In tutt’Europa, in tutto il mondo occidentale: coloro che cercano una «terza via» fra destre e sinistre dal profilo sempre più netto e polarizzato faticano a trovare un ancoraggio solido nella società
Carlo Cottarelli lascia il Parlamento con uno stile che è merce rara, di questi tempi. Non ha espresso recriminazioni, non ha scelto la via più semplice (per sé) di cambiare casacca mantenendo il seggio. Ma neanche l’eleganza del gesto riesce a dissimulare che la rinuncia di Cottarelli è un tassello in un mosaico più ampio. Oggi i liberali progressisti, i riformisti ―— chiamateli come vi pare — sono nel deserto. Lo sono in tutt’Europa, in tutto il mondo occidentale: coloro che cercano una «terza via» fra destre e sinistre dal profilo sempre più netto e polarizzato faticano a trovare un ancoraggio solido nella società. Sono in cerca d’autore.
L’atomizzazione dei moderati che credono in una società aperta e in un’Europa unita è sotto gli occhi di tutti. In Italia interessa poco agli elettori se la rottura fra Carlo Calenda e Matteo Renzi sia più colpa dell’uno o dell’altro: hanno la percezione, difficile da cancellare ormai, che per entrambi l’ego sia più forte delle idee. Dal Pd poi i riformisti se ne vanno, o vivono la vita di partito in isolamento. In Spagna Ciudadanos, il partito laico, centrista e modernizzatore, è passato dal 15% del 2019 al 2% dei sondaggi attuali. In Francia Emmanuel Macron ha perso il controllo del Parlamento e il suo ascendente nella società. In Germania i liberal-democratici sono scesi dall’11,5% delle elezioni del 2021 fino alla soglia del 5% — sotto la quale uscirebbero dal Parlamento — per poi risalire un po’ solo grazie i temi del conservatorismo di bilancio. Anche negli Stati Uniti Joe Biden è uscito dal solco della terza via e pratica interventismo, protezionismo e sussidi.