22 Novembre 2024

Fonte: La Repubblica

di Alessandra Ziniti

Per la prima volta una nave italiana ha riportato in Libia migranti soccorsi nel Mediterraneo. La Asso 28, nave di supporto a una piattaforma petrolifera, è stata coinvolta nelle operazioni di soccorso di un gommone con 108 persone a bordo. Come avviene ormai da settimane, la sala operativa di Roma ha dato indicazioni di coordinarsi con la Guardia costiera libica e, prese a bordo le persone, la Asso 28 ha seguito le indicazioni e le ha sbarcate nel porto di Tripoli.
Un fatto senza precedenti in violazione della legislazione internazionale che garantisce il diritto d’asilo e che non riconosce la Libia come un porto sicuro in cui, secondo la convenzione di Ginevra, devono essere sbarcati i migranti soccorsi. Nessuno dei migranti riportati a Tripoli, infatti, ha avuto la possibilità di chiedere asilo come garantito dalla legge.
Nelle scorse settimane la portavoce del Consiglio d’Europa aveva ribadito che “nessuna nave europea può riportare migranti in Libia perché contrario ai nostri principi”. Venti giorni fa, un’altra nave di supporto a una piattaforma petrolifera, la Vos Thalassa, dopo aver soccorso dei migranti stava per consegnarli ad una motovedetta libica quando un tentativo di rivolta di alcuni dei soccorsi ha convinto il comandante ad invertire la rotta e a chiedere l’aiuto della Guardia costiera italiana che prese poi a bordo della nave Diciotti i migranti sbarcandoli a Trapani dopo l’intervento del presidente della Repubblica Mattarella.
Ieri è stata una nuova giornata di soccorsi nel Mediterraneo. Sei i gommoni avvistati dall’aereo della Ong francese Pilotes Volontaires con almeno 600 persone a bordo, 350 quelle di cui si ha notizia perché riportate in Libia dalla Guardia costiera libica ma anche dalla nave italiana.
Un episodio su cui chiede spiegazioni il deputato di Liberi e Uguali Nicola Fratoianni, in questi giorni a bordo della nave della Ong spagnola Open Arms tornata in zona Sar. “Non sappiamo ancora se questa operazione avviene su indicazione della Guardia Costiera Italiana, ma se così fosse si tratterebbe di un precedente gravissimo, un vero e proprio respingimento collettivo di cui l’Italia e il comandante della nave risponderanno davanti a un tribunale. Il diritto internazionale prevede che le persone salvate in mare debbano essere portate in un porto sicuro e quelli libici, nonostante la mistificazione della realtà da parte del governo italiano, non possono essere considerati tali”, afferma Fratoianni.

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