Musumeci, ministro delle Politiche del mare e per il Sud: l’inerzia della Ue è un aiuto ai trafficanti
Nello Musumeci, da primo ministro delle Politiche del mare e per il Sud, pensa che il governo sugli sbarchi stia violando la legge?
«Premesso che le mie competenze sono altre, non è così. Chi si trova in difficoltà in mare va sempre soccorso. Ma una nave è un pezzo di Stato. E la legge impone a quello Stato di farsi carico di chi ha soccorso».
E la solidarietà?
«Tutti dobbiamo sperare che l’Ue sappia esserlo. La sua inerzia diventa, senza volerlo, sponda per chi fa commercio di esseri umani. Il presidente Meloni si è espressa in modo così compiuto in Europa che resta poco da aggiungere».
Intanto però restano persone a bordo. Condivide lo sbarco selettivo?
«Il ministro Piantedosi in Cdm ha illustrato la linea, approvata all’unanimità. I casi umani dei fragili saranno tenuti in considerazione, ma la nave che batte bandiera tedesca ha il dovere di chiedere al governo tedesco di prendersi in carico quei migranti».
Vi accusano di calpestare diritti e umanità. Perché non farli scendere?
«Il governo ha fatto scendere donne, bimbi e malati. Sa che fine fanno molti degli irregolari? Basta guardare ai bordi di qualche strada statale con decine di ragazze sfruttate o nelle aree rurali chi è pagato 4 euro l’ora. Migliaia di minori, dopo lo sbarco, sono scomparsi. Sono “invisibili” di cui non parlano i buonisti in cerca solo dei titoli di giornali».
Sui porti ha la delega Salvini. Prevede discussioni?
«No. Le deleghe sono specifiche. Il mio ministero funziona da coordinamento e programmazione tra quei ministeri che riconducono al sistema mare. Alle Infrastrutture è in capo, dal punto di vista funzionale, la Guardia costiera».
E il progetto di Meloni di fare del Sud un hub energetico del Mediterraneo?
«Resta. E non solo. Gran parte del traffico mercantile che arriva dal Canale di Suez va verso Gibilterra, diretto al Nord Europa. Una occasione persa. Serve quindi una adeguata infrastrutturazione marittima e va fatta al Sud, perché prima della politica lo vuole la geografia».
Spesso prima è arrivata la criminalità. Come impedirlo?
«Nel Sud come ovunque, ormai, quando c’è un flusso di denaro le mafie alzano la testa. Bisogna dotarsi di anticorpi. Il pericolo criminalità non deve scoraggiare gli investimenti al Sud».
Pensa al Pnrr?
«Quelle risorse non servono per le infrastrutture strategiche, che si realizzano in 10-15 anni, con queste leggi. La scadenza del 2026 prevista dal Pnrr ne condanna gran parte a restare incomplete. FdI ha chiesto la proroga, altrimenti in economia di guerra è impossibile. A meno che non si voglia modificare il codice degli appalti».
Che intende?
«Per tre anni si potrebbe applicare al Sud il modello Genova, sotto lo stretto controllo dello Stato. Pochi obiettivi e procedure snelle».
Un commissario anche per il ponte di Messina?
«Il ponte non è un capriccio, un tir ci mette anche 3 ore a passare lo Stretto. Assurdo! Finora il centrosinistra ha perso tempo in questioni di lana caprina».
Si dice che lei potrebbe avere anche la delega sulla Protezione Civile.
«Non ne ho mai parlato col presidente Meloni».
Si occuperà degli stabilimenti balneari?
«Santanché ha chiesto di rinunciare alla delega, d’accordo con il presidente del Consiglio. Ce ne faremo carico e fra i primi temi che affronteremo ci sarà quello. Le opinioni sul tema sono divergenti, dobbiamo trovare una sintesi senza penalizzazioni o favoritismi».
Come può convivere la tutela dell’ambiente marino e paesaggistico con l’avvio di nuove trivellazioni?
«I razionamenti, già iniziati, impongono qualche sacrificio in più per superare un momento difficile. È mancata in passato la programmazione e in emergenza abbiamo il dovere di sfruttare le nostre risorse. E fin quando non avremo rinnovabili sufficienti, il fossile resterà indispensabile. Mia nonna diceva: “Non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca”. Puntiamo a “una moglie un po’ inebriata ma con una botte semipiena”».