23 Novembre 2024

Fonte: La Stampa

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Vertice con Conte: «Basta malintesi tra ministeri». Oggi gli emendamenti grillini sul decreto sicurezza


ella Marina e della Guardia di finanza a presidio dei porti, più controlli per bloccare le partenze, dialogo con la Tunisia e dieci motovedette alla Guardia costiera libica, nonostante lo stesso Matteo Salvini abbia ammesso, due giorni fa, che la Libia non è un porto sicuro. Al termine di una giornata punteggiata di frecciate tra alleati sul tema migranti – da Salvini che definisce la collega della Difesa Elisabetta Trenta «nervosetta» a Luigi Di Maio che si ripromette, se il parigrado leghista si sente solo nella battaglia contro gli sbarchi, di «mandargli un peluche» – il Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza convocato al Viminale studia una serie di misure per inasprire ulteriormente le “regole” nei mari italiani. Un’altra stretta “cattivista” che rischia di rimandare in rotta di collisione i ministri coinvolti: e così, in serata, il premier Giuseppe Conte scrive loro una lettera con cui convoca per domani alle 19 un vertice, «diventa urgente coordinare le iniziative dei ministri competenti – scrive – anche al fine di evitare che possano ingenerarsi sovrapposizioni o malintesi». Come quelli, appunto, dei giorni scorsi.
A Salvini non basta che sia stato confiscato ieri il veliero Alex di Mediterranea, a seguito di una seconda violazione contestata, «un ingresso accidentale nelle acque territoriali», spiega la Ong, definendola «un pretesto illegittimo» (la confisca non può scattare alla prima violazione) e aver così portato la multa a 65 mila euro: la volontà della Lega è di rendere ancora più duro il testo del Decreto sicurezza bis in conversione in Parlamento, arrivando a introdurre multe fino a un milione di euro. Sperando però «che nessuno faccia scherzi»: perché sia Salvini che Di Maio temono un blitz a sorpresa nelle fila del M5S contro il testo, che da calendario doveva arrivare il 15 luglio n Aula alla Camera ma che potrebbe slittare a dopo il 20 luglio, quando si chiuderà la finestra elettorale.
L’intesa tra Lega e Movimento prevede un pacchetto di emendamenti comuni da presentare entro oggi alle 15. Alla fine, però, pare che i grillini più riottosi abbiano ottenuto la possibilità di depositare a titolo individuale alcune modifiche. E, fino a ieri sera, mentre gli emendamenti «ufficiali» sposavano la linea del rigore (confisca già alla prima violazione delle navi), quelli della minoranza contenevano proposte anti-Salvini, intese in senso letterale. Fabiana Dadone firma un emendamento che va a toccare l’articolo 1 prevedendo un «previa comunicazione al presidente del Consiglio», in modo da garantire un maggiore coinvolgimento del premier e sgonfiando i poteri del ministero dell’Interno. Carmela Grippa integra il precedente per «fare in modo che il presidente del Consiglio non sia semplicemente informato ma partecipi al processo decisionale inerente l’accesso delle navi nelle acque territoriali». Maggiore collegialità prevede anche l’emendamento di Simona Suriano, la deputata grillina che, assieme alla collega Yana Ehm, ha scatenato sospetti di sabotaggio tra i leghisti per un’altra modifica che prevederebbe di estendere a motivi di «comprovate e palesi minacce all’ordine e alla sicurezza pubblica» i casi in cui il Viminale avrebbe facoltà di intervenire con la politica dei porti chiusi.
Modifiche che non impegnano governo e maggioranza, ma danno il senso di una distanza tra Lega e la pancia dei grillini. Come dimostrato nelle ultime ore, con scambi di battute che celano a fatica il nervosismo. Alla Trenta che difende la ormai defunta missione Sophia, Salvini risponde che non la riaprirà, «mica ho scritto scemo sulla fronte»; al sottosegretario Manlio Di Stefano che lo ha definito un Higuain fuori forma, replica che «omo de panza omo de sostanza». Insiste anche contro le Ong, «la magistratura ha elementi e riferimenti precisi, dalla Libia qualcuno telefonava e diceva “ragazzi siamo in Libia, stiamo per partire”», un’accusa grave che però rifiuta di circostanziare. In ottima compagnia con Di Maio, comunque, contro le Ong: «Non sono operazioni di salvataggio» le loro, dice il grillino, ma sfide al governo. Salvini si trattiene solo nei confronti del Papa, che ieri ha celebrato una messa per i migranti ricordando a tutti che «devono essere aiutati», una responsabilità «da cui nessuno si può esimere». «Il Papa ha sempre ragione», si morde la lingua. Mentre prepara la stretta al decreto.

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