I cittadini sono sempre più scoraggiati a utilizzare l’automobile nei centri urbani. A oggi in Europa sono oltre 320 (diventeranno 507 nel 2025) le città che hanno introdotto low emission zones, zone in cui non solo è proibito guidare auto inquinanti, ma spesso è anche prevista una tassa ecologica per tutte le altre vetture, eccettuate quelle elettriche. Ma perché per entrare nel centro di Milano e Londra bisogna pagare un’ecotassa (da 5 a 27 euro), mentre chi si sposta con l’aereo privato che inquina enormemente di più non paga nulla?
In un’ora 2 tonnellate di CO2
In appena un’ora, un jet privato produce in media 2 tonnellate di CO2, ovvero un quarto delle emissioni di un cittadino europeo in un anno (8,2 tCO2eq). Per esempio, il Cessna Citation Excel (velivolo leggero lungo 16 metri con un’autonomia di 2.700 km che può ospitare fino a otto persone), uno dei più venduti in Occidente, per ogni km percorso produce 1,7 kg di CO2. Il Beechcraft King Air 200, altro jet molto richiesto in Europa, può ospitare fino a sei passeggeri e ha un’autonomia più breve, 1.900 km: per ogni km emette 1,1 kg di CO2. Vuol dire che questi aerei sono da 5 a 14 volte più inquinanti di quelli commerciali e 50 volte più dei treni: e oltretutto trasportano pochissimi passeggeri, a volte anche uno solo.
I grandi inquinatori
La sproporzione dell’inquinamento prodotto dai jet privati ha sollevato l’indignazione degli attivisti che sui social hanno lanciato account di «flight-tracking», ovvero pagine in cui tracciano le rotte dei jet privati e ne denunciano gli effetti sul clima. Il più efficace è stato l’americano Jack Sweeney che utilizzando i dati pubblici dei transponder (codici che contraddistinguono un aereo) ha aperto una quindicina di account per seguire quotidianamente i viaggi dei miliardari americani e delle star dello spettacolo. Tra i più celebri ci sono CelebJets, ElonJet, BezosJets e GatesJets, gli ultimi tre dedicati agli itinerari degli uomini più ricchi d’America, Elon Musk, Jeff Bezos e Bill Gates, che si professano convinti ambientalisti. Analizzando i dati presentati da Sweeney, il sito dell’emittente France Info ha stilato la classifica dei 10 jet più inquinanti nei primi 8 mesi del 2022. Al primo posto ci sono i due Gulfstream G650 di Bill Gates, aerei con un’autonomia di 13.900 km che possono ospitare fino a 18 persone: in meno di 8 mesi hanno prodotto 3.210 tonnellate di CO2. Già nel 2018 il fondatore di Microsoft era stato indicato in uno studio dell’Università di Lund (Svezia) come la star globetrotter con la peggiore impronta di carbonio. Alle spalle di Gates ci sono i jet del musicista J-Z (1.915 tonnellate di CO2), del miliardario Jeff Bezos (1.787 tonnellate), dell’influencer Kim Kardashian (1.700), del rapper Drake (1.379) e del fondatore di Tesla Elon Musk (1.223). S’aggiungono i 52 voli (14 transatlantici) effettuati dal calciatore Leo Messi tra il primo giugno e il 31 agosto (1.502 tonnellate di anidride carbonica) e i 28 viaggi tra il 20 agosto e il 15 ottobre di Mark Zuckerberg, altro paladino dell’ambiente che con il suo Gulfstream G650 ha prodotto oltre 253 tonnellate di CO2. Perché prendere il jet privato per viaggi brevissimi che potrebbero comodamente essere fatti con altri mezzi meno inquinanti? Ad agosto l’influencer Kylie Jenner ha volato per 17 minuti con il suo Bombardier BD 700 per andare da Los Angeles alla vicina Camarillo (distanza 60 km) emettendo una tonnellata di CO2. A luglio è stata la volta del rapper Drake che per trasferirsi da Toronto a Hamilton in Canada ha scelto un volo privato di 14 minuti. Nello stesso mese la star di Hollywood Mark Wahlberg ha impiegato 23 minuti per trasferirsi da Dublino a Shannon e giocare una partita di golf nel resort Adare Manor. Ma il record di volo lampo va all’ex campione del mondo di pugilato Floyd Mayweather che in dieci minuti ha raggiunto Las Vegas dalla vicina Henderson emettendo una tonnellata di CO2.
Numeri record
Ci sono numeri che devono fare riflettere. Nel 2021 l’industria dei jet privati ha toccato il record di 3,3 milioni di voli, +7% rispetto al 2019, anno in cui si era registrato il precedente primato. Le cifre più alte negli Usa, Paese che conta una flotta di 21.900 aerei d’affari, di cui oltre 13 mila jet disponibili sul mercato (dati 2019). In tutto i voli sono stati 2,3 milioni: nel solo periodo natalizio (dal 20 dicembre al 2 gennaio 2022) sono state segnalate 127 mila partenze di jet Oltreoceano (+41% in più rispetto allo stesso periodo di due anni prima). In Europa i movimenti di aerei privati (arrivi, partenze e sorvoli) negli aeroporti sono stati 728.008 (+5% rispetto al 2019). Di questi, 111.985 sono voli da e verso l’Italia (+9% rispetto al 2019). Per l’anno in corso si prevede un’ulteriore impennata. Nei primi 9 mesi del 2022 i movimenti negli scali europei sono stati 814.043.
Gli aeroporti più trafficati in Europa
In Europa circolano 3.930 jet privati, di cui 194 di base negli scali italiani (solo 133 sono registrati fiscalmente nel nostro Paese). L’aeroporto che ha attirato i maggiori movimenti è Paris Le Bourget (48.421), seguito da Nizza-Costa Azzurra (36.234) e Ginevra (31.823). Nella top 30 ci sono tre scali italiani: Linate (sesto con 20.444 movimenti), Ciampino (decimo con 15.592) e Olbia-Costa Smeralda (ventunesimo con 11.855). Sette delle 10 rotte più inquinanti percorse da velivoli privati in Europa si trovano sull’asse Regno Unito-Francia-Svizzera-Italia: i Paesi che producono più CO2 con i jet privati sono Regno Unito (425.499 tonnellate, 19,2% del totale), Francia (365.630 tonnellate, 16,5%) e Italia (227.653 tonnellate, 10,2%).
Tratte brevi e verso luoghi di vacanza
Per giustificare l’intenso utilizzo, miliardari e imprenditori affermano che i jet privati permettono di raggiungere luoghi che non sono serviti da rotte commerciali e di risparmiare tanto tempo. In realtà, il 70% dei voli effettuati con i jet sono tra città europee, la maggior parte ben servite dai mezzi di trasporto. Il 50% di questi viaggi copre distanze inferiori a 500 km tra cui due delle tre tratte più trafficate del 2021: Ginevra-Paris Le Bourget (3.241 voli), Paris Le Bourget-Nizza-Costa Azzurra (2.586) e Roma Ciampino-Milano Linate (1.836). Le tratte brevi inquinano molto per il maggiore consumo di cherosene in decollo e atterraggio rispetto alla fase di crociera. I jet potrebbero essere sostituiti quasi sempre con un’opzione meno inquinante, con un tempo extra di poco più di due ore. Il caso più eclatante è il collegamento Ginevra-Parigi, il più frequentato in Europa. La tratta di 409 km potrebbe essere percorsa in treno con 2 ore e 22 minuti in più rispetto al jet, ma evitando di emettere 6,9 tonnellate di CO2. Per il collegamento Milano-Roma basterebbe appena un’ora e 11 minuti in più e si risparmierebbero 3,8 tonnellate di CO2. Infine, il traffico aumenta in maniera evidente durante i periodi estivi e verso località di vacanza, dunque non ha nulla a che fare con le attività di business degli imprenditori.
Tasse e cambiamenti
L’unico Paese europeo ad aver approvato una vera tassa sui jet privati per ogni viaggio è la Svizzera: la «Swiss Private Flight Levy» varia da 500 a 3mila euro a seconda del peso massimo al decollo (MTOW). La norma, però, è attualmente sospesa dopo che gli elettori elvetici hanno bocciato la revisione della legge sulla CO2 in un referendum nazionale del 2021. In Italia su ogni volo privato si paga da 10 euro per le tratte che non superano i 100 km a 200 euro per le tratte oltre i 1.500 km. Tuttavia, qualcosa sta cambiando soprattutto in Francia. A Parigi l’attivismo degli ecologisti ha spinto Bernard Arnauld, il secondo uomo più ricco del mondo, a vendere il suo Bombardier Global Express (valore stimato 60 milioni di euro) per sfuggire ai radar su Twitter. Il ministro della Transizione Ecologica Christophe Béchu ha annunciato che dal 2023 saranno applicate tasse molto più alte. Non è detto che una riforma del genere spinga miliardari e super-ricchi ad essere più sostenibili, ma almeno si troveranno nuove risorse da destinare all’ambiente.
In questi giorni si tiene in Egitto la Conferenza Onu sul cambiamento climatico Cop27. Solo tra il 4 e il 6 novembre all’aeroporto di Sharm El Sheikh sono atterrati 36 jet privati provenienti tra gli altri da Italia, Francia, Regno Unito, Paesi Bassi: comunque meno che alla Conferenza dell’anno scorso a Glasgow.