SCANDALI
Fonte: La StampaVia libera della giunta con 16 voti favorevoli, votano no Forza Italia e Ncd.
Lui commenta: “Esito annunciato da incaute dichiarazioni”.
La Giunta per le autorizzazioni della Camera dei Deputati non crede che esista un “fumus persecutionis” della magistratura nei confronti dell’ex governatore del Veneto Gianfranco Galan e dà il via libera all’arresto per l’inchiesta sul Mose con 16 voti. Tre soli i contrari: l’unico rappresentate di Fi, Ncd e il socialista Di Lello che in «zona cesarini» ha tentato di far rinviare l’intero fascicolo alla magistratura di Venezia perché si esprima sulla norma prevista dal recente decreto Orlando che esclude l’arresto in caso di previsione di condanne fino a 3 anni. In molti hanno sostenuto che tra sconti, benefici e altro Galan, che ora rischia 5 anni, potrebbe scendere sotto quella fatidica soglia. La replica è stata immediata: al momento della richiesta non era stato varato il Dl. Controreplica: tutti potranno usufruire di quella norma una volta approvato il decreto, meno Galan? L’ex Governatore commenta con poche righe il voto di oggi e rinvia a martedì. «Purtroppo l’esito del voto di oggi della Giunta per le Autorizzazioni a procedere era stato ampiamente annunciato. Resto fiducioso che i colleghi d’aula abbiano letto la documentazione che ho prodotto e votino secondo coscienza, personale. Io sono innocente».
L’obiettivo di Fi e dell’ala garantista è ora proprio quello di riproporre il problema Galan al vertice della Camera dopo che all’inserimento della votazione sull’arresto in Aula per il 15 si è arrivati tra non poche resistenze e contrasti. L’ipotesi che ha più credito è quella della richiesta che un gruppo di parlamentari potrebbe fare alla presidente della Camera, Laura Boldrini, proprio alla luce della norma contenuta nel decreto Orlando. Richiesta a cui si potrebbe affiancare la proposta di una nuova capigruppo o una discussione, martedì in Aula, sul calendario, con l’ipotesi di una inversione dell’ordine dei lavori. Insomma si studiano mosse e strategie, il «cavallo di Troia» per il rinvio.
L’obiettivo massimo sarebbe quello di riproporre in Aula quello che si è tentato, a vuoto, in Giunta: rimandare tutto a Venezia e «scavallare» l’estate in attesa che il Dl Orlando entri in vigore. Lo stesso relatore, Mariano Rabino, pur escludendo nella sua relazione il “fumus persecutionis” nell’inchiesta su Galan, e sottolineando che «la nuova disciplina non comporta automatismi applicabili `ipso iure´ al caso di specie», ha espresso l’idea che «sia la magistratura a valutare- in tempi ragionevolmente brevi- la conformità del provvedimento restrittivo più afflittivo con le recenti modifiche legislative dell’istituto della carcerazione preventiva, recate dal decreto in via di conversione da parte delle Camere». Un passaggio che non è passato inosservato.
L’altra ipotesi è quella che punta sul voto segreto:«In Giunta – dice il relatore Rabino- non ho sentito questa ipotesi, ma fuori dalla Giunta ho sentito che alcune forze politiche potrebbero avanzare la richiesta di voto segreto». Rabino ha rivendicato che l’esame del fascicolo è stato «molto approfondito e condotto in un clima sereno». Oggi dunque la discussione è stata spedita perché il relatore aveva anticipato il suo giudizio ai colleghi con una mail e in una intervista a La Stampa di oggi. Il Presidente della Giunta, La Russa, non ha votato ma al termine ha detto che «Il risultato non era scontato; c’è stata una grande attenzione da parte dei commissari nell’analizzare il caso. È prevalso il riconoscimento dell’assenza di “fumus persecutionis” e di conseguenza l’autorizzazione alla richiesta della magistratura.»