Fonte: Sole 24 Ore
di Andrea Gagliardi
Se si guarda ai modelli citati da Grillo di Spagna e Francia, il ministero della transizione ecologica dovrebbe avere almeno le competenze sull’energia
I dettagli e le deleghe del nuovo ministero della transizione ecologica, chiesto e ottenuto da Beppe Grillo, li svelerà Mario Draghi. Che per ora tace. E si è limitato ad anticipare nei giorni scorsi durante le consultazioni che l’ambiente «innerverà» tutti gli ambiti degli investimenti, nell’ottica di una «riconversione ambientale» del sistema produttivo. Il garante dei Cinque Stelle, dal canto suo, ha chiesto un superministero che fonda Sviluppo economico (Mise) e Ambiente. Non è detto che sarà accontentato. Se si guarda ai modelli citati da Grillo di Spagna e Francia, il ministero della transizione ecologica dovrebbe avere comunque almeno le competenze sull’energia.
Verso un superministero green
Una delle ipotesi è quella di un potenziamento del ministero dell’Ambiente, mettendolo in primo piano nella gestione dei fondi del Recovery fund con nuove competenze ad esempio nell’energia e con una maggiore assegnazione di fondi. Ma le parole di Luigi Di Maio sembrano aprire ad uno scenario più ambizioso: «Il progetto – ha dichiarato su Facebook il ministro degli Esteri uscente – punta a sostenere l’ambiente, come il M5S ha sempre fatto, e ad integrare la difesa della nostra terra con le opportunità di sviluppo e di crescita economica». Anche i deputati del Movimento 5 Stelle nelle commissioni Ambiente e Attività produttive vanno in pressing: «È arrivato il momento – incalzano in una nota – che il Paese riparta su nuove basi valorizzando il lavoro fatto fin qui su energia, trasporti, ambiente e infrastrutture, e potenziandolo mettendo in connessione i diversi aspetti e le potenzialità di politiche e progetti coordinati».
L’approccio nuovo di Draghi
Al di là delle decisioni sul nuovo ministero, Draghi – riferisce chi era presente ai colloqui – ha avuto un approccio completamente nuovo sul tema ambientale, normalmente snobbato rispetto ai grandi ‘giochi’ della politica quando si tratta di stabilire nomine e stanziare fondi. «Un approccio in tutt’altra direzione» ha spiegato Ivan Novelli, presidente di Greenpeace Italia. L’ex presidente della Bce sa bene che l’Europa – per dirla con Christine Lagarde che gli è succeduta all’Eurotower – sulla transizione green «fa sul serio» e non si accontenterà di una spruzzata di verde.
Per la cronaca, ad ogni modo, va sottolineato che nel governo esiste già un dipartimento per la transizione ecologica e gli investimenti verdi. Opera all’interno del ministero per l’Ambiente ed è guidato da un Grillo. Ma non è Beppe. Si tratta di Mariano Grillo, capo del dipartimento che appunto, come si legge sul sito, «cura le competenze del Ministero in materia di economia circolare, contrasto ai cambiamenti climatici, efficientemente energetico, miglioramento della qualità dell’aria e sviluppo sostenibile, cooperazione internazionale ambientale, valutazione e autorizzazione ambientale e di risanamento ambientale».