25 Novembre 2024

Fonte: La Stampa

di Amedeo La Mattina

I leader degli schieramenti corrono in regioni diverse. Da Nord a Sud, ecco i duelli imposti dal Rosatellum

Tra poco di un mese gli elettori sperimenteranno la nuova legge elettorale, il Rosatellum, un sistema misto con un terzo di collegi uninominali – passa il candidato che ha avuto un voto in più – e due terzi di proporzionale. Eppure, nonostante i proclami della vigilia, la presentazione ufficiale delle liste dimostra che nessuno dei «big» ha rischiato il confronto diretto in un collegio contro il leader di uno schieramento avversario. Nemmeno Matteo Salvini, che aveva ufficialmente lanciato il guanto di sfida a Matteo Renzi. Dunque per la prima volta dal 2001 (nel 2006 si votò con il Porcellum voluto da Berlusconi) gli italiani torneranno a votare anche nei collegi uninominali. In queste pagine raccontiamo le principali sfide. Si potranno fare al massimo due X sulla scheda: sul candidato al collegio uninominale e su una delle liste che lo appoggiano nella parte proporzionale. Ma attenzione: non è possibile scegliere un candidato all’uninominale e un partito di una coalizione diversa da quella di quel candidato, altrimenti la scheda è invalidata. Non c’è voto disgiunto e non sono previste preferenze.

La vittima di Etruria e l’ex dc. Il premier senza rivali veri
Il premier Paolo Gentiloni ha il paracadute come candidato nella lista proporzionale, ma dovrà dimostrare di avere i voti per essere eletto alla Camera nel collegio uninominale di Roma 1. Una sconfitta lo indebolirebbe per eventuali giochi post-elettorali di larghe coalizioni. Intanto Gentiloni non ha contro avversari forti. Il centrodestra gli ha contrapposto l’ex democristiano e Udc Luciano Ciocchetti, cattolico in una zona della capitale piena di confraternite e case religiose. Ma il discendente del Patto Gentiloni parte in vantaggio. Non lo impensierisce certo Filippo Miraglia di Liberi e Uguali. E neanche Angiolino Cirulli, piccolo imprenditore finito stritolato, come molti altri risparmiatori italiani, dal fallimento della Banca Etruria. Il Movimento di Luigi Di Maio vuole attirare con questo nome gli arrabbiati in generale e quelli contro tutte le banche.

Nessuno la impensierisce. Meloni punta al pieno di voti
Giorgia Meloni è in corsa per il collegio uninominale della Camera Lazio 2. Si tratta del collegio di Latina dove i Fratelli d’Italia viaggiano su percentuali a due cifre. Non la impensieriscono certo le candidature di Liberi e Uguali (Tommaso Conti), quella del Pd (Federico Fautilli) e nemmeno il grillino Leone Martellucci. Meloni nel Lazio deve fare il pieno di voti. Guida infatti la lista di Fdi nel proporzionale insieme al suo braccio destro Fabio Rampelli. Tra l’altro Rampelli, che era uno dei possibili candidati del centrodestra per la presidenza della Regione, ha scelto di candidarsi anche nel collegio uninominale di Roma Tuscolano: un collegio a rischio perché tradizionalmente non favore alla destra. Almeno fino ad oggi. Meloni inoltre è candidata come capolista nel proporzionale a Catania e a Milano. Nel Lazio Fdi mette in campo anche Rosa Sigillò, presidente del Mida precari che si è battuta contro la Buonascuola di Matteo Renzi.

Centrodestra in vantaggio. Grasso cerca il miracolo
Pietro Grasso ha il paracadute del proporzionale in diversi punti cardinali dell’Italia, quindi dovrebbe tornare a sedere su uno scranno del Senato. Ma ha voluto metterci la faccia, come si dice, in un collegio uninominale dove spera di fare il miracolo di far vincere Liberi e Uguali. Si tratta del collegio di Palermo, la sua città. Dovrà vedersela con Giulio Tantillo, capogruppo di Forza Italia al consiglio comunale del capoluogo siciliano (è subentrato a Montecitorio a Gallo Afflitto a Camere già sciolte). In città il centrodestra è forte da quando ha ritrovato l’unità alle scorse regionali. Gli darà filo da torcere anche il Movimento 5 Stelle che in città non è mai stato ai massimi livelli di percentuali, come è invece nelle altre parti dell’isola. Ma a questo giro i grillini, che schierano la poco conosciuta Steni Di Piazza, potrebbero fare il pieno di voti d’opinione nell’elettorato di protesta. Debole la candidatura del Pd Teresa Piccione.

Salvini e la guerra interna nel bacino di Fratelli d’Italia
Matteo Salvini, nonostante l’annuncio di voler sfidare Renzi «ovunque si candiderà», ha deciso di non correre in un collegio uninominale perché vuole dedicarsi in questa campagna elettorale alla sua nuova creatura politica, la Lega non più del Nord. Le sue ambizioni politiche sono di trasformare il Carroccio in un partito nazionale e il primo del centrodestra. E per farlo sarà capolista al Senato in Sicilia, Calabria, Lazio e Liguria e, ovviamente nella sua Milano, per la precisione Lombardia 4. La sua è un’operazione di espansione in un bacino elettorale che va a impattare con quello di Fratelli d’Italia, partito di destra guidato da Meloni. Una guerra fratricida dentro il centrodestra dopo che la Lega ha già mangiato molti voti a Forza Italia in giro per lo Stivale. Altrimenti non si spiegherebbe come sia possibile che Salvini sia passato dal 3% di qualche anno fa a percentuali a due cifre.

Di Maio quasi imprendibile. Sgarbi è solo un diversivo
Luigi Di Maio, candidato premier dei 5 Stelle alla Camera, si sente sicuro di vincere nel collegio uninominale di Acerra Pomigliano D’Arco. I sondaggi lo danno 14 punti avanti al suo più diretto competitore, Vittorio Sgarbi, catapultato in Campania per mettere un po’ di pepe alla campagna elettorale. Sempre secondo gli ultimi sondaggi il critico d’arte ha recuperato due punti ma rimane sempre molto indietro rispetto a Di Maio. In questo collegio la sinistra non tocca palla sia con il dem Antonio Falcone, sindaco di San Vitaliano (un paesino di 3 mila abitanti) che con Vincenza Iasevoli di Liberi e Uguali. E dire che questo collegio è stata per lunghi anni un collegio rosso, blindato, dove prima il Pci e poi i Ds eleggevano chiunque candidassero. In molte parti della Campania la sinistra ha avuto molti punti di forza elettorale, Napoli compresa. Adesso la battaglia nelle Regione è tutta giocata tra 5 Stelle che a Napoli Fuorigrotta candida Roberto Fico, e il centrodestra.

L’ex sindacalista di ferro tenta lo sgambetto a D’Alema
Sarà una sfida tutta a sinistra quella che verrà combattuta per un seggio al Senato nel collegio uninominale Nardò Gallipoli. Incroceranno le lame Massimo D’Alema che da queste parti è stato eletto in passato e Teresa Bellanova ex sindacalista e sottosegretaria al Lavoro del governo Gentiloni. Questo è un altro dei pochissimi collegi dove Liberi e Uguali potrebbe fare il colpo di eleggere uno dei suoi più importanti esponenti che sta facendo di tutto per far perdere il Pd e mandare a gambe all’aria Matteo Renzi. Non è però facile vincere contro la Bellanova, considerata un osso duro. Il problema della sottosegretaria, che ha gestito la vicenda Ilva, è che non ha tutto il Pd pugliese dalla sua parte. Non corre buon sangue infatti con il governatore della Puglia Michele Emiliano. I 5 Stelle corrono con una debole Soave Alemanno mentre potrebbe creare qualche problema il candidato del centrodestra Pierpalo Cariddi, sindaco di Otranto.

Il professore leghista No Euro “kamikaze” contro Renzi
Potrebbe essere una passeggiata la candidatura di Matteo Renzi nel collegio uninominale di Firenze. Il leader del Pd corre per quel Senato che voleva abolire con il referendum. Ha contro candidature leggere o di semplice testimonianza con un certo significato politico. In particolare quella voluta dalla Lega. Matteo Salvini ha scelto di contrapporgli il professore No Euro Alberto Bagnai. Il leader del Pd ha dichiarato proprio ieri di essere contento di questa sfida e di essere l’avversario privilegiato del Carroccio: in questo modo Renzi dice di poter dimostrare la diversità su questioni fondamentali, dall’euro ai vaccini all’immigrazione. I 5 Stelle mettono in campo Nicola Cecchi, avvocato fiorentino, vicepresidente dell’assemblea dei Toscani nel Mondo. Cecchi è stato un tesserato del Pd e un convinto sostenitore del Sì al referendum costituzionale del 4 dicembre. Liberi e Uguali immolano invece Alessia Petraglia, senatrice di Sinistra italiana.

Minniti in fuga dalla Calabria per un collegio (quasi) sicuro
Il ministro dell’Interno Marco Minniti, simbolo delle politiche dei governi Renzi e Gentiloni sull’immigrazione, è candidato alla Camera nel collegio uninominale di Pesaro. Collegio blindato in una delle regioni rosse, nella città del sindaco Matteo Ricci, vicepresidente del Pd e renziano di ferro. Minniti ha preferito evitare di candidarsi nella sua città, Reggio Calabria, dove avrebbe rischiato di non essere eletto: è stato sconfitto infatti due volte, sia nel ’96 che nel 2001.
Nella città di Rossini certo non lo impensieriscono i suoi competitori, nonostante le divisioni a sinistra. Avrà contro la candidata di Liberi e Uguali Daniela Ciaroni, già assessora alla provincia di Pesaro e Urbino. Il nome scelto dai grillini è quello di Andrea Cecconi, ex capogruppo dei Cinque stelle a Montecitorio. Minniti è uno dei ministri più apprezzati e forti nei sondaggi che il Pd ha messo in campo per contrastare gli avversari. Non a caso viene anche schierato nel proporzionale in Veneto per fermare la forza della Lega nel Nord-Est sul campo della sicurezza e della lotta all’immigrazione clandestina. E tuttavia sarebbe forte la sua irritazione contro Renzi per l’esclusione dalle liste dem di Nicola Latorre, Enzo Amendola e Andrea Manciulli.

Un posto blindato per Padoan. L’economista anti Ue rincorre
Pier Carlo Padoan è tra quei ministri che ha deciso di correre nelle liste del Pd. È candidato alla Camera nel collegio uninominale di Siena. Una candidatura blindata che dovrebbe garantire al ministro del’Economia l’elezione a Montecitorio. A sfidarlo è il leghista Claudio Borghi, consigliere regionale, economista duro contro l’Europa e l’Euro. Matteo Salvini lo ha voluto proprio lì per segnare il massimo grado di opposizione alle politiche economiche del governo prima Renzi e poi Gentiloni. Borghi è molto battagliero, ma Padoan è sostenuto da un partito che da quelle parti ha ancora i numeri per eleggere i propri candidati. E ciò nonostante la divisione con i compagni di Liberi e Uguali che a Siena candidano una debole Fulvia Mancuso. Anche i 5 Stelle non sono competitivi con Franci Leonardo. La Toscana come l’Emilia potrebbe rimanere una delle poche roccaforti del Pd a trazione Renzi. Ma Padoan dovrà comunque replicare agli attacchi di Borghi sulle questioni economiche. Lo farà con il suo aplomb e l’ironia che lo contraddistingue, ma il professore non è certo abituato alle campagne elettorali. Soprattutto infuocate come si preannuncia questa. Salvini ha promesso a Borghi che sarà presente a Siena per dargli manforte.

La battaglia di Bonino con l’uomo del Family Day
La corsa al Senato nel collegio di Roma Gianicolense avrà un sapore accademico. A sfidare Emma Bonino, candida di + Europa e sostenuta dal Pd, sarà il docente di diritto processuale civile, Claudio Consolo sotto le bandiere dei 5 Stelle. Consolo considera la leader Radicale «una persona di altissimo spicco». Ma sui temi vuole dare battaglia perchè la Bonino, come il movimento politico da cui proviene, hanno sempre parlato di amnistia. Consolo invece propone «una soluzione extra-carceraria per un certo tipo di condannati». I 5 Stelle, che spingono su proposte meno tolleranti e senza sconti di pena per chi commette reati, hanno scelto di schierare un altro «professorone» contro i big della coalizione di centrosinistra. Infatti nel collegio Roma Torre Angela per la Camera a sfidare il presidente del Pd Matteo Orfini c’è l’economista Lorenzo Fioramonti: teorico del «No Pil», docente all’università di Pretoria, in Sudafrica. Comunque la sfida più importante è quella che dovrà ingaggiare la Bonino, candidata anche nelle liste proporzionali in altre parti del Paese, la cui lista + Europa dovrà riuscire a superare la soglia di sbarramento del 3%. A Roma Fratelli d’Italia le mette contro Federico Iadicicco, tra gli organizzatori del Family day.

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