22 Novembre 2024

ESTERI

Fonte: La Stampa

russia

Migliaia di persone in corteo nella capitale. Renzi deporrà un fiore nel luogo dell’agguato

 

MOSCA

L’opposizione russa torna a sfidare Vladimir Putin. Decine di migliaia di persone – probabilmente più delle 21mila stimate dalla polizia – hanno sfilato questo pomeriggio per le vie del centro di Mosca per ricordare Boris Nemtsov, il rivale politico del leader del Cremlino freddato a colpi di pistola venerdì notte a pochi passi dalla piazza Rossa. Il delitto – di cui non si conoscono al momento esecutori né mandanti – ha fatto indignare l’Occidente (il premier Matteo Renzi deporrà un fiore sul luogo dell’agguato quando si recherà a Mosca il 4 e il 5 marzo) ma ha anche fatto calare una tetra nube di sospetti sul presidente russo.

 

Molte delle persone che hanno partecipato al corteo di oggi accusano infatti proprio lo “zar” per l’omicidio di Nemtsov. «Non abbiamo paura», scandivano in coro alcuni manifestanti. «Chi è il prossimo? In prigione o direttamente nella bara?», recitava uno striscione. Ma il Cremlino respinge ogni accusa. Ieri Vladimir Putin ha definito l’omicidio «una provocazione» e il suo portavoce ha precisato che Nemtsov non rappresentava una minaccia a livello politico per l’uomo forte di Mosca. Come dire che il Cremlino non aveva alcun interesse a farlo fuori. Ma il presidente ucraino Petro Poroshenko ha puntato il dito contro Putin, sostenendo che Nemtsov «doveva presentare prove convincenti della partecipazione delle forze armate russe» nel conflitto nel Donbass. Un’ipotesi tutta da verificare, ma che oggi è stata ribadita da un altro leader dell’opposizione russa: Ilia Iashin che ha parlato senza mezzi termini di «un omicidio politico volto a intimorire quella parte della popolazione che sosteneva Nemtsov e si opponeva al governo».

 

Tra tanti tricolori russi stilati a lutto e qualche bandiera ucraina, il popolo dell’opposizione ha fatto sentire la sua voce criticando il «regime» di Putin, la supposta presenza di soldati russi nel sud-est ucraino e il braccio di ferro delle sanzioni con l’Occidente che – assieme al crollo del prezzo del petrolio – sta mettendo in ginocchio l’economia russa. Il corteo è partito verso le 15 dal quartiere di Kitai Gorod ed è passato dal ponte Bolshoi Moskvoretski, proprio dove è stato ucciso Nemtsov. È per questo che molti dei dimostranti avevano in mano mazzi di rose o garofani da lasciare sul luogo dell’assassinio che ha scosso l’intera Russia. Mentre altri stringevano ritratti dell’oppositore. «Nemtsov ha sempre lottato per noi, per liberare la Russia dalla tirannia di Putin», racconta Serghiei, 27 anni. Ma il giovane non crede che l’ex vice premier sia stato ucciso perché stava lavorando a un dossier sui soldati russi in Ucraina: «È già chiaro a tutti che nel Donbass ci sono militari russi, e anche armi russe. Non c’è più niente da scoprire. Nemtsov è stato fatto fuori perché dava fastidio al governo». Tatiana, 60 anni, sfila con un’amica, e – al contrario di molti suoi connazionali – è contraria all’annessione della Crimea: «Esiste un diritto internazionale, e va rispettato – spiega -. Russi e ucraini sono fratelli, ma adesso per colpa di Putin ci facciamo la guerra». E proprio «No alla guerra!» era uno dei tanti slogan scanditi dai manifestanti.

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