori dall’Africa. “La politica dell’Unione Europea di assistere la guardia costiera libica nell’intercettare e respingere i migranti nel Mediterraneo è disumana” sono le parole usate dal funzionario dell’Onu. “La sofferenza dei migranti detenuti in Libia è un oltraggio alla coscienza dell’umanità”, ha continuato il principe in una nota.
Non è la prima volta che l’Onu si pronuncia sul modo in cui la Libia tratta le persone che cercano di imbarcarsi verso l’Europa, denunciando soprattutto le situazioni inaccettabili in cui i migranti vengono trattenuti nel Paese nordafricano. “La comunità internazionale non può continuare a chiudere gli occhi sugli orrori inimmaginabili sopportati dai migranti in Libia e pretendere che la situazione possa progredire solo migliorando le condizioni di detenzione”, ha detto Zeid definendo la situazione “catastrofica”.
Solo ieri la notizia che sette migranti, usciti vivi dal Ghetto di Sabha, la più spaventosa delle prigioni dei trafficanti di uomini in Libia, stanno collaborando con la polizia e la magistratura italiana per identificare i carcerieri e aiutare gli inquirenti nella caccia al “generale Alì”, il capo dei miliziani che gestiscono la fortezza al confine del deserto. Dove centinaia di migranti subiscono torture e violenze per indurli a chiedere alle famiglie soldi per la loro liberazione. Un inferno riassunto in un’unica foto, entrata negli atti dell’inchiesta.
Una portavoce della Ue ha risposto all’Alto commissario Onu affermando che anche l’Unione è decisa a “chiudere i campi in Libia” perché “la situazione è inaccettabile” e la Ue “si confronta regolarmente” con le autorità locali perché usino “centri che rispettino gli standard umanitari”. L’Ue, ha spiegato la portavoce, lavora in Libia “in piena cooperazione” con l’Onu “esattamente perché la nostra priorità è sempre stata e continuerà ad essere quella di salvare vite, proteggere le persone e combattere i trafficanti”. Ed è la Ue, ha sottolineato la portavoce del servizio esterno dell’Unione, a finanziare Oim, Unhcr e Unicef, “che hanno la capacità di lavorare in Libia per provare di affrontare le drammatiche condizioni umanitarie e aiutare a migliorare la protezione, le condizioni di vita e il rispetto dei diritti umani dei migranti e dei rifugiati in Libia. Tutte queste agenzie – ha aggiunto – sono parti essenziali del sistema Onu e sono responsabili dell’esecuzione delle politiche migratorie dell’Onu”. “I campi di detenzione in Libia devono essere chiusi”.
E’ poi Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo, ad annunciare: “Quanto abbiamo visto accadere in Libia per i rifugiati e per i profughi è assolutamente inaccettabile. Molto probabilmente, domani sarà presa la decisione ufficiale: una delegazione del Parlamento europeo si recherà in Libia per verificare la situazione”. Interpellato dall’Ansa, il commissario Ue per gli affari interni e l’immigrazione, Dimitris Avramopoulos ha ribadito che “proteggere vite e assicurare un trattamento umano e dignitoso a tutti lungo le rotte migratorie resta la nostra priorità condivisa, delle Ue e dei suoi Stati membri, in particolare dell’Italia”. Avramopoulos ha ricordato di aver “ribadito” al ministro degli interni libico, ieri a Berna nella riunione del Gruppo di Contatto per il Mediterraneo centrale, “la necessità di migliorare urgentemente” le condizioni dei migranti in Libia.
La “situazione inaccettabile” nei campi libici è documentata anche in un reportage esclusivo di Cnn, realizzato dopo aver ricevuto un filmato che testimonierebbe una tratta di esseri umani in Libia in tutto paragonabile a quella degli schiavi. Nel video, oggetto della gara all’incanto sono due ragazzi, per i quali piovono offerte e rilanci. “800 dinari… 900, 1.100… venduti per 1.200 dinari (pari a 800 dollari)”. Uno dei due giovani è presentato come “un ragazzone forte, adatto al lavoro nei campi”. Ricevuto il filmato, Cnn è andata a verificare, registrando in un video shock la vendita di una dozzina di persone in pochi minuti. La troupe di Cnn La troupe ha quindi parlato con Victory, un 21enne detenuto al Treeq Migrant Detention Center di Tripoli dove gli immigrati illegali vengono rinchiusi in attesa di espulsione: il ragazzo dice di essere stato venduto all’asta come schiavo “più volte”, dopo che i suoi soldi – tutti usati per cercare di arrivare in Europa – erano finiti. “Pagai (ai trafficanti) più di un milione (oltre 2.700 dollari). Mia madre è anche andata in un paio di villaggi a chiedere soldi in prestito per salvarmi la vita”.
L’Alto commissario ha inoltre denunciato l’assistenza fornita dall’Ue e dall’Italia alla guardia costiera libica per arrestare i migranti in mare “nonostante le preoccupazioni espresse dai gruppi per i diritti umani” sul loro destino. “Gli interventi crescenti dell’Ue e dei suoi stati membri non sono stati finora indirizzati a ridurre il numero di abusi subiti dai migranti”, ha spiegato Zeid. “Il nostro sistema di sorveglianza mostra infatti un rapido deterioramento della loro situazione in Libia”, ha insistito, aggiungendo che “osservatori dei diritti umani” si sono recati a Tripoli dall’1 al 6 novembre per visitare i centri di detenzione e intervistare i migranti detenuti. “Gli osservatori sono rimasti sconvolti da ciò che hanno visto: migliaia di uomini, donne e bambini emaciati e traumatizzati, ammassati l’uno sull’altro, bloccati in capannoni (…) E spogliati della loro dignità”.
Tornando ai filmati di Cnn, il materiale video è stato consegnato da Cnn alle autorità libiche, che hanno promesso un’indagine. Il tenente Naser Hazam, dell’agenzia governativa libica contro l’immigrazione illegale a Tripoli, ha dichiarato di non aver mai assistito a una vendita di schiavi, ma di essere a conoscenza di gang criminali che gestiscono il traffico di esseri umani. E ritonano le parole di Mohammed Abdiker, direttore delle operazioni d’emergenza dell’Oim (Organizzazione Internazionale per le migrazioni), in una dichiarazione dello scorso aprile dopo un viaggio in Libia, quando aveva definito la situazione “terribile… le notizie di ‘mercati degli schiavi’ si uniscono alla lunga lista di orrori”.

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