19 Settembre 2024
POLITICA
Fonte: La Stampa
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Il capo dello Stato a Monfalcone per le celebrazioni dell’anniversario della prima guerra mondiale: «Sradicare nazionalismi aggressivi, l’Europa sia coesa»

L’Europa, unita, deve riflettere sulla «lezione storica» della Grande Guerra, sulle divisioni che, cento anni fa, portarono al primo grande conflitto bellico che in poco tempo dal continente si estese al mondo intero. E deve individuare soluzioni a cause di disagio sociale come la mancanza di lavoro tra i giovani. Solo così si potranno evitare gli errori del passato e si potrà proseguire verso un sentiero di integrazione e di pace. È l’avvertimento del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ha scelto il Friuli Venezia Giulia per commemorare il conflitto del 1914-18, al quale l’Italia prese parte solo a partire dal 1915, e soprattutto per onorare le oltre trecentomila vittime che persero la vita «in quei cento chilometri quadrati» nei pressi dell’attuale confine con Austria, Slovenia e Croazia. Proprio per questo Napolitano ha voluto pranzare con i rappresentanti di questi tre Paesi, ora membri comuni dell’Ue (a Cormons ha ospitato i presidenti sloveno e croato, ed il presidente del consiglio federale austriaco), con i quali ha poi assistito al concerto della pace al Sacrario di Redipuglia.

Il conflitto del ’14-’18, così sanguinoso, deve essere nelle intenzioni del presidente un «punto di partenza di una rinnovata riflessione e analisi critica». In particolare, «è di lì che deve venire una presa di coscienza della assoluta necessità di sradicare nazionalismi aggressivi e bellicisti, dando vita a un progetto e concreto processo di integrazione e unità dell’Europa». Sono parole che il capo dello Stato ha pronunciato al termine della visita di una mostra sulla «Grande Guerra» allestita a Monfalcone. Napolitano ha scelto la cittadina, sede degli storici cantieri navali che, come ha ricordato, sono vanto «della competitività italiana», come prima tappa della sua visita di due giorni in Friuli Venezia Giulia, la regione più orientale e mitteleuropea del Paese, e in Slovenia.

In un clima duramente segnato dalla crisi economica che colpisce la zona, il capo dello Stato è stato accolto con affetto ed entusiasmo. E dopo la mostra Napolitano ha voluto salutare la folla che lo attendeva in strada. Ha stretto mani, invitato a guardare con fiducia al futuro. Ha condiviso lo stato d’animo di un ragazzo che, tra la gente, gli chiedeva cosa fare per la mancanza di lavoro: «Se non c’è lavoro per i giovani, è finita per l’Italia», ha risposto con un chiaro cenno di incoraggiamento.

È il clima di sfiducia uno dei nemici da combattere. Così come, allo stesso modo, la coesione continentale deve rappresentare l’antidoto alle forze disgregatrici. Al concerto serale tenuto da Riccardo Muti a Redipuglia, presso il sacrario militare italiano che ospita centomila soldati italiani morti durante la prima guerra mondiale, con Napolitano prendono parte anche i rappresentanti di Austria, Croazia e Slovenia. Proprio in quest’ultimo Paese si recherà domani Napolitano che incontrerà il suo omologo Borut Pahor al confine tra Nova Goriza e Gorizia per poi raggiungere il Monte Santo.

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