Fonte: La Stampa
di Francesca Schianchi
Di Maio e Di Battista attaccano Macron: “Sfrutta l’Africa”. L’imbarazzo della Farnesina. Il ministro degli Esteri Moavero chiamato a riferire in Parlamento
La tensione tra Italia e Francia si arricchisce di un nuovo capitolo: dopo ventiquattr’ore di dichiarazioni aggressive del vicepremier Luigi Di Maio, culminate con la richiesta di sanzioni Ue contro Parigi, il governo transalpino le definisce «inaccettabili» e convoca al ministero degli Esteri la nostra ambasciatrice, Teresa Castaldo. L’incontro, con Gaël Veyssiere, capo di gabinetto della ministra degli Affari europei Nathalie Loiseau, si è svolto ieri pomeriggio: la rappresentanza diplomatica di Parigi mantiene il riserbo, tradendo lo stesso imbarazzo che si percepisce alla Farnesina, dove il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, dovrà tentare una volta di più di ricucire con i «cugini» d’Oltralpe. Impresa non facile considerato che Di Maio non fa marcia indietro, anzi: «Non credo sia un caso diplomatico, credo sia tutto vero», commenta, per poi scherzare in una riunione con i suoi parlamentari sul fatto che «è tornato Di Battista, sono felice, abbiamo ricominciato a fare “danni”…».
«Se la Francia non avesse le colonie africane, che sta impoverendo, sarebbe la quindicesima forza economica internazionale, e invece è tra le prime per quello che sta combinando in Africa. L’Ue – le parole del ministro M5S – dovrebbe sanzionare queste nazioni come la Francia che stanno impoverendo questi posti ed è necessario affrontare il problema anche all’Onu». Tra quello che Parigi «sta combinando», insiste Di Maio spalleggiato in diretta tv dall’amico Alessandro Di Battista, c’è il franco Cfa, una valuta adottata in quattordici Paesi, dal Camerun al Mali, agganciata all’euro e la cui convertibilità esterna è garantita dal Tesoro di Parigi, «con cui la Francia si fa finanziare parte del suo debito». Il tutto, secondo Di Maio, avrebbe conseguenze sui flussi migratori – «impedisce lo sviluppo e contribuisce alle partenze» – e quindi «d’ora in poi quelli che vogliono sbarcare glieli portiamo a Marsiglia». Un rapporto di causa-effetto che però non è confermato dall’ultima tabella degli arrivi del ministero dell’Interno: tra le nazionalità dichiarate allo sbarco, il primo Paese che fa uso di quella moneta è la Costa d’Avorio, ottava dopo Paesi che non ne fanno parte e con flussi ben più massicci come Tunisia ed Eritrea.
«Queste dichiarazioni da parte di un’alta autorità italiana sono ostili e senza motivo visto il partenariato della Francia e l’Italia in seno all’Ue. Vanno lette in un contesto di politica interna italiana», fanno sapere fonti diplomatiche parigine. Anche più esplicito il commissario agli Affari economici della Ue, Pierre Moscovici, secondo cui le parole del vicepremier «sembrano provocazioni, tanto il loro contenuto è vuoto, o a volte irresponsabile». Invita a non prenderle sul serio «perché non hanno alcun senso» e a superare lo «stadio conflittuale» tra i due Paesi «negativo, nefasto e insensato».
Una conflittualità che si trascina da mesi, con varie occasioni di frizione alternativamente con il M5S e con Salvini, e con qualche tensione precedente (l’anno scorso l’ambasciatore francese in Italia è stato convocato alla Farnesina due volte, sul caso del blitz in un centro migranti di agenti francesi a Bardonecchia, quando era in carica il governo Gentiloni, e sul caso della nave Aquarius). Solo negli ultimi giorni, oltre alla questione migranti, la Francia e il presidente Macron sono stati nel mirino per chiedere l’estradizione di terroristi (ma ieri fonti informate hanno riferito all’AdnKronos che Parigi non ha ricevuto richiesta formale) e per criticare la sede del Parlamento europeo a Strasburgo («Una marchetta francese da chiudere il prima possibile», Di Maio e Di Battista dixit).
Una tensione suggellata dalla convocazione di ieri che allarma le forze d’opposizione: «Il loro bisogno di crearsi nemici sta ridicolizzando 70 anni di politica estera italiana», twitta l’ex premier Matteo Renzi. Il Pd chiede che il ministro Moavero vada a riferire in Aula sulle «dissennate» dichiarazioni di Di Maio.