Da Torino a Napoli, arrivano in migliaia, l’accoglienza è un pasticcio e sale la rivolta bipartisan contro il governo. “Veniamo avvisati con poche ore di anticipo”. Si approntano palazzetti dello sport e oratori per trovare posti, ma è emergenza
A Voltri, negli ex cantieri navali, aBologna, davanti al Cas di via Mattei, a Ozzano, nel terreno antistante la caserma, a Torino davanti al nuovissimo centro di via Traves. A giugno il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi aveva garantito: “Posso escludere che verranno montate tendopoli per ospitare i migranti”. E invece, come i sindaci avevano previsto, pian piano Protezione civile e Vigili del fuoco cominciano a montare le tende, già diverse decine in Liguria, in Emilia Romagna, in Piemonte .
La preoccupazione dei sindaci: “Le tende fanno paura”
“Continuando così arriveranno ovunque, d’altra parte dobbiamo essere pronti. Qui continuano a mandarci centinaia di migranti con un preavviso di sole 24 ore e non c’è un posto in nessuna struttura”, dice sconsolato Matteo Biffoni, sindaco di Prato e responsabile immigrazione dell’Anci, appena uscito da una riunione, mai così partecipata, con gli amministratori di Comuni piccoli e grandi, adesso alle prese non solo con la necessità di trovare un tetto e subito per chi arriva da Lampedusa ma anche con i malumori dei cittadini. “Le tendopoli fanno paura, oltre a non essere dignitose né per i migranti né per le popolazioni dei territori chiamati ad ospitarli”.
Mai arrivato il nuovo piano di riparto del Viminale
Scaduto al 15 settembre il piano di riparto di 50.000 migranti in due mesi, quello nuovo che dovrebbe riguardare altre 20.000 persone di qui a fine ottobre non è ancora stato inviato agli enti locali. “Lo stiamo sollecitando, è una follia non sapere neanche quante persone siamo chiamati ad ospitare nelle prossime settimane”, spiega Biffoni. Al momento si naviga a vista con chiamate dalle prefetture dei capoluoghi di Regione che arrivano quotidianamente per redistribuire nelle varie province numeri sempre più elevati di persone.
Il prefetto di Genova Renato Franceschelliallarga le braccia: “ Aspettiamo 220 persone nei prossimi giorni, stiamo cercando di tutto con i sindaci ma non c’è nulla. La soluzione delle tende è l’unica che abbiamo trovato nell’immediato, con molto dispiacere. Ma l’alternativa era la strada o la tenda”. E lo sarà presto in molte altre città d’Italia.
Nuovi centri di accoglienza con i container
Tende ma non solo. In mancanza di strutture adeguate, che sindaci e prefetti non sanno più dove cercare, i nuovi centri di cosiddetta primissima accoglienza che sorgono qua e là, spesso con due o tre servizi igienici per 300 persone, sono fatti di container o moduli abitativi di quelli usati dalla protezione civile in caso di calamità naturale. Arrivano nottetempo e vengono piazzate in aree davanti a industrie abbandonate o piazzali senza destinazione. Pronte a far fronte ad arrivi non previsti.
Perché oltre a quelli comunicati dalle prefetture con un minimo preavviso, giusto il tempo della percorrenza dei bus dalla Sicilia fino alle destinazioni finali, ci sono da considerare anche i cosiddetti “fuori quota”, cioè le centinaia di migranti che, non registrati da nessuna parte al loro ingresso in Italia, si presentano autonomamente chiedendo una sistemazione o vengono intercettati la notte per strada, a dormire sulla panchine o nei parchi.
Brandine nei palazzetti dello sport e nelle palestre
Palazzetti dello sport, palestre, sale degli oratori: brandine e materassi spuntano ovunque per far fronte ad un’emergenza che è diventata urgenza come hanno sottolineato ieri sindaci di destra e sinistra riuniti per discutere di cosa fare dopo i provvedimenti del governo. Che non hanno riguardato il circuito dell’accoglienza, come tutti auspicavano, ma solo i Cpr che qualcuno vuole e qualcuno no ma che comunque non servono a fornire una soluzione al grido di aiuto dei Comuni. Grido bipartisan, ancora una volta: “Napoli è al collasso, c’è poco da aggiungere. A noi i migranti ce li mandano via terra ma anche via mare”, ma anche il leghista Flavio Di Muro, sindaco di Ventimiglia è esasperato e paventa rivolte tra i suoi cittadini. L’ha detto domenica a Pontida e l’ha ripetuto ieri in riunione con i colleghi dell’Anci: “ I miei cittadini si sentono invasi, abbiamo centinaia di migranti accampati ovunque in attesa di passare la frontiera e altri ne stanno arrivando. Poi non dicano che non li avevo avvertiti”.
Il coordinamento dei comuni di frontiera
Gli animi sono accesi e in tanti pretendono le stesse attenzioni di Lampedusa. “Per carità grande solidarietà con gli amici di Lampedusa, ma di città di frontiera in Italia ce ne sono almeno 7,8, da Porto Empedocle a Ventimiglia, da Trieste alla mia città e infatti abbiamo deciso di istituire un coordinamento per proporre interventi urgentissimi – dice il sindaco di Pozzallo Roberto Ammatuna – ho dovuto mettere le brandine nel palazzetto dello sport per far fronte ad ulteriori arrivi oltre alle centinaia di persone che ospitiamo nell’hotspot e nel nuovo centro realizzato tra Pozzallo e Modica, compreso di un piccolo Cpr ma i cittadini, le associazioni sportive protestano, Non è possibile andare avanti senza alcuna programmazione, il governo brancola nel buio. Si svuota Lampedusa e si fa andare in tilt Porto Empedocle,si dirottano centinaia di migranti su una piccola realtà di frontiera come la nostra. Non ci sono solo le necessità delle grandi metropoli, che pure sono allo stremo, e di Lampedusa”.
Pronti alle barricate per i Cpr
Tensioni destinate ad aumentare appena partirà la giostra dell’individuazione delle possibili aree destinate ad ospitare i nuovi centri per il rimpatrio. Non lo vogliono in Toscana, lo vorrebbero a Ventimiglia e lo vogliono decisamente in Friuli Venezia Giulia per alleggerire la pressione di chi arriva dalla rotta balcanica. Ma gli abitanti di Palmanova, piccolissimo centro su cui sembra essere ricaduta la scelta vista la disponibilità dell’ex caserma di Jalmicco, sono pronti alle barricate. E saranno solo i primi.