22 Novembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

di Danilo Taino

Nel secolo scorso e nei primi due decenni dell’attuale, il numero di morti per catastrofi naturali è via via diminuito


La pandemia in corso ha creato la percezione, molto diffusa, che il mondo sia un luogo pericoloso. Sempre più pericoloso a causa dell’attività umana. Non solo virus: uragani, siccità, ondate di caldo, alluvioni. È così? Dai numeri si direbbe il contrario. Nel secolo scorso e nei primi due decenni dell’attuale, il numero di morti per catastrofi naturali è via via diminuito. Negli Anni Venti, Trenta e Quaranta, per esempio, il numero di decessi per eventi naturali è stato sempre tra i 3,5 e i cinque milioni per decennio: da allora è drasticamente sceso: per tutto il decennio scorso non ha superato i 30 mila morti l’anno, con molti minimi sotto i diecimila, per lo più causati da terremoti (fonte ourworldindata.org su dati dell’Università Cattolica di Lovanio).
Negli Anni Dieci del nostro secolo, i morti da catastrofi hanno variato tra lo 0,01 e lo 0,06% dei decessi totali. Il cambiamento del clima è un fenomeno in atto da qualche decennio; ma non ha aumentato il numero delle morti, il quale è anzi diminuito. Per dire, nel 1928 ci furono nel mondo tre milioni di morti a causa di siccità; nel 1931, ben 3,7 milioni di decessi per inondazioni e altri due milioni per la stessa ragione nel 1959; ancora a causa della siccità si contarono 1,9 milioni di decessi nel 1943 e altri 1,5 milioni nel 1965. Da allora non si è mai più superato il numero di 500 mila morti per una singola ragione naturale e lo scorso decennio è stato il migliore. Il merito è della scienza e delle tecnologie che hanno migliorato le difese. Ma anche l’osservazione degli eventi climatici estremi deve essere condotta con attenzione. Per quelli di cui ad esempio si parla molto, nell’Atlantico, la statistica della National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa) americana indica che il trend di crescita delle tempeste tropicali «non è significativamente distinguibile dallo zero» rispetto a fine 800 e questo vale anche per gli uragani atlantici. Per quel che riguarda le ondate di calore, sempre la Noaa le definisce come casi in cui per quattro giorni consecutivi viene superata una temperatura che ci si aspetterebbe venga raggiunta solo una volta ogni dieci anni. L’indice che ne risulta, dal 1895, dice che negli Stati Uniti si sono contati picchi a 85,2 nel 1934, a 125,5 nel 1936 ma poi si è sempre rimasti sotto all’indice 30 (11,9 nel 2015, ultimo dato disponibile). Superata la pandemia, il mondo non sarà un luogo poi così pericoloso.

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