20 Settembre 2024

Fonte: La Repubblica

Lo smart working durante l’emergenza Covid sembra aver alimentato gli stereotipi di genere. Il sondaggio della Fondazione Libellula su mille lavoratori/lavoratrici. Le donne (il 30,9%) si sono occupate soprattutto dei figli, contro l’1,4% degli uomini

La donna chiusa in casa ad occuparsi di figli e faccende. Non è una vecchia immagine sbiadita del focolare, ma quella appena restituita da un sondaggio online promosso dalla Fondazione Libellula, l’organismo fondato da Zeta Service, che riunisce un network di oltre 30 aziende italiane impegnate nella lotta alla discriminazione e alla violenza di genere. Lockdown e smart working sembrano aver fatto emergere, talvolta amplificandolo, il gap di genere esistente nelle relazioni familiari, nelle condizioni di lavoro e nei sentimenti prevalenti rispetto al futuro. Lo dimostra il sondaggio online promosso dalla Fondazione Libellula, organismo fondato da Zeta Service, che riunisce un network di oltre 30 aziende italiane impegnate nella lotta alla discriminazione e alla violenza di genere.

Lo smart working fa risparmiare 36 km al giorno
Al questionario, lanciato nella prima metà del mese di maggio, hanno risposto quasi 1.000 lavoratori e lavoratrici di qualsiasi azienda e settore, principalmente donne (82,8% contro il 17,2% di uomini), di età compresa tra i 30 e i 60 anni e circa la metà (52,4%) con figli/e. La maggioranza dei rispondenti durante la quarantena si trovava in alcune delle regioni più colpite dall’emergenza sanitaria, come Lombardia (58,2%), Emilia-Romagna (11,2%) e Piemonte (9,5%). Più della metà di chi ha partecipato al sondaggio ha un ruolo impiegatizio (53,6%), a seguire quadri (10,7%) e operai/operaie (8,0%).

Lavoro e famiglia, ritorno al passato
La quarantena sembra aver rafforzato alcuni stereotipi di genere, per esempio quello che vede le donne impegnate nella cura della casa e dei figli (30,9% le donne che dichiarano di occuparsi prevalentemente loro dei figli, solo il 1,4% degli uomini intervistati dichiara lo stesso) e gli uomini soprattutto dediti al lavoro (l’83,9% dichiara di aver trascorso il loro tempo soprattutto lavorando). Persistono inoltre stereotipi che regolano la suddivisione dei ruoli e la vita in famiglia (esempio: è meglio privilegiare e tutelare il lavoro dell’uomo; è preferibile che sia la donna che si occupi dei bambini).
Durante l’isolamento la percentuale di donne che dichiara di non aver lavorato (20,0%), cassa integrazione, attività interrotta o congedo parentale, è maggiore di quella degli uomini (9,9%). Al di fuori dell’orario lavorativo l’attività principale a cui si sono dedicate le donne sono state le faccende domestiche (47,7%, contro il 30,4% degli uomini), mentre quella degli uomini è stata l’intrattenimento come musica, film, tv, giochi e hobby personali (63,4%, contro un 35,1% delle donne). Le differenze tra i generi per queste attività aumentano sia in presenza di figli/e (faccende domestiche: 53,6% donne, 23,6% uomini) sia considerando chi vive con un/una partner (intrattenimento: 63,1% uomini, 31,3% donne).
I dati sull’organizzazione delle attività per chi vive in famiglia dimostrano che gli uomini danno la priorità al proprio lavoro più delle donne (38,3%, contro 28,3%) e che la presenza di figli/figlie modifica la priorità che le donne attribuiscono al lavoro (il dato femminile scende al 17,4%), mentre non intacca quella degli uomini (38,8%).
Ansia e paura: le emozioni in isolamentoPer le donne tra le emozioni prevalenti durante l’isolamento vi sono state ansia, tristezza, frustrazione e paura. Molti uomini affermano di aver provato invece rilassamento o di non aver provato particolari emozioni. Il 51,7% delle intervistate che vivono da sole hanno provato tristezza (contro il 23,5% degli uomini che vivono da soli) e molte segnalano la solitudine come importante causa di stress. Significativa la percentuale di uomini che non si ritengono stressati (14,9%, contro il 5,7% delle donne) e quella, tra chi vive da solo, di chi ha provato serenità (41,2%, contro il 17,2% delle donne che vivono da sole).

Stress e insonnia: gli effetti più diffusa
Tra i sintomi prevalenti provati da lavoratori e lavoratrici irritabilità, insonnia e agitazione (tutti provati in misura maggiore dalle donne). Il livello di stanchezza e carico mentale è percepito come aumentato soprattutto dalle donne.
La principale risorsa personale che le donne ritengono possa aiutarle per il futuro è il senso di responsabilità, quella degli uomini la capacità di risolvere i problemi e gestire le priorità.
Le principali azioni ritenute utili, da donne e uomini, per facilitare la ripresa in azienda: proseguimento e potenziamento dello smart working, flessibilità oraria (ritenuta importante anche per gli uomini, ascolto delle esigenze dei nuclei familiari e strumenti ad hoc per entrambi i genitori, supporto concreto alle famiglie con bambini (come baby sitter, campi estivi).

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