19 Settembre 2024
CRONACA
Fonte: La Stampa

Il gip revoca gli arresti domiciliari. Il primo cittadino di Venezia si difende

Torna libero il sindaco Giorgio Orsoni e riprende possesso del suo studio in Municipio. Non perde l’aplomb l’amministratore del centrosinistra coinvolto nell’inchiesta Mose, ma usa parole che pesano nella sua prima uscita dopo una settimana passata ai domiciliari con l’accusa di aver preso fondi illeciti per la campagna elettorale del 2010.

Sul fronte giudiziario i legali della difesa hanno concordato con i Pm un patteggiamento a quattro mesi – sarà ora il Gup a decidere sulla congruità -, ma è su quello del proprio operato che il sindaco-avvocato non transige. «Ho deciso di non dimettermi perché non ci sono le condizioni oggettive per farlo, non ho nulla personalmente da rimproverarmi» dice. Una doppia soluzione, quella giudiziaria e del mantenimento della carica, che ha accesso la miccia della polemiche politiche con Roberto Maroni, il quale ha twittato «Orsoni ammette le sue responsabilità ma il Pd lo lascia sindaco di Venezia. E il Daspo promesso da Matteo Renzi per i corrotti?» o Beppe Grillo che sul suo blog sostiene che «Renzi manda a casa Corradino Mineo ma si tiene Orsoni». Anche l’assessore comunale del Pd Tiziana Agostini si è dimessa, mentre Fratelli d’Italia ha occupato il salone davanti allo studio del primo cittadino lagunare.

A far finire Orsoni nell’inchiesta politico-affaristica legata ai lavori del Mose è stato il ´grande burattinaio’ Giovanni Mazzacurati. E su di lui Orsoni punta parte della sua dichiarazione da `uomo libero´: afferma di averlo incontrato più volte, ricorda che fu lui «ad insistere per sostenere la mia campagna dicendo che questo era un compito che si era assunto da sempre in precedenti campagne elettorali, con tutti gli altri candidati a sindaco, perché non voleva che chi vinceva potesse incolparlo di non averlo sostenuto». Anzi, a quello che è diventato il suo accusatore, il primo cittadino aveva dato, nella certezza di essere nel lecito, anche il numero del suo conto corrente, «come a tanti altri» precisa. Nel giudizio tagliente del sindaco, l’ex presidente di Cvn è solo «un millantatore».

Il sindaco sposta il tiro anche sul piano politico: la campagna elettorale «non è stata gestita da me ma dai vari partiti che mi hanno sostenuto: È evidente che il Pd era il maggiore». «Ho spiegato ai pm – sottolinea – che non ero al corrente in alcun modo dei meccanismi messi in atto per creare dei fondi destinati poi anche a contribuire alla campagna elettorale di tutti i partiti, non ho ricevuto alcuna somma da parte di chicchessia né tantomeno dall’ex presidente del consorzio Venezia Nuova, Giovanni Mazzacurati». Poi una stoccata ancora sul piano politico: «mi addolora di più di questa vicenda l’aver visto quanti hanno preso le distanze da me» e il riferimento è a qualcuno nel Pd: «Credo che ci sia qualcuno – spiega – che forse non ha capito, o forse ha fatto finta di non capire che cosa stava succedendo».

La giornata di Orsoni “nuovamente” sindaco comincia attorno alle 11.30, quando l’avvocato esce dal portone dell’abitazione che si affaccia sul Canal Grande, proprio di fronte al Municipio. Sul pennone di casa è ricomparso il gonfalone di San Marco, simbolo di Venezia. Il gip ha disposto la revoca del provvedimento accogliendo la richiesta del collegio di difesa, gli avvocati Daniele Grasso e Maria Grazia Romeo, dopo i due interrogatori. «Credo che questo provvedimento di revoca dei domiciliari si commenti da solo dopo un chiarimento con i Pm: ho chiarito credo nel modo più inequivocabile la mia posizione con i magistrati» dice ai cronisti. Il primo atto in Municipio, quasi simbolico, è la riappropriazione dello studio da sindaco, poi i cronisti. Ricorda di non essersi proposto «come sindaco ma mi è stato chiesto dalle segreterie dei partiti e dal mio predecessore (Massimo Cacciari ndr). Mi era stato chiesto in altre occasioni e avevo rifiutato. Questa volta ho ceduto ed evidentemente ho sbagliato». Rileva di essersi fatto tanti nemici a Venezia perché si è sempre opposto «a chi voleva sfruttarla in modo non corretto» e ricompare il nome Mazzacurati. Con lui il sindaco ha avuto dissidi per l’Arsenale: «come molti sanno – sottolinea – ho fatto un provvedimento per restituire quello spazio alla città. Avemmo uno scontro e non mi meraviglia che poi ci sia stato un certo risentimento».

La giornata è stata quindi segnata da una riunione di giunta e da un incontro con i consiglieri, mentre in casa Pd sono previsti incontri informali a Venezia con il gruppo in Comune, «per capire cosa è meglio fare nell’interesse dei veneziani» spiega il segretario veneto Roger De Menech.

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