10 Novembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

di Dario di Vito

In Lombardia dal 2009 i passeggeri sono aumentati del 31,5% ma la qualità del trasporto è sotto accusa: 25 comitati ogni giorno segnalano ritardi e disservizi

Sulle cause dell’incidente di ieri nei prossimi giorni ci sarà da capire e da riflettere perché il «cedimento strutturale» della rotaia è cosa assai più preoccupante di un singolo errore umano o di un’avaria legata all’utilizzo di treni eccessivamente longevi. Toccherà agli esperti dirci se si è verificata qualche smagliatura nel sistema di diagnostica preventiva o quale altra circostanza negativa abbia messo a repentaglio la sicurezza dei pendolari sulla linea Cremona-Milano, da cronisti è d’obbligo ricordare però come solo pochi giorni fa il rapporto annuale di Legambiente avesse segnalato proprio quella linea tra le peggiori per ritardi e disservizi. Non è una condizione sufficiente per parlare di un disastro annunciato ma che si trattasse di un punto di crisi lo si doveva sapere. Messi per un attimo da parte la cronaca e il dolore, la verità profonda è che non ci siamo resi conto come la crisi stia cambiando la geografia del lavoro e come diretta conseguenza il numero dei pendolari sia destinato ad aumentare. Luogo di lavoro e di residenza coincidono sempre meno, chi conquista con sudore un semplice posto o una posizione professionale di qualche valore li difende e aumenta così la massa di coloro che ogni mattina si alzano alle prime luci dell’alba, prendono il treno e fanno ritorno a casa a sera. E cresce anche all’interno dei pendolari la quota delle donne come la carta di identità delle vittime di ieri dimostra.
La tecnologia straripante non sta riducendo la mobilità per lavoro, anzi anche per effetto delle novità che ridisegnano l’economia (il ciclo produttivo tradizionale si scompone in mille segmenti) aumentano i flussi giornalieri di persone e di merci in movimento. Tutti noi, compresi il sistema dei media e ovviamente la politica, non ne abbiamo preso ancora piena coscienza e continuiamo a sottostimare il peso della mobilità nelle società moderne e a trattare i pendolari come fossero un’anomalia destinata presto o tardi a riassorbirsi. Le condizioni in cui viaggiano fanno notizia sporadicamente e comunque non sono considerate dalle amministrazioni una priorità da monitorare e da risolvere.
Per certi versi lo straordinario successo dell’alta velocità – che sta contribuendo anch’essa a cambiare velocemente la geografia del lavoro – ha accentuato la marginalità dei pendolari dei treni regionali, ha fatto crescere in loro una sorta di sentimento di disuguaglianza ferroviaria. In realtà per motivi ambientali e di intasamento delle arterie autostradali – soprattutto le tangenziali intorno alle grandi città – dovremmo essere grati a chi si sposta in treno e non in auto. In Lombardia in questi anni è andata così e dal 2009 ad oggi, secondo i dati di Legambiente, i viaggiatori su rotaia sono aumentati del 31,5% grazie a cospicui investimenti in nuove vetture, servizi e infrastruttura di rete. La qualità del trasporto però non sembra averne risentito favorevolmente visto che sempre in Lombardia ci sono 25 comitati dei pendolari che ogni giorno segnalano, pressoché inascoltati, ritardi e disservizi il cui leit motiv è l’equiparazione uomini=bestiame. La cura del ferro per portare più pendolari sul treno – visto che per le merci la battaglia, grazie anche all’e-commerce, è stata vinta dal trasporto su gomma – dunque è giusta ma per rivelarsi anche vincente deve coniugarsi con una capacità gestionale adeguata, con un livello di sicurezza inattaccabile e con una cura del cliente che oggi semplicemente non esiste. Tutte caratteristiche che, purtroppo lo dobbiamo dire, persino nell’avanzatissima Lombardia lasciano ampiamente a desiderare e rendono impossibile il confronto con aree di pari rango come Monaco o Zurigo.
Risolvere i nodi irrisolti buttandola in caciara o peggio in becera propaganda come è stato fatto ieri non aiuta nessuno. Una politica per una mobilità sicura, efficiente e rispettosa del cliente è purtroppo (in Italia) ancora al di là da venire. E caso mai, vista la coincidenza con la campagna elettorale, la maniera più responsabile per rispondere agli interrogativi emersi con il tragico incidente di Pioltello è quella di sforzarsi di individuare soluzioni e percorsi differenti dal passato. I pendolari non sono e probabilmente non saranno mai una lobby, meritano quindi il doppio del rispetto e della considerazione.

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