Fonte: La Repubblica
di Oriana Lisona, Massimo Piesa e Franco Vanni
“Lupo solitario, non legato all’Isis”: arrestato il 46enne senegalese, autista che questa mattina ha sequestrato e dato fuoco a un bus. I 51 studenti a bordo salvati dai carabinieri. Ha detto ai pm: “Se non foste intervenuti non si sarebbe fatto male nessuno”
Ha dirottato lo scuolabus che stava guidando, con due classi di 51 studenti di seconda media a bordo, tenendoli per 40 minuti sotto sequestro con la minaccia di uccidere tutti. Adesso Ousseynou Sy è accusato di sequestro di persona e strage con l’aggravante della finalità terroristica. “Un gesto premeditato: voleva che tutti sapessero e voleva sollevare la questione della strage dei migranti nel Mediterraneo”, spiegano adesso i procuratori che si occupano del caso, aggiungendo che “l’uomo era un lupo solitario, senza legami con l’Isis”. Ma è una strage quella che si è evitata a San Donato Milanese: “Soltanto grazie al coraggio e alla professionalità dei carabinieri un giorno che si sarebbe ricordato per decenni è finito bene: hanno compiuto un’operazione che vediamo nei film con le squadre speciali”. Ed è in procura, in una pausa dell’interrogatorio di Ousseynou Sy, che è stato ricostruito l’accaduto.
Ousseynou Sy, 46enne di origini senegalesi ma cittadino italiano dal 2004 – quando ha sposato una donna italiana, da cui poi ha divorziato e ha avuto due figli – è da molti anni autista della società Autoguidovie. Questa mattina doveva accompagnare le due classi – 51 studenti, due insegnanti e una collaboratrice scolastica – della scuola media Vailati di Crema in palestra. Ma una volta alla guida ha subito cambiato direzione: “Ci ha detto che la sua intenzione era di andare a Linate”, spiega il procuratore Alberto Nobili. Da subito cosparge l’interno del bus di benzina e intima ai professori di legare i polsi dei bambini con le fascette da elettricista – fascette e tanica che gli costeranno anche la premeditazione del gesto – iniziando a gridare che “Di qua non esce vivo nessuno” e a parlare dei “bambini morti nel Mediterraneo”, dando anche “la colpa a Di Maio e Salvini”. Ai bambini fa anche lasciare i cellulari in fondo al bus ma, come raccontano in procura, gli adulti hanno legato debolmente i polsi dei bambini seduti più distanti dall’autista. Uno di loro riesce a liberarsi e a prendere un cellulare, chiamando il 112.
La telefonata viene presa subito sul serio: due autoradio, spiega il colonnello Luca De Marchis, intercettano il bus all’altezza di Pantigliate, ma l’autista le sperona e continua la sua corsa. Altre tre auto, a quel punto, bloccano il mezzo: l’autista si ferma e mentre due carabinieri si avvicinano al suo finestrino parlandogli, gli altri carabinieri vanno sul retro del bus e con lo sfollagente rompono i vetri. In quel momento, mentre i carabinieri aiutano tutti ad uscire, il senegalese appicca il fuoco con l’accendino che ha in mano. “Le fiamme sono divampate mentre alcuni bambini erano ancora all’interno”, conferma il colonnello. In quei momenti di grande concitazione il senegalese decide di scendere dal bus, viene bloccato – ha ustioni alle mani – e dice di averlo fatto “per i morti nel Mediterraneo”.
Il bilancio, quindi, è quasi un miracolo: 12 bambini e 2 adulti vengono portati in ospedale per escoriazioni e principio di intossicazione, tutti gli altri vengono portati in una palestra poco distante dove vengono raggiunti dai genitori.
Ousseynou Sy viene prima portato al Niguarda per le medicazioni e poi in procura per l’interrogatorio con Nobili e il pm Luca Poniz, a cui il procuratore capo Francesco Greco ha affidato il caso.
Nei suoi primi racconti, che dovranno essere tutti vagliati (e si aspetta anche il risultato degli esami tossicologici) la sua intenzione era appunto quella di arrivare a Linate e di fuggire in Senegal con un aereo. “Se non fossero intervenuti i carabinieri nessuno si sarebbe fatto male”, ha detto ai pm. La benzina e le fascette servivano, nel suo racconto, “a tenere buoni i bambini”. Ha ammesso di avere portato un coltello da cucina, mentre non conferma di avere avuto una pistola, anche se alcuni testimoni dicono di averla intravista.
Tra le ammissioni, quella di aver girato prima del sequestro del bus un video, caricato su Youtube “e inviato in Senegal a familiari e amici”. L’uomo avrebbe ripetuto di voler “punire l’Europa per le politiche sui migranti” e di “non poterne più di vedere i bambini sbranati dagli squali”. Nell’interrogatorio Sy ha aggiunto che il caso della nave Mare Jonio è
stato “l’episodio scatenante, la goccia che ha fatto traboccare il mio vaso”.
Ma, ribadisce la procura, Ousseynou Sy “non è inquadrabile in un contesto radicalizzato nè di stragismo islamico: sembra piuttosto un lupo solitario, sembra non aver fatto alcuna riflessione di legarsi all’Isis”. Ma è polemica anche per il fatto che Sy avesse un precedente per guida in stato di ebbrezza nel 2007 e una condanna – diventata definitiva nel 2018 – a un anno con pena sospesa per violenza sessuale su minori. Ma la società Autoguidovie già stamani ha precisato che “l’uomo, nostro collaboratore almeno dal 2002, dal 2004 era in servizio a tempo pieno. Negli anni non ha mai dato segnali di squilibrio, né avevamo mai ricevuto reclami sulla sua condotta come autista. A livello di compartimento aziendale (Crema e zone limitrofe) non eravamo a conoscenza dei suoi precedenti penali”.
L’aggravante del terrorismo è ricondotta all’articolo 270-secies del codice penale, relativo alle condotte con finalità di terrorismo, afferma che “sono considerate con finalità di terrorismo le condotte che, per la loro natura o contesto, possono arrecare grave danno ad un Paese o ad un’organizzazione internazionale e sono compiute allo scopo di intimidire la popolazione o costringere i poteri pubblici o un’organizzazione internazionale a compiere o astenersi dal compiere un qualsiasi atto o destabilizzare o distruggere le strutture politiche fondamentali, costituzionali, economiche e sociali di un Paese o di un’organizzazione internazionale, nonché le altre condotte definite terroristiche o commesse con finalità di terrorismo da convenzioni o altre norme di diritto internazionale vincolanti per l’Italia”.