Il primo bilaterale all’estero del primo ministro indiano dopo essere stato rieletto per la terza volta, è soprattutto parte della strategia tesa a evitare un blocco troppo solido formato da Mosca e Pechino
No, non sbagliamoci: Narendra Modi non è Viktor Orbán. Vero,il primo ministro indiano è da ieri a Mosca per una visita di due giorni a Vladimir Putin. E il leader ungherese c’è stato nei giorni scorsi, inopinatamente mentre Budapest ha la presidenza di turno della Ue. Ma Orbán è andato a baciare la pantofola, Modi è al Cremlino con lo status di rappresentante di una potenza almeno pari alla Russia e, soprattutto, con una strategia che è il contrario della subordinazione.
È chiaro che Putin è ben felice di ricevere il leader di un grande Paese: segnala che la Cina non è il suo unico interlocutore importante e manda un messaggio di collaborazione alle nazioni del Sud Globale del quale l’India è uno dei leader. Dietro a questa ovvietà, però, c’è l’idea di politica internazionale maturata da tempo a Delhi. La quale si fonda su alcuni concetti chiari. Primo: l’avversario principale è la Cina, non solo per i contrasti territoriali sul confine himalayano tra i due Paesi (ultimo scontro nel 2020) ma soprattutto per la sempre maggiore espansione degli interessi di Pechino in Asia e nell’Indo-Pacifico. Interessi commerciali ma anche geopolitici che si concretizzano in un’influenza cinese crescente in molti luoghi dell’area: un po’ di promesse e un po’ di coercizione. Carota e bastone.
Secondo concetto forte di Delhi: se l’amicizia tra Putin e Xi Jinping si salda ulteriormente in un blocco asiatico, l’India (e non solo essa) verrà messa sotto una pressione straordinaria da Pechino, ingestibile se non cedendo sovranità e riducendo la propria sicurezza. Modi al Cremlino, dunque, ha l’obiettivo — non dichiarato ma molto discusso in India — di mettere un piccolo cuneo nel rapporto tra Mosca e Pechino: qualcosa che può diventare utile allorché la Russia dovrà rendersi conto che la partnership, da Paese minoritario, con la Cina è, sui tempi lunghi, insopportabile. In più, il leader indiano getta qualche base per evitare che Mosca stia dalla parte di Pechino quando questa dovesse prendere iniziative contro l’India. Offre un cesto alternativo affinché Putin non metta tutte le sue uova nel cesto cinese.
Modi ha anche interessi economici e militari per incontrare Putin: l’acquisto di energia a buon prezzo e forniture per l’esercito da decenni legato alla Russia. Ma il viaggio, il primo bilaterale che compie all’estero dopo essere stato rieletto per la terza volta, è soprattutto parte della strategia tesa a evitare un blocco troppo solido formato da Russia e Cina. Implicitamente, è la critica a Stati Uniti ed Europa che Delhi ripete spesso: avete favorito l’incontro perfido e maligno di due potenze aggressive.