21 Novembre 2024
Guido Crosetto

In bilico il Patto di asilo. La premier al francese: “Agiamo con Parigi e Ue”. La Germania: “Salvare vite è dovere”. Solo 5.500 arrivi su navi umanitarie

Muro contro muro con la Germania ma una nuova mano tesa, in evidente chiave europeista, dalla Francia. «Non possiamo accogliere tutta la miseria del mondo ma non possiamo lasciare soli gli italiani. Alla presidente del Consiglio italiana voglio proporre di aumentare i fondi destinati ai Paesi di transito, a partire da Tunisia e Algeria», l’inattesa apertura di Emmanuel Macron che Giorgia Meloni non lascia cadere alla vigilia di una settimana decisiva per la sua traballante politica migratoria< con il vertice di Bruxelles sul nuovo Patto asilo e migrazione.
«Accolgo con grande interesse la proposta di collaborazione del presidente Macron. Italia, Francia e Ue devono agire insieme per sostenere gli Stati di origine dei migranti e per aiutare gli Stati di transito a smantellare le reti criminali di trafficanti di esseri umani». Mentre Matteo Salvini chiosa: “Fatti, non parole. E avessi detto io che non possiamo ospitare tutta la miseria del mondo, mi avrebbero fatto tre processi”
Ma alla crociata contro le Ong il governo Meloni non intende rinunciare. A costo di continuare ad alzare la tensione con Berlino alla vigilia del Consiglio Affari interni della Ue di giovedì.
Crosetto attacca: «Dalla Germania mi sarei aspettato solidarietà invece di aiuto alle Ong». Tajani media: «Chiederò a Berlino il perchè di questa strana scelta». E a Piantedosi, ancora una volta, resterà il cerino in mano: il clima in Europa non sembra favorevole al superamento dello stallo del negoziato sul Patto asilo e migrazione e molto difficilmente il ministro dell’Interno il 28 settembre tornerà da Bruxelles con la bisaccia piena di altro che non siano vuote affermazioni di solidarietà.
A indebolire l’asse Italia-Germania c’è il forte sostegno che Berlino intende continuare a dare alle Ong ma anche l’ indisponibilità a farsi carico di migranti sbarcati nelle situazioni di crisi, come ad esempio sarebbe stata quella della scorsa settimana a Lampedusa con 7.500 arrivi in 48 ore. Al no di Polonia e Ungheria, ieri si è aggiunto quello del governo tedesco ufficializzato dalla ministra degli Esteri Annalena Baerbock. «L’attuale proposta per i regolamenti delle crisi creerebbe di nuovo incentivi per inviare grandi numeri di rifugiati non registrati in Germania».
Berlino dunque (come per altro i Paesi Bassi) non approverà un regolamento che stabilisce un meccanismo di redistribuzione obbligatoria per sostenere gli Stati membri che affrontano improvvise situazioni di crisi. Di più: la Germania ricorda all’Italia che «salvare le persone che annegano e si trovano in difficoltà in mare è un dovere giuridico, umanitario e morale. Come le guardie costiere nazionali, in particolare quella italiana, anche i soccorritori civili nel Mediterraneo centrale svolgono un compito di salvataggio con le loro imbarcazioni».
Parole che indignano il ministro della Difesa Crosetto: «Anche l’Italia salva migliaia di persone, anche senza l’aiuto delle Ong. Far finta che le migrazioni si affrontino solo finanziando le Ong e non stando accanto alle nazioni amiche è un modo poco congruo di affrontare il problema».
Della lotta alle Ong il governo Meloni evidentemente fa una bandiera irrinunciabile nonostante, a fronte delle 130.000 persone sbarcate in Italia, la quota dei soccorsi dalle navi umanitarie sia irrisoria, appena 5.500. Almeno un terzo di questi sono stati presi su richiesta del centro di ricerca e soccorso di Roma, visto che le motovedette e le navi di Guardia costiera e Guardia di finanza non sono riuscite a far fronte all’enorme mole di interventi di aiuto a barchini e barconi.
Proprio l’analisi degli arrivi del 2023 dovrebbe invece suggerire un cambio di rotta nella gestione dei flussi: 85.000 i migranti approdati direttamente a Lampedusa o sulle coste ioniche, 40.000 quelli soccorsi dai nostri mezzi militari, 5.500 appena con le Ong che continuano ad essere spedite dal Viminale nei porti del centro e nord Italia con l’obiettivo (forse l’unico raggiunto da Piantedosi) di tenerle lontane il più a lungo possibile dal Mediterraneo.

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