Fonte: Corriere della Sera
Capodanno, flop annunciato. Gli chef investono nonostante i lockdown, ma aperture rinviate
La speranza per una piccola ripresa durante il periodo delle feste è diventata realtà solo per alcuni settori del commercio al dettaglio milanese. C’è invece un bilancio severo per l’effetto Covid che ha provocato la chiusura di 1.800 attività a Milano e provincia da gennaio a novembre. E dai dati di Confcommercio Milano Monza e Brianza anche le ultime settimane non hanno consentito i recuperi di un mese solitamente generoso: le perdite restano a due cifre per il settore del commercio al dettaglio che registra un calo del 20,8 per cento del giro d’affari. A fronte di un quadro estremamente critico, ci sono segnali positivi come il balzo del +58 per cento degli ordini via e-commerce rispetto al 2019, oltre a una tenuta dell’alimentare e della tecnologia per i punti vendita cittadini: tipologie di acquisto a cui sono andate molte delle risorse della tredicesima per regali hi-tech e pranzi casalinghi.
L’emergenza sanitaria, ancor prima dei consumi, ha pregiudicato i redditi e questo quadro — come ricorda l’ufficio studi di Confcommercio — ha portato a una contrazione della spesa complessiva a 2 miliardi e 716 milioni di euro con un calo di quasi 700 milioni (erano 3 miliardi e 400 milioni per le feste di un anno fa). Le conseguenze del Covid comportano crescenti difficoltà nell’occupazione — massiccio ricorso alla cassa integrazione, mancato rinnovo dei contratti a tempo determinato, drastica riduzione del reddito degli autonomi — difficoltà che hanno acuito la flessione dei consumi. Altro elemento: il raddoppio della propensione al risparmio — dall’8,3% del 2019 al 16,6% di quest’anno — vista come unico strumento di tutela. «È tempo di bilanci con una fine dell’anno molto difficile — commenta Marco Barbieri segretario generale di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza — L’emergenza sanitaria peggiora una situazione economica gravissima, in particolare per le imprese ancora in lockdown come bar e ristoranti». Ma, a sorpresa, proprio dai ristoranti arriva un segnale positivo: i locali che all’inizio dell’anno erano 4.406 crescono dell’1,7% in un anno e a novembre diventano 4.446. Una percentuale che equivale a quaranta nuovi locali già pronti con le autorizzazioni e gli allestimenti ma che attendono la zona gialla per aprire al pubblico, evitando così le spese d’esercizio che in zona rossa equivarrebbero a perdite secche.
Ristoranti, bar e agenzie di viaggio pagano il conto più salato per le restrizioni: la spesa per cene e pranzi fuori casa subiscono un crollo del – 62,6%, un dato che verrà purtroppo confermato a Capodanno con la chiusura obbligata. Per difetto le stime indicano che se Milano fosse stata «gialla» per il veglione il calo sarebbe stato fra il 30 e il 50% rispetto al 2020. Si tratta di un sos dei ristoratori condiviso dalle agenzie di viaggio e dai tour operator che hanno visto calare il giro d’affari dell’80%: dai circa 125 milioni di fatturato del 2019 a stime che non superano i 25 milioni alla fine dell’anno. Gli esercizi commerciali cittadini (dati di settembre 2020) sono 18.261 con un calo del 2,5% in un anno: significa che 450 esercizi hanno chiuso i battenti. A questo contesto va però contrapposto il segno positivo delle attività che hanno saputo resistere e in alcuni casi crescere: è il caso dell’alimentare con 915 imprese a settembre per un +5,8% complessivo rispetto a dodici mesi fa. Uno sviluppo deciso arriva — come accaduto in buona parte del Paese — dal commercio on line. Sono 1.315 le imprese registrate a Milano con un aumento numerico del 18,5%, cifre da record già in tempi normali e spinte dalle ripetute chiusure sul territorio. «In ogni caso il 2o2o si chiude con un bilancio drammatico per il nostro sistema produttivo — dice il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli — oltre all’indispensabile vaccino sanitario, c’è bisogno del vaccino economico, cioè di indennizzi adeguati al crollo dei fatturati». A doppia cifra le perdite di alcuni comparti che stanno soffrendo anche per un Natale non all’altezza delle aspettative come la cine-foto-ottica (-12,5%); i giocattoli, gli articoli sportivi e la cosmesi (-15%), fino al -22% per abbigliamento e calzature complice l’assenza dello shopping turistico. La nuova speranza per il dettaglio sono i saldi che rispetto ad altre regioni — il 2 e il 4 gennaio — in Lombardia cominceranno lunedì 7 gennaio in coincidenza con la ripresa di lavoro e scuole.<