16 Settembre 2024

Libertà ed eguaglianza, solidarietà e diritti, pace e rappresentanze, inclusione e poi lavoro, studio, parità, sport, cultura, ricerca: queste alcune delle parole risuonate nelle giornate di incontri, laboratori, eventi

«Un popolo, quando si riunisce per immaginare come vorrebbe la sua vita, alla fine scrive una Costituzione». Milano Civil Week si è conclusa con le parole della piece liberamente tratta da «Aspettando Giona» di Ignazio De Francesco. E nei mesi di preparazione di questo grande evento, arrivato alla sua sesta edizione, organizzato dal Corriere della Sera con le reti di Terzo settore e quest’anno entrato nel prestigioso palinsesto delle Week milanesi, abbiamo letto e riletto la nostra Carta per ripeterci che davvero la vita nostra, delle nostre comunità e del nostro Paese dovrebbe essere come l’avevano immaginata i Padri Costituenti. Libertà ed eguaglianza, solidarietà e diritti, pace e rappresentanze, inclusione e poi lavoro, studio, parità, sport, cultura, ricerca: queste alcune delle parole risuonate nelle giornate di incontri, laboratori, eventi a Palazzo Giureconsulti, nel cuore di una Milano frenetica che ha rallentato per riflettere, e negli oltre 450 appuntamenti diffusi in città.
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, onorandoci con il suo intervento inaugurale, ci ha ricordato che la Costituzione «è una conquista e va conosciuta, amata, difesa, vissuta, ogni giorno per accogliere nuovi bisogni, per tutelare chi si trova ai margini, per avere cura dei più fragili, per affrontare le nuove sfide di convivenza e di pace».
«La Costituzione siamo noi» allora non è, non può essere soltanto il tema di una settimana. Ed è dal «noi» che dobbiamo ripartire e che chiama in causa ciascuno nella propria azione. Con Buone Notizie abbiamo accettato la sfida perché anche chi fa comunicazione risponde ad un impegno etico, nei confronti di se stesso e dei lettori: quello di veicolare il racconto di una modalità alternativa di fare politica, economia, cultura, educazione e così via. Un racconto non utopistico o ideale, sia chiaro, ma la strada che ogni giorno viene scelta da migliaia di donne e uomini del nostro Paese impegnati in esperienze che garantiscono uno sviluppo coeso e solidale in ogni ambito; impegnati a non lasciare nessuno indietro e a tutelare e prendersi cura, proprio come ci ha richiamati il presidente Mattarella, di chi ha più bisogno. Non è assistenzialismo o buonismo: gli «ismi» non ci interessano. È piuttosto una strategia possibile, già sperimentata: che fa funzionare i bilanci delle aziende più visionarie, che rende più forti le comunità sensibili alle fragilità, che dà senso alla vita, che fa stare meglio le persone.
Il tema di cui vogliamo farci carico è quello dei giovani. Perché mentre descriviamo con numeri e inchieste le loro fragilità cresciute, mentre ci allarmiamo di fronte ai dati del loro disagio mentale e ci inquietiamo per il fenomeno apparentemente incontrollabile dei Neet, vorremmo davvero poter correggere la rotta. In queste giornate di Milano Civil Week abbiamo scelto di dare loro la parola: li abbiamo chiamati sul palco, davanti al Presidente, per parlare di lavoro, tutele, inclusione, Stato.
Li abbiamo visti nei laboratori gestiti da Ri-Costituente e sulle regole dissertare di donne, giustizia riparativa e diritto alla cittadinanza. Li abbiamo ascoltati dibattere con Beppe Severgnini e confessarci il loro disagio nei confronti dei partiti ma reclamare al tempo stesso il bisogno di politica «sana» e la voglia di rappresentanza. E poi ci hanno testimoniato con energia e competenza le esperienze di volontariato che hanno fatto meritare a Trento l’anno di Capitale europea della solidarietà e quelle di lavoro nel mondo del credito cooperativo capace di guardare anche ai bisogni oltreconfine. Li abbiamo ammirati mentre hanno recitato, suonato, cantato con bravura, passione e grande forza. Questi giovani sono quelli che stanno cercando spazio e forse lo stanno trovando e sono molto meglio di come li pensiamo: ma poi ci sono i troppi che non hanno voce, non hanno opportunità, non hanno il futuro che meriterebbero.
La Costituzione siamo noi significa allora, per chi giovane non è più, renderla carne ogni giorno, calarla nella realtà, usarla come bussola e misura di ogni scelta e azione. I Padri Costituenti avevano pensato a noi: adesso noi dobbiamo pensare a loro. Riaccendiamo i nostri cuori e mettiamoci in gioco: la Costituzione siamo noi.

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